Missioni Consolata - Giugno 2009

MISSIONI CONSOLATA MC GIUGNO 2009 47 soggiorno, valido però solo fino a luglio del 2008. Il rinnovo era condizionato dal- l’avere un lavoro sicuro, regola- rizzato, che dimostrasse che l’interessata aveva un reddito compatibile per il mantenimento suo e dei figli: 10.300 euro al- l’anno, richiesto dalla legge. Come poteva, questa donna ni- geriana trovare un lavoro in bre- ve tempo con tre bimbi, due dei quali di pochi mesi? Inoltre, di lì a poco avrebbe dovuto lasciare la comunità che la ospitava. Furono momenti di desolazione per tutti. Dove e come trovare una struttura che accogliesse la fami- gliola, dal momento che era im- possibile per la donna trovare un lavoro a tempo pieno, che ren- desse diecimila euro? Dopo mol- te ricerche trovammo un’Associa- zione che se ne fece carico. Ma il calvario di Sandra non era ancora finito. Purtroppo, la solu- zione non fu ottimale per la ca- renza ed inefficienza nella ge- stione della struttura. Sorsero altre difficoltà, sì da far pensare, che la cattiva sorte per- seguitasse Sandra e i suoi piccoli. Il ritardo nel rilascio del permes- so di soggiorno della questura di Brescia, generò un errore anagra- fico nei documenti dei gemelli. Nati nel torinese, risultavano re- sidenti in Nigeria, perché la ma- dre è nigeriana e non aveva anco- ra la residenza a Brescia. Questo disguido impedì a Sandra di inse- rire i bimbi all’asilo nido munici- pale e di conseguenza di poter cercare e trovare un lavoro. L’irregolarità della sua situazione civile impediva anche all’assi- stente sociale di venirle incontro, visto che i quattro non risultava- no residenti. La situazione era veramente drammatica e Sandra era esa- sperata al punto da decidere di cercare qualcuno che portasse i bambini in Nigeria, presso la sua famiglia di origine, anche se po- verissima, affinché lei potesse trovare un lavoro che le consen- tisse di vivere e di mandare par- te dei soldi nel suo paese per il mantenimento dei figli. Cercai, senza sosta, un’altra struttura che potesse accoglierla e aiutar- la. La Caritas di Asti rispose al- l’appello, capì la gravità della si- tuazione e decise di farsene cari- co, accogliendo Sandra e i figli nella sua struttura: la sostenne e l’aiutò a risolvere i problemi bu- rocratici negli uffici dell’anagra- fe e in quelli della questura. L’Associazione Amici Missioni Consolata di Torino da alcuni an- ni devolve un’offerta all’Ufficio Pa- storale Migranti, per le donne in difficoltà; il mio pensiero corse immediatamente a Sandra, per cui presentai la sua situazione. L’Associazione accolse con entu- siasmo e con tanta sensibilità la situazione di questa ragazza e se ne fece carico. I vari interventi consentirono a Sandra di far fronte alle spese più urgenti per lei e per i bambini. Al- cuni amici di Asti, poi, riuscirono a trovarle un lavoro, come badan- te, presso una famiglia. Anche qui, però, sorse una difficoltà: i datori di lavoro non volevano re- golarizzarla. La regolarizzazione per Sandra era fondamentale, era la sola condizione posta dalla questura per poterle rinnovare il permesso di soggiorno. Un intervento della responsabi- le della Caritas sbloccò la pratica e si riuscì ad ottenere la legaliz- zazione lavorativa. Per Sandra ini- ziò una nuova vita. La nuova situazione le fece ac- cantonare il progetto di rimpa- triare i bambini. Inoltre, compre- se che non era più sola, ma aveva una rete di persone, che Sandra chiama «famiglia allargata», che si occupava di lei e dei suoi figli. La storia di Sandra è simile a quella di centinaia di donne che si presentano al nostro Centro. Quando la donna straniera non è guardata come «l’altra» o «la don- na che sbaglia», quando c’è siner- gia tra il pubblico e il privato e gli interventi di carità e di solidarietà s’intrecciano; quando sorgono persone disposte a dare voce a chi non ce l’ha, allora la speranza si riaccende e si comprende che un mondo diverso è possibile. Dio, oggi come nei tempi anti- chi, sente il grido del suo popolo oppresso e sfruttato, se ne pren- de cura: lo libera, lo guida, lo pro- tegge, lo consola e lo sostiene con la sua Provvidenza. Oggi, come ie- ri, non interviene da solo ma si af- fida a noi per continuare a com- piere le sue grandi opere nello scorrere del quotidiano. ■ Pagina accanto, suor Maresa con un gruppo di donne africane; in alto, una giovane mamma africana; a destra, colloquio presso l'Ufficio di pastorale migranti di Torino.

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