Missioni Consolata - Giugno 2009

MISSIONI CONSOLATA MC GIUGNO 2009 45 si, che offrono un’assistenza pa- storale e religiosa alle donne stra- niere, in attesa di espulsione, per- ché senza i documenti. Il Centro ha una capienza di 180 posti letto e le donne che incon- triamo ogni sabato vivono questa esperienza con sofferenza e a vol- te con disperazione; infatti, tutti i loro progetti per aiutare la fami- glia vanno in frantumi perché ven- gono rimandate a casa a mani vuote e con l’umiliazione di esse- re state vendute, comperate e scambiate come merce. La nostra presenza settimanale in questo Centro vuole donare a queste donne la possibilità di con- dividere un momento di preghie- ra e di riflessione affinché attra- verso la ricchezza della parola di Dio, forza e sorgente di ogni con- solazione, possano trovare il co- raggio di sperare e, nonostante l’umiliazione e il fallimento, aprir- si a nuove opportunità che la vita può loro offrire. La triste esperienza che hanno vissuto non può e non deve esse- re la fine, ma al contrario, deve mostrare loro che un avvenire di serenità e prosperità è ancora possibile. Il nostro impegno e servizio ci chiede di donare la vera consola- zione a quanti incontriamo nel no- stro cammino quotidiano e tocca- re, così, il cuore e la vita di tante donne e dire: “La vostra schiavitù” è finita, anche voi siete consolate dall’amore di Dio e dalla nostra solidarietà e vicinanza. ■ incontra le suore che ogni sabato visitano il Centro e che, conosciu- ta la sua storia, cercano di aiutar- la ad uscire dal giro. Viene accol- ta in una casa-famiglia e segue un programma di reintegrazione so- ciale. Quale consolazione più bel- la e più grande di quella di dare ad una giovane morta e distrutta dentro, la gioia e la voglia di vive- re e di sperare? Gloria , 22 anni appena compiuti, lavora sulla strada per pagare il grosso debito contratto con i traf- ficanti e sanzionato con i riti «voo- doo», davanti allo stregone, pri- ma di lasciare la Nigeria. Sulla strada uno dei «clienti» la vuole portare in casa, la ragazza rifiuta e l’uomo si vendica gettandola da un ponte: il suo corpo senza vita viene ritrovato il giorno dopo. No- nostante non abbia documenti at- traverso i contatti con alcune suo- re nigeriane e l’interessamento delle medesime riusciamo a con- tattare la famiglia e a comunicare la triste notizia. Per l’anziano pa- dre insieme alla grande sofferen- za è stato di grande conforto e consolazione sapere che qualcu- no si era preso cura della figlia uc- cisa e l’ha sepolta in un paesino di montagna. Jennifer , giovane donna di 27 an- ni e madre di due bambini lascia- ti in Nigeria, ha toccato profon- damente la mia vita e il mio servi- zio missionario in Italia. Viene in Italia ed è costretta a vendere il suo corpo come oggetto di piace- re diventa una fonte di guadagno per i trafficanti. Jennifer lavora in diverse città italiane e una notte, durante l’at- tesa dei clienti, lungo una delle tante strade dove sostava un’ar- ma da fuoco la colpisce; rimane in coma per diverse settimane ed al risveglio si ritrova paralizzata agli arti inferiori perché un proiettile le aveva perforato il midollo spi- nale. Durante i lunghi mesi di de- genza e di riabilitazione la visito sovente e la seguo. Jennifer chie- de di ritornare a casa per rivede- re i suoi bambini. Ritorna in Nige- ria su di una sedia a rotelle. L’anno seguente ero in Nigeria e andai a trovarla nella sua ca- panna, dove l’anziana madre l’assisteva. Non dimenticherò, la gioia, la sua sorpresa nel vedermi, ma soprattutto il sorriso carico di riconoscenza per la consolazione che la mia presenza portava in quella casa: non riusciva a crede- re che fossi proprio io! Jennifer è mancata due mesi do- po la mia visita, il giorno di Pa- squa: ha terminato di soffrire. I miei racconti potrebbero con- tinuare e disegnare gli anelli che formano la lunga catena della nuova schiavitù del 21º secolo, che imprigiona tante persone, ma che, come Missionaria della Con- solata, cerco di spezzare offren- do ad ogni donna il dono della consolazione vera, della gioia di vivere e di amare, di cantare e danzare alla vita. Termino questa condivisione accennando alle settimanali visi- te al Cpt di Ponte Galeria fatte in- sieme ad un gruppo di 15 religio- se provenienti da 13 paesi diver- Pagina accanto: suor Eugenia con le «sue» ragazze; in alto, una retata della polizia sui marciapiedi cittadini; a destra, una giovane nigeriana.

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