Missioni Consolata - Giugno 2009

circa unmilione di tagiki lavori in questi due paesi e che le loro rimes- se alle famiglie costituiscano circa il 40%del Pil.Ciò fa sì che nel paese cir- coli parecchio denaro non prodotto da attività svolte al suo interno. Girando per negozi e bazar di Du- shanbe, ho subito notato che i prez- zi dei beni, anche di prima necessità, erano del tutto sproporzionati agli stipendi medi di 30-40 euro. Si paga l’equivalente di due euro per un fa- scicoletto scolastico, un euro per un chilo di pomodori! Quando ho chie- sto il prezzo di un biglietto aereo per Mosca,mi sono sentita rispondere che era valido solo per i due-tre giorni successivi, perché la quotazio- ne era aggiornata di continuo se- condo il prezzo del carburante. La maggiore disponibilità di dena- ro nelle famiglie, grazie alle rimesse dall’estero, porta a una maggior do- manda di beni di consumo, causan- do un aumento di inflazione e im- portazioni: quasi tutte le merci, in- fatti, passano dall’Uzbekistan, che impone alte tasse doganali, a cui si aggiungono i pedaggi non ufficiali estorti dalle guardie di frontiera. Ancora una volta, il Tagikistan pa- ga il prezzo di una posizione geo- grafica infelice, che lo rende dipen- dente per la sopravvivenza da uno stato confinante. Fino a quando la si- tuazione in Afghanistan non cam- bierà e l’Uzbekistan rimarrà l’unico plausibile collegamento col mondo esterno, il Tagikistan sarà soggetto ai ricatti del vicino, che non perde oc- casione di far valere il propriomo- nopolio. È capitato che le autorità MISSIONI CONSOLATA stema sovietico sono state molto più gravi che in tutte le altre parti dell’Unione. Il Tagikistan dovette af- frontare una guerra civile che rischiò di mandarlo in frantumi, col nord pronto alla secessione e quasi im- prendibile dietro a due poderosi ba- stioni montani; il Badakhshan peri- colosamente isolato. I tagiki consi- derano unmiracolo che la loro repubblica continui a esistere. Sono passati 12 anni dalla fine del conflitto. Il Tagikistan di oggi è un paese tranquillo, dove gli orrori della guerra sembrano ormai appartene- re al passato.Nel presente, però, ri- mane tutto il resto. PAESE RICATTATO A sei anni dalla mia prima visita in questo paese i segni di unmigliora- mento delle condizioni di vita sono ancora esigui.Non credo si possa annoverare tra di essi la comparsa di una sporadica edilizia di lusso, per non parlare del gigantesco palazzo presidenziale, ufficialmente chiama- to Palazzo del Popolo, con evidenti segni di megalomania, in un’ampia area nel centro della capitale; sono, piuttosto, segni di una ricchezza proveniente dai profitti illeciti del traffico di droga, o dall’uso irrespon- sabile delle risorse nazionali. È noto che il presidente e membri della sua famiglia controllano i settori più produttivi dell’economia tagika. Per la stragrandemaggioranza de- gli abitanti l’esistenza continua a es- seremolto dura e la dieta giornaliera rimane a pane e tè.Anche se dal 2000 il Pil tagiko ha segnato una cre- scita dell’8-10% annuo, rimanemol- to inferiore agli ultimi anni sovietici. Inoltre, tale crescita,più che da un e- quilibrato sviluppo economico, è in buona partemotivata da fattori e- sterni: la ripresa,dopo la cacciata dei talebani,del traffico di droga dall’Af- ghanistan, che ha nel Tagikistan uno dei maggiori canali di esportazione, e il boomeconomico in Russia e Ka- zakistan, che ha assicuratomaggiori possibilità d’impiego ai lavoratori stagionali provenienti dalle ex re- pubbliche sovietiche.Si calcola che MC GIUGNO 2009 33 Monumento ad Abdullah Jafar Ibn Mohammad Rudaki (858-941 ca.) considerato un fondatore della letteratura classica persiana.

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