Missioni Consolata - Giugno 2009
MISSIONI CONSOLATA MC GIUGNO 2009 43 Nella mia preghiera personale rifletto e cerco di comprendere il valore e il senso della mia pre- senza nel quartiere - a volte fuga- ce, fragile e spesso segnata dalla stanchezza per altri impegni che mi sono affidati. Tuttavia, con grande meraviglia constato che Dio risponde alla mia preghiera attraverso le persone: ad esem- pio, quando sono più stanco, so- no accolto con maggior attenzio- ne e amicizia dalla gente; quando mi sembra di avere fatto poco, mi accorgo che le persone valorizza- no quel poco che ho donato; quando dopo essere stato lonta- no per un po’ di tempo torno la gente mi accoglie e fa festa. La mia attività nello Zambujal mi ricorda che la missione è fatta soprattutto di presenza, vicinan- za, accoglienza: sì, ci vogliono an- che le opere, ma si realizza so- prattutto attraverso la condivisio- ne della vita che vale molto di più di tanti progetti. Il missionario la- scia la sua terra di origine e va in- contro alle persone: questo dà va- lore alla sua presenza là dove è stato inviato. In diversi momenti della mia vi- ta ho notato come sia importante prendere e sostenere delle inizia- tive insieme alla comunità, viven- do profondamente lo spirito di fa- miglia. Questo spirito unisce an- che la comunità eterogenea dello Zambujal: tutti siamo consolatori e al contempo consolati; tutti ca- techisti e catechizzati. La gioia che vedo sul volto del- le persone quando arrivo nel quartiere è una delle maggiori consolazioni che provo come mis- sionario nella periferia di Lisbona. Rispetto molto le persone anzia- ne, mi consola la fiducia che pon- gono in me quando narrano e confidano le pene e le gioie della loro vita. Gioisco e sono consolato anche dalle conversazioni in creolo, dal- la musica etnica suonata con tan- ta passione e, soprattutto, dal vi- brare all’unisono per gli eventi gioiosi e anche quelli tristi della vita. Questo intrecciarsi di gesti e parole crea un forte senso di ap- partenenza che non guarda il co- lore della pelle, ma si fonda sul ca- lore umano, che consola profon- damente tutti. Nello Zambujal la consolazione è attuale e vibrante, bisogna solo essere capaci di donarla e rice- verla con umiltà e generosità. ■ nando verso la parrocchia incon- trai tre giovani donne polacche: Eli- sabeth, Margherita ed Evelina. Era- no arrivate il giorno prima dalla Po- lonia, con il solito pulmino settimanale. Mi raccontarono di aver letto su di un giornale, in Po- lonia, del viaggio-offerta che assi- curava anche un lavoro, in Italia, il tutto per 200 euro. Una volta arri- vate a destinazione, però, vennero «scaricate» a Castel Volturno in una casa gestita da una «mediatri- ce» del lavoro, alla quale avrebbe- ro dovuto versare un’altra somma di denaro per saldare il debito con- tratto per arrivare in Italia a inse- guire il proprio sogno. Questa è la storia del mio primo fine settimana passato per le stra- de della mia nuova missione. Ca- A rrivai a Castel Volturno il sa- bato pomeriggio e cominciai a camminare lungo la strada principale. Scorto unmercatino im- provvisato sul marciapiede della via Domitiana, mi avvicinai a quat- tro donne e altrettanti uomini, di nazionalità polacca, che vendeva- no oggetti di artigianato. Mi disse- ro che da due mesi giravano in questa zona, con la merce, ed abi- tavano nel loro piccolo furgone. Mi raccontarono come la crisi econo- mica li aveva costretti a fare que- sta vita per guadagnare qualche euro: tutti speravano di poter tor- nare al più presto in Polonia. Tor- Suor Krystyna con una famiglia polacca di Castel Volturno. ITALIA FINE SETTIMANA A CASTEL VOLTURNO Missionaria della Consolata, di origine polacca, da più di quattro anni, presta il suo servizio apostolico a Castel Volturno nella Parrocchia di Santa Maria dell’Aiuto, per gli immigrati. Qui operano i Missionari Comboniani affiancati dalle Suore Nigeriane del Sacro Cuore e alcuni laici volontari. di suor Kryst yna Jaciów, MC
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