Missioni Consolata - Maggio 2009

MC MAGGIO 2009 65 il resto con l’operazione militare chiamata «Angelo Miseri- cordioso». Portarono enorme danno al popolo serbo e alba- nese. Le vittime umane, malattie che aumentavano vertigino- samente negli ultimi 10 anni, per loro erano solo «effetti col- laterali» per portare la «democrazia», il «progresso» e la «pa- ce». In quella regione «pacifica», però, da 10 anni i serbi vi- vono nell’enclave. A lcuni paesi cristiani, fra cui anche l’Italia, hanno riconosciuto lo strappo del Kosovo. Non è possibile che i governi di quei paesi non conoscano la storia, non sappiano che la parola Metohija significa «possedimento della chiesa», non rispettino la proprietà privata, nei loro paesi intoccabile. Allora perché l’hanno fatto?Sentiremo le loromotivazioni quando sarannochiamati a ri- spondere al Tribunale internazionale per la Giustizia. L’Assemblea della Serbia oggi ha chiesto al governo di sporgere denuncia al Tribunale internazionale contro gli sta- ti che hanno riconosciuto l’indipendenza della nostra Pro- vincia Meridionale. A questo stesso Tribunale la Serbia chie- de se è conforme alle leggi internazionali la proclamazione unilaterale d’indipendenza da parte degli organi di autoge- stione locale in Kosovo. Il presidente serbo continua a ripetere che la Serbia, ri- spettando le leggi internazionali, difenderà i propri legittimi interessi davanti al Tribunale internazionale della Giustizia. Kosovo e Metohija sono parte del territorio serbo in base alla Costituzione della Repubblica Serba, la dichiarazione delle Nazioni Unite e secondo molte risoluzioni, di cui anche la 1244. Se il governo della nostra regione Trentino Alto Adige, che ha uno status speciale, decidesse una secessione, dopo un referendum in cui la maggioranza della popolazione la ap- prova, l’Italia lo permetterebbe? Chi delle due parti in con- flitto avrebbe un sostegno dall’Europa? S NE Ž ANA P ETROVI Ć gente che ci vive. Allora potremmo edificare un futuro vera- mente migliore, senza «occupatore» né «liberatore». S ono passati i tempi in cui i valori umani si difendevano usando la forza (per questo lotta, la parte civilizzata del- l’umanità), perciò l’attuale governo serbo usa esclusiva- mente mezzi diplomatici e legislativi per difendere il valore più grande dello stato serbo, che sono Kosovo e Metohija. Ma non sono passati i tempi in cui la vita umana si dedica al- la difesa dei valori più grandi, anche se molti, anzi troppi, vi- vono senza valori significativi. Ogni serbo in cui sono ancora vivi i valori degli antenati, spenderà la sua vita, le sue energie e le sue risorse fisiche, in- tellettuali e spirituali per difendere il Kosovo e farlo tornare nel grembo della Serbia. Lo faremo tornare soprattutto con l’amore. Amare il Koso- vo e tutti gli uomini di buona volontà che ci vivono. L’amore è l’arma più potente, che non uccide, al contrario, dona la vi- ta eterna. Questo vuol dire che la prima preghiera di ogni fe- dele sia dedicata al Kosovo, la prima parola che insegnerà la madre al proprio figlio, sia Kosovo, la poesia più bella del poeta sia dedicata al Kosovo, la lezione più importante a scuola sia sul Kosovo, l’obiettivo più importante del governo sia di mantenere l’integrità territoriale del nostro paese, in cui il Kosovo ha un posto particolare. L a Vecchia Serbia, di cui molti re erano santi, era uno sta- to dal quale la chiesa non era separata. Nel Medioevo, costruire le chiese e i monasteri era «l’investimento» mi- gliore per ogni famiglia benestante. Così il Kosovo, la Vecchia Serbia, fu ornata da tantissimi monasteri e chiesette. Non e- siste in Europa un territorio così piccolo con un così grande numero di templi, anche se il tempo e i nemici dei cristiani si- stematicamente li distruggevano. Cosa dobbiamo fare ancora per soddisfare le richieste dei potenti di questo mondo, per unirci con altri popoli dell’U- nione europea? Rassegnarci che tutto questo patrimonio spirituale e culturale venga perduto per sempre? Questo si aspettano da noi gli europei cristiani? «Gli stati che hanno appoggiato la spaccatura della Serbia, hanno dimostrato di non conoscere gran parte della storia del continente europeo, che è strettamente legata al cristia- nesimo. Il disinteresse per la sorte delle chiese e monasteri ortodossi in Kosovo è la loro rovina culturale. Il comporta- mento, nel caso del Kosovo, ha dimostrato che molti in Eu- ropa non vogliono proteggere la dimensione spirituale nella vita degli europei. Se questa tendenza prevale, allora l’Euro- pa sarà condannata al caos e ai conflitti» (Patriarca Alessio II in « Ortodossia », 1-15 agosto 2008, p.6). Il Kosovo non ha nessuna valenza spirituale per i potenti della terra. Essi non hanno nessun rispetto per quello che è santo ai popoli. In mezzo ai templi kosovari adesso c’è la ba- se militare Usa, che 10 anni fa bombardava quella regione e la Serbia e il Montenegro, per 78 giorni. Con le bombe all’u- ranio impoverito seminarono morte e future malattie, inqui- narono il suolo, acqua e aria, distrussero l’economia e tutto Cattedrale di Decani, la più grande chiesa medievale dei Balcani, fondata dal re Stefano De č anski nel 1330.

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