Missioni Consolata - Giugno 2009
MOZAMBICO 24 MC GIUGNO 2009 APPOGGIOUFFICIALE Il lavoro preparatorio e la speri- mentazione del nuovomodello di chiesa riceve approvazione ufficiale e appoggio del clero nella prima As- semblea nazionale pastorale,Anp (Beira, settembre 1977), che ha pro- prio il tema: «Cercare piste comuni di orientamento pastorale nelle comunità cristiane e suoi ministeri a partire dalla esperienza vissuta e condivisa, interpellati dalla forza del- lo Spirito e dai rapidi e profondi cam- biamenti in corso nel nostro paese». Le Anp sono il momento più alto di riflessione della chiesamozambica- na tutta:durante una settimana tutti i delegati delle diocesi (vescovi,pre- sbiteri e laici) si incontrano e scam- biano idee su tematiche che sono state preparate, con incontri a livello diocesano,per alcuni anni. Il tema sarà poi ripreso nella se- conda Anp a Maputo (dicembre 1991): «Consolidare la Chiesa locale». Mentre la terza e ultima Anp (Mato- la, 2005),prevederà ampi spazi all’a- nalisi e la valutazione del percorso fatto,ma anche alcune idee su come «rifondare» le Pccmnegli anni post- conflitto (la guerra civile finisce nel 1992 e questo cambia il contesto). Le tre Anp sono quindi i pilastri stessi del cammino fatto dalla Chie- sa ministeriale e sanciscono e con- fermano la scelta, anche ufficiale, in questo senso. Matheus ha 34 anni ed è com- merciante di professione: vende gal- line e capre.Nella sua comunità è a- nimatore: «Faccio la catechesi e ho anche altri incarichi».Dopo il corso di formazione di un anno a Guiúa «il servizio che svolgerò sarà quello di formatore degli altri membri della parrocchia, provenienti dalle diverse comunità, che vogliono impegnarsi. Questa è la mia vocazione, fare ger- mogliare il frutto che c’è negli altri». Anche sua moglie Cecilia ha seguito il corso: «Animavo la liturgia della gioventù, non ero catechista,men- tre ora lo sono diventata grazie al corso.Avrò il compito di animare le donne, sempre nella carità e condi- visione». I padri sono a 22 chilometri dalla comunità Santa Ana. Ecco che i laici sono chiamati a svolgere ruoli essenziali: «Quest’anno sono anche diventatoministro dell’eucaristia, e potrò quindi distribuirla». E aggiun- ge: «Con l’aiuto di Dio, vorrei annun- ciare la parola nella mia comunità, affinché tutti quelli che sono lonta- ni, riescano ad avvicinarsi a Gesù Cri- sto», ma ribadisce «desidero anche che tanti fratelli abbiano la possibi- lità di venire a Guiúa a seguire que- sto corso e imparare, perché ”la messe è tanto grande e i lavoratori sono pochi”». I LAICI «DAVVERO» PROTAGONISTI Sul vasto territorio delle parroc- chie nascono e si moltiplicano le co- ALEXANDRE RESISTE A lexandre Nova Meque è catechista della Comunità Martiri dell’Uganda a Mambone. Ha sfidato il Frelimo (partito al potere), durante la guerra civile, continuando a fare il catechista. Andato a Beira nel ’62 a studiare, nello stesso anno padreAmadio Marchiol, missio- nario della Consolata a Mambone, lo sposa. Va a scuola fino alla quarta classe, poi continua a studiare di notte per essere am- messo al liceo. Nel ’69 frequenta il catechismo, fa l’esame e poi inizia a insegnare catechesi. Dopo l’indipendenza (1975) iniziano le persecuzioni ad opera del regime. «A Mam- bone nessuno andava in chiesa,salvo io e mia moglie. Il Frelimo non voleva che la gen- te vi andasse e metteva la polizia in città per dissuadere. La chiesa in missione era chiusa e si poteva solo venire in città. PadreAmadio era a Beira a causa della guerra. Io restai solo con un altro catechista, Augusto Bandiva». A ll’inizio non c’erano ancora comunità.«Il Frelimomi chiamava in ogni momento per chiedermi perché raggruppavo la gente per fare riunioni.Minacciavano di mettermi in prigione.Ma alla fine si sono stancati,perché non abbiamomai avuto paura siamo sem- pre andati in chiesa». Nel frattempo Alexandre aveva creato altre sei comunità nella zona, in assenza del missionario. «In Machanga creammo un’altra comunità. La gente aveva paura, si an- dava in barca, non si poteva andare per strada». In quel periodoAlexandre continua ad animare la comunità, con liturgie della paro- la, giorno e notte. «Il Frelimo uccise un ragazzo dentro la chiesa, era il 1986. Alla fine della celebrazione uscirono tutti e l’esercito nascose il soldato:avevano pau- ra perché avevano ammazzato un innocente». I catechisti continuarono senza cedere alle intimidazioni. Quando il padre tornò, la chiesa era organizzata e c’erano molte comunità. di Ma.B. La storia Alexandre Nova Meque (a sinistra) con padre Amadio Marchiol.
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