Missioni Consolata - Giugno 2009
TAGIKISTAN 36 MC GIUGNO 2009 È ARRIVATA LA CRISI Nel 2004 il Tagikistan ha festeg- giato l’80° compleanno della capita- le Dushanbe. È una città giovane, nonmolto estesa, con ampi viali, moltissimo verde e un’invidiabile cerchia di montagne a farle da con- torno. Nonostante ciò, l’aria è densa per il fumo che sale dai roghi dei ri- fiuti non smaltiti dall’amministrazio- ne cittadina. Solo il vento e la piog- gia riescono a togliere il pesante o- dore di bruciato. Il centro ha conservato la sua im- pronta staliniana, in cui predomina il neoclassico, lo stile ufficiale negli an- ni ‘30 del secolo scorso.Ci sono i pa- lazzi governativi, l’imponente teatro dell’opera, la filarmonica, teatri di prosa, tutti quasi sempre chiusi. La fi- ne dell’Urss ha avuto una pesante ri- caduta anche sulla vita artistica e culturale della città. Inmancanza di altri luoghi d’in- trattenimento, nei giorni di festa gli abitanti si ritrovano nei parchi citta- dini. Le donne, giovani e meno gio- vani, indossano vestiti lunghi, dai colori sgargianti, con i fazzoletti a fiori calcati sulla fronte e annodati dietro la nuca; gli uomini, invece, hanno in prevalenza abiti scuri. Pas- seggiano in gruppi numerosi: ami- che, amici, intere famiglie,molti con le macchine fotografiche, e si conce- dono qualche ora di distensione. Facce sorridenti:Dushanbe la dome- nica ha un sapore di normalità. Ben diverse erano le facce dei pas- seggeri, per lo più uomini, che ho vi- sto in aeroportomentrem’imbarca- vo per Mosca.Consegnavano i baga- gli al check in e poi, con fare incerto come di chi non sa dove andare, fini- vano per accalcarsi davanti alla stret- toia del controllo passaporti. Mentre aspettavo il mio turno, un ragazzomi ha superato ed è andato a occupare un passaggio che dove- va rimanere libero.Quandomi sono rivolta a lui per avvertirlo, ho visto i suoi occhi smarriti, la sua espressio- ne timida e ho capito: quel ragazzo non aveva mai messo piede in un aeroporto, arrivava probabilmente da qualche villaggio e andava a Mo- sca a cercar lavoro per mandare tutti i mesi un po’di soldi ai famigliari. Era lo stesso sguardo disorientato che adesso leggevo sulle facce di tanti passeggeri.Molti di loro lasciavano le loro case per cominciare un viag- gio il cui esito era incerto,ma che certamente sarebbe stato pieno di fatica e umiliazioni. Ai lavoratori stagionali in Russia spettano i mestieri più umili e duri. Ma questo è il male minore: spesso ricevono una paga molto inferiore a quella dei russi e può capitare che non la ricevano affatto, se non pos- sono far valere un regolare contrat- to; il datore di lavoro sa che, anche se insolvente, resterà impunito. La recente crisi, che ha colpito du- ramente anche la Russia, ha peggio- rato la loro condizione. I cantieri, do- ve i tagiki e altri stagionali costitui- scono tutta la bassa manovalanza, hanno cominciato a chiudere, la- sciandoli senza paga e senza impie- go. Molti saranno costretti a tornare; tra chi rimarrà la concorrenza sarà più dura e la paga scenderà ancora. Tante famiglie rischiano di perdere la loro unica fonte di reddito. È così che la crisi finanziaria sta ar- rivando anche inTagikistan, dove non ci sono né capitali, né borse. Sta arrivando veloce, a dispetto della sua lontananza e delle inaccessibili montagne. ■ Il bazar di Khujand, antica città sulla via della seta. Moschea e mausoleo di Sheikh Moslihaddin, complesso architettonico della città di Khujand.
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