Missioni Consolata - Giugno 2009
MISSIONI CONSOLATA Ai tempi di CarlosMenem, in questo paese si privatizzò di tutto. Le priva- tizzazioni sono uno strumento ade- guato? «Dipende da ciò che si privatizza. Responsabilità dello stato è di finan- ziare un sistema di salute.Poi le pre- stazioni sanitarie possono essere fornite dal pubblico o dai privati. Se lo stato proibisse di avere ospedali privati, commetterebbe un gravissi- mo errore,perché in genere questi offrono livelli di prestazioni migliori rispetto agli ospedali pubblici. La competizione tra pubblico e privato è importante. L’importante è che la popolazione abbia una copertura sanitaria. Identicamente per l’istruzione: ci sono scuole pubbliche e scuole pri- vate. Quella pubblica è finanziata dallo stato,mentre quella privata può avere dei contributi se tiene basse le rette d’ingresso». InArgentina, esiste una tradizione pubblica sia per il sistema educati- vo che per il sistema sanitario.Pec- cato che per scuole ed ospedali manchino sempre i fondi... «Perché si stanno spendendo 10 mila milioni di dollari all’anno per sussidiare il trasporto urbano, l’ener- gia, una marea di attività, indipen- dentemente dal costo di produzio- ne. Sottraendo risorse finanziarie al- la salute, all’educazione, alla sicurezza.C’è un cattivo utilizzo delle risorse pubbliche, cosa che non ac- cadde nel decennio degli anni No- vanta, quando lo stato si concentrò sui propri compiti fondamentali. All’epoca, chi fece investimenti nei trasporti, nell’elettricità, nella comu- nicazione, nel petrolio? Il settore pri- vato. Per questo venneromolti inve- stitori dall’estero. Dal 2002 non ci sono più stati in- vestimenti e lo stato ha dovuto ini- ziare a costruire centrali elettriche, a sovvenzionare le perforazioni per il gas. Intervenendo sempre inmanie- ra inefficiente ed ingiusta in settori che dovrebbero essere di compe- tenza del mercato e dell’economia privata. Se non fosse intervenuto, oggi avrebbemolte più risorse da destinare alla salute, alla sicurezza, alla giustizia». Dottor Cavallo, dal settembre 2008 paesi ultraliberisti come gli Stati U- niti e laGran Bretagna stanno inter- venendomassicciamente nell’eco- nomia. Questo è un dato di fatto in- negabile... «Sì, sta avvenendo,ma non ha niente a che vedere con un cambio di organizzazione economica,di si- stema. Semplicemente,quando c’è una recessione è ovvio che lo stato debba tentare di aumentare la do- manda effettiva attraverso l’applica- zione di politiche fiscali emonetarie». Se non si tratta di una revisione de facto del capitalismo, si tratta però di politiche keynesiane, fino a poco tempo fa neglette dallamaggioran- za degli economisti e dei governi... «Quando le politiche keynesiane sono buone? Lo sono quando, in momenti di auge,di boom, sono ri- strettivementre sono espansive in momenti di recessione. Sono politi- che compensatorie rispetto al ciclo economico. Sfortunatamente quelli che si fanno chiamare keynesiani (e che io chiamo invece statalisti-populi- sti) applicano in periodi di boom politiche espansive, accumulando debiti invece che avanzi di bilancio con quelle fiscali, e producendo in- flazione con quelle monetarie. Quando arriva la recessione, ovvero il momento in cui dovrebbero ap- plicare politiche espansive, non le possono applicare, perché non hanno più credito e non possono creare moneta per non alimentare altra inflazione. Oggi nel mondo - in Europa, Stati Uniti,Giappone,Cina, Brasile,Messi- co, Cile - è ragionevole che lo stato finanzi aumenti della spesa pubbli- ca, diminuzione delle imposte e al- lentamento delle politichemoneta- rie. Ma non da parte di quei paesi che lo hanno fatto in periodi di boom,quando le politiche avrebbe- ro dovuto essere di segno opposto. Ebbene, oggi questi paesi non pos- sono affrontare la recessione,perché non hanno credito e hanno troppa inflazione.Ad esempio,Argentina e Venezuela,per rimanere qui in Ame- rica Latina». Dottor Cavallo, non ci ha spiegato le cause che, secondo lei, hanno prodotto questa crisi... «Per le stesse ragioni per cui si so- no prodotte le crisi finanziarie.Per un eccesso di ottimi- smo, soprattutto da parte dei banchieri. Il mondo lo supererà in uno o due anni.Per l’Argentina sarà più lungo recuperare per colpa dell’attuale gover- no». Nessun potere pubblico ha controllato le banche, il sistema finanziario, gli intermedia- ri, gli speculatori... «Sì, èmancata una regolazione. Si doveva chiedere alle banche e agli intermediari finanziari di esseremol- to più conservatori di quanto non siano stati,pretendendo dai clienti maggiori garanzie, tassi più alti,pe- riodi di creditomeno lunghi. Insom- ma, esseremeno generosi.Però, in e- poche di ottimismo generalizzato, i politici non vanno a porre freni alle banche.Al contrario, le spingono. Com’è successo negli Stati Uniti: gli stessi politici che oggi criticano, ieri spingevano il sistema ad offrire più credito e condizioni più favorevoli per comprare case. Insomma, in que- sto gioco di assegnare responsabi- lità per la crisi finanziaria, c’èmoltis- sa ipocrisia». Lei cosa dice ai suoi studenti di eco- nomia? «Che studino.Che guardino alla storia e alla geografia. L’economia non si può studiare come una cosa matematica. È una materia sociale, complessa, in cui occorre guardare all’uomo nel suo contesto storico e geografico». Corsi, conferenze, libri. Significa che lei non tornerà più alla politica atti- va? «No, non vedo alcuna possibilità di tornare alla politica.Almeno per il momento». ■ ( ➠ ) MC GIUGNO 2009 53 V UOI ASCOLTARE IL REPORTAGE ? Un resoconto audio di questo incontro è disponibile sul sito www.rivistamissioniconsolata.it . La trasmissione fa parte del programma radiofonico «Cartoline dall’Altra America», trasmesso dall’emittente Radio Flash di Torino e curato da Paolo Moiola.
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