Missioni Consolata - Giugno 2009

MC GIUGNO 2009 61 L a crisi petrolifera scoppiata nel 1973 aveva fatto vacil- lare il modello di crescita senza limiti e messo in discussione i rapporti di forza trapaesi produttori dimaterieprime e pae- si industrializzati. I paesi più potenti, vedendo minacciata la loro posizio- ne dominante, hanno deciso di avocare a sé ogni nego- ziato sulle questioni economiche e finanziarie. Il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, governati da quegli stes- si paesi, hanno avallato la decisione. Il confronto e le decisioni sulla finanza e l’economia sono state definitivamente sottratti all’Onu e alle sue agenzie sul commercio (Unctad), il lavoro (Ilo), lo svi- luppo (Undp), l’ambiente (Unep). Il disastro in cui ci troviamo comprova che quella scel- ta non fu né efficace né lungimirante, ma proprio una congiuntura così drammatica ci impone di andare oltre le recriminazioni. È in gioco la «stabilità e l’equità» delle relazioni eco- nomiche e finanziarie internazionali, come ha ben intui- to la Commissione speciale, costituita lo scorso gennaio dal presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e presieduta dal premio Nobel Joseph Stiglitz. Il G8 rappresenta solo il 13% della popolazione mon- diale e non può decidere per tutti i popoli del pianeta. Bisogna cambiare metodo, per questo la Commissione fa riferimento al G192, vale a dire a tutti i paesi membri del- l’Onu: solo una proposta di riforma allargata e condivisa, infatti, può produrre un cambiamento reale e profondo. L aCommissione ha un programma di lavoro serrato che prevede il confronto con ilG20 e ilG8, l’interlocuzione con leprincipali istituzioni internazionali, il dialogo con il settore privato e la consultazione della società civile. Si stanno analizzando quattro grandi filoni: regole finanziarie, questioni multilaterali, questioni macroecono- miche e riforma dell’architettura finanziaria globale, al fine di sottoporre una proposta di riforma all’ high-level confe- rence che si terrà al palazzo di vetro dall’1 al 4 giugno. Lo scopo di questo processo - secondo il documento iniziale - è quello di «riportare la finanza alla sua funzio- ne originaria per sostenere l’economia reale e gestire i rischi in modo più equo; modificare i sistemi e le struttu- re di regolazione verso meno speculazione e maggiore stabilità, sostenere con la finanza gli obiettivi dell’occu- pazione dignitosa e dell’economia verde». Anche Banca Etica ha preso parte alla consultazione della società civile, a cui hanno partecipato circa cento grandi reti e organizzazioni internazionali. Il documento conclusivo di tale consultazione contie- ne, per così dire, le ricette della società civile per uscire dalla crisi; molte sono le questioni sollevate e altrettante le proposte avanzate: dall’abolizione del sistema bancario ombra, al divieto di utilizzare i derivati per beni vitali come il cibo e l’energia, dalla canalizzazione delle rimes- se degli immigrati per progetti sostenibili all’introduzio- ne di tasse globali per finanziare gli obiettivi del millen- nio. I suggerimenti di Banca Etica riguardano, in particolare, l’inclusione nella valutazione del rischio degli aspetti sociali ed ambientali (come fa la banca con il proprio modello di rating ), prevedere negli accordi di Basilea un regime spe- cifico per le imprese sociali e le cooperative, ridurre la por- tata del segreto bancario, sostenere con una normativa adatta il microcredito e la microfinanza. Non possiamo prevedere l’esito del processo in corso: navighiamo a vista in un mare in tempesta, ma l’incontro del G20 a Londra sembra andare nella giusta direzione: maggiori controlli sui mercati finanziari, un limite ai para- disi fiscali, investimenti straordinari non solo per soccor- rere le banche, ma per salvare i lavoratori e i cittadini più deboli. La stessa idea di un governo pubblico dell’eco- nomia, è rivoluzionaria dopo venticinque anni di liberi- smo selvaggio. Speriamo che il G8 che si terrà in Italia il prossimo luglio non faccia marcia indietro. C’è un altro modo di pensare, e agire Foto di gruppo al G20 di Londra.

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