Missioni Consolata - Giugno 2009
MISSIONI CONSOLATA me e non sposi...Tanto bastò - rac- conta il Massaia - e contro ogni mia aspettazione si gettò per terra,mi domandò perdono, e finì per dirmi di fare di lui ciò che Iddiomi avreb- be ispirato». La funzione, svolta con estrema semplicità sul lido di Massaua la not- te del 7 gennaio 1849, rimase inde- lebile nella mente del consacrante: «De Jacobis accettò, direi quasi, con un certo trasporto di piacere, quan- do l’episcopato si presentò a lui nu- do totalmente e spogliato persino della sua maestosa cerimonia, e si presentò nel suo vero senso di som- mo sacerdozio coronato di spine con Cristo nel Pretorio e crocifisso con lui sul Calvario». Con gli stessi argomenti Massaia riuscì a piegare padre Felicissimo Cecino da Cortemilia, suo ex-alunno e poi collaboratore, riluttante all’epi- scopato, diceva, per scarsità di scien- za. «Caromio - troncò netto il vicario apostolico dei Galla - non è tanto la sapienza quella che ci manca,ma l’umiltà e lo spirito di sacrifizio; né io, nel consacrarvi vescovo, penso coro- narvi di rose,ma di spine e crocifig- gervi con nostro Signore.Dunque lasciate ogni questione e lasciatevi guidare da me». «MI GLORIO DELLA CROCE DI CRISTO» Il Massaia ricevette molte onorifi- cenze (tutte custodite nel Museo e- tiopico «G.Massaia» di Frascati),ma la vanità non riuscì mai a sfiorarlo, come testimoniano i suoi scritti.Nel 1876, alla corte di Menelik, ricevette la croce di commendatore dell’Ordi- ne mauriziano, conferitagli dal re Vit- torio Emanuele II; dopo aver sottoli- neato che tale onorificenza non gli era dovuta e non l’aveva mai solleci- tata, concludeva: «La croce a cui io a- vevo qualche diritto, era quella del Calvario pura e netta, della quale non sono stato degno». Nel 1879 re Umberto I gli conferì la croce di grand’ufficiale dello stes- so Ordine;ma l’anno seguente, quando gli fu recata a Frascati, la ri- cusò garbatamente. Pochi giorni do- po ne rivela la ragione scrivendo a un confratello: «Il mondo cammina a gran passi verso il paganesimo, per- ciò ha creduto di vedere inme un gran viaggiatore più che unmissio- nario di Cristo... ha creduto con ciò di essermi riconoscente; e io come uomo civile debbo essere loro gra- to... ma nel tempo stesso resta inme vivissimo il dovere di far loro cono- scere la massima evangelica, perché, educato alla scuola del nostro Si- gnore Gesù Cristo e del nostro sera- fico padre san Francesco, non soglio riempirmi la pancia di vento,ma di buon pane macinato e cotto ai piedi della croce». Anche la croce pettorale gli ricor- da lo stretto legame con il mistero del Calvario e della sofferenza uni- versale, come scrive nel 1867 all’a- mico esploratore AntonioThom- pson d’Abbadie, per ringraziarlo del- la croce pettorale e relativa catena d’oro che gli aveva donato: «Senza aver l’aria di voler diminuire la rico- noscenza dovuta a sì caro amico per il regalo suddetto,mi permetta di farle osservare, che alla mia persona non era dovuta una croce d’oro,ma di ferro e di spine, perché il missio- nario deve seguitare Cristo sulla via del Calvario...Comunque, con l’oro si può comprare del grano per i nostri poveri, che non sono pochi, e sotto questo riflessomi è doppiamente cara, perché cangiato in pane, l’oro diventa pietra preziosa e vero dia- mante; sia dunque benedetto lei e la di Lei consorte; come pensano a me, Dio pensi a voi...». «OBBEDIENTE FINOALLAMORTEDICROCE» Temperamento forte e per nulla arrendevole, immerso nella solitudi- ne più totale, derivante dall’isola- mento geografico e, soprattutto, da incomprensioni e accuse da parte dei superiori di Roma, il Massaia ar- rivò a dare le dimissioni. Eppure, da quel Dio umiliato e immolato, ab- bandonato pure dal Padre, egli sep- pe trovare le espressioni più confa- centi per dialogare con i superiori (sia pure con difficoltà ma con dovu- to rispetto) e la forza di arrendersi ai loro comandi. In una lettera inviata a Pio IX , signi- ficativamente datata « In festa Exalta- tionis S.Crucis 1860 » (14 settembre), egli confessa di essere spesso tenta- to di tornarsene in convento, «persi- no di farne qualcheduna grossa» per essere «messo a riposo». E continua: «Qualche volta ai piedi del Crocifis- so, sfogando le mie malinconie, di- cevo fra me stesso: che tutto il mon- domi dimentichi e anche mi calpe- sti è poco, perché l’uomo evangelico deve urtare la corrente del mondo... Ma che Roma, la sposa vivente del Crocifisso, la nostra madre comune per cui tanto ci affatichiamo, ella ci MC GIUGNO 2009 15 Tra vari gruppi oromo l’allevamento del bestiame è la forma di vita, come ai tempi del Massaia.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=