Missioni Consolata - Giugno 2009

MISSIONI CONSOLATA MC GIUGNO 2009 59 A bbiamo incontrato un economista e un operaio, due persone molto diverse per estrazione sociale, pro- fessione e percorso esistenziale. Quello con D OMINGO C AVALLO ( foto a destra ) è stato un incontro con una persona di vasta cultura e preparazio- ne, un fedelissimo dell’economia neoliberista, cioè di un’economia in cui domina il mercato con le sue leggi della domanda e dell’offerta e in cui lo stato deve limi- tarsi a svolgere poche e definite funzioni, senza interfe- rire con la libera iniziativa dell’individuo.M ARCELO R UARTE ( foto in basso ), l’altra persona incontrata, è l’esatto con- trario: un lavoratore, che ha lottato contro questo siste- ma neoliberista che, prima della sua ribellione, già lo a- veva destinato alla disoccupazione o comunque ad una esistenza ai margini . P artendo dalle loro risposte e dalle loro esperienze personali abbiamo cercato di offrire spunti di rifles- sione sul modello di economia e società che è in cri- si profonda. E lo è ben da prima dello scoppio della bolla finanziaria, anche se fino a ieri la follia «era spacciata per virtù». «Un banchiere è uno che vi presta l'ombrello quando c'è il sole e lo rivuole indietro appena incomincia a pio- vere». Parafrasando questa lapidaria ma azzeccatissima definizione di Mark Twain, avremmo potuto di- re che il libero mercato e i suoi corollari (dogmi di fede, sarebbe più corretto dire) sono perfetti finché c’è espansione eco- nomica, mentre non vanno più bene quando c’è recessione.Ma la perifrasi non va bene. Perché la globalizzazione neoliberista in realtà ha funzionato sol- tanto per una piccola parte dell’umanità, checché ne dicano i commentatori dei giorna- li mainstream . «Nel capitalismo - ha scritto Frei Betto nell’Agenda Latinoamericana (1) -, l’appropriazione individuale, fami- liare e/o corporativa della ricchezza è un diritto protetto dalla legge. E l’aritmetica e il buon senso insegnano che quando uno si appropria, molti sono espropriati. L’opulenza di pochi dipende dalla povertà di molti. La sto- ria della ricchezza nel capitalismo è una sequenza di guerre, oppressioni colonialiste, saccheggi, furti, inva- sioni, annessioni, speculazioni». La crisi globale attuale non è una normale fase del ciclo economico (boom, stagnazione, recessione, ripresa). Non è uno squilibrio passeggero, ma strutturale (2). «Il fondamentalismo del credo mercantile - ha scritto Paolo Cacciari - porta all’integralismo: non solo ogni og- getto, ma anche ogni creatura della Terra e ogni singolo processo vitale deve avere un padrone, deve essere asser- vito al processo produttivo, altrimenti il processo produt- tivo si inceppa» (3). «Il nostro modello di sviluppo - scrivono Armaroli e Balzani - è fondato sulla circolarità forzata produzione- consumo: si producono merci per soddisfare bisogni, ma si producono anche bisogni per garantire la continuità della produzione delle merci. Queste devono essere rapi- damente consumate per essere sostituite» (4). Ora è tornato di moda lo stato, reclamato a gran voce. «Negli ultimi trent’anni - ha sintetizzato benissimo il so- ciologo portoghese Boaventura de Sousa Santos (5) -, si è consolidato il consenso attorno all’idea che lo stato è il problema e il mercato la so- luzione; che l’attività economica è tanto più efficiente quanto più priva di regole; che i mercati globali sono sempre preferibili al protezionismo; che nazionalizzare è anatema,mentre privatizzare e liberalizzare è la nor- ma. Intrigante è la facilità con cui (...) si passa da un’idea ad un’altra totalmente opposta. Negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una di queste trasformazioni. All’improv- viso lo stato è diventato la soluzione e il mercato il pro- blema». In verità, una delle regole auree di que- sto capitalismo senza etica è sempre stata quella di «socializzare le perdite» (dopo a- ver incamerato i profitti - magari nascon- dendoli in qualche paradiso fiscale -, a dan- no dei lavoratori, dell’ambiente e della col- lettività). I l dottor Domingo Felipe Cavallo e Marcelo Ruarte (e i lavoratori del Bauen) sono la per- sonificazione di due modi opposti di guardare all’e- conomia. Il primo vede nel sistema neoliberista l’unico dei modelli possibili; il secondo - come tanti - ha provato sulla propria pelle l’iniquità e la crudeltà dello stesso. Si è ribellato e ha tentato di percorrere nuove strade. Stra- de diverse che, dopo essere state a lungo demonizzate e ridicolizzate, l’attuale crisi globale potrebbe anche riva- lutare. «Viviamo in un sistema - scrive il Centro Nuovo model- lo di sviluppo -, che osanna la ricchezza come scopo di vita. A livello individuale le parole d’ordine sono carrie- ra, eleganza, lusso. A livello di sistema produttivo l’im- perativo è crescere, crescere, crescere. Contro ogni logica continuiamo a voler produrre di più e consumare di più. È la follia spacciata per virtù» (6). L’attuale momento storico offre l’opportunità unica per ripensare il sistema e per operare una scelta di cam- po tra consumare o essere. Pur nella consapevolezza che il pensiero unico (secondo il quale «non c’è alternativa»), veicolato dalla maggior parte dei mass-media (7), è lun- gi dall’essere defunto. Paolo Moiola Note: (1) L’ Agenda Latinoamericana 2009 di José Maria Vigil e Pedro Casaldáliga, vescovo emerito di São Félix do Araguaia (Brasile), è uscita con un titolo che fa storcere il naso (eufemismo) alle per- sone più tradizionaliste (o meno progressiste): Verso un sociali- smo nuovo. L’utopia continua . (2) Tonino Perna, A recessione estrema, rimedi radicali , settima- nale Carta, 3 aprile 2009. (3) Paolo Cacciari, Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità , Edizioni Intra Moenia 2006, pagina 62. (4) Nicola Armaroli-Vincenzo Balzani, Energia per l’astronave Terra , Zanichelli 2008, pagina 6. (5) Riportato in Adista n. 44 del 25 aprile 2009. (6) Centro Nuovo modello di sviluppo, Guida al consumo critico , Emi, Bologna 2008. (7) C’è qualcuno che non si è mai unito alla vasta platea dei can- tori del pensiero unico neoliberista e che oggi potrebbe farsi vanto delle proprie posizioni. Due nomi su tutti, uno italiano e l’altro straniero, con i loro ultimi lavori: Luciano Gallino, Con i soldi degli altri , Einaudi 2009; Ronald Dore, Finanza pigliatutto , Il Mulino 2009. Neoliberismo e pensiero unico / Riflessioni Consumare o essere? Il pensiero unico, propagandato dai media, ha magnificato il sistema neoliberista («la follia spacciata per virtù») ed affossato ogni alterna- tiva. Un sistema ingiusto e distruttivo, fondato sul libero mercato e sul consumo privato, oggi chiede aiuto allo stato. E lo ottiene...

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