Missioni Consolata - Maggio 2009

62 MC MAGGIO 2009 trate in questa cittadina alla periferia di Pristina producono da sole emissioni 74 volte superiori a quelle ammesse dagli standard europei. Nel 2003 una grande quantità di fenolo si riversava dagli impianti della centrale nel fiume Ibar e nel- le falde acquifere della regione di Kraljevo (Serbia centro- meridionale). Le autorità serbe gridarono al sabotaggio, ma è più facile attribuire l'accaduto all'abbandono in cui versa- no strutture che dovrebbero essere già da tempo reperti di archeologia industriale. Obeliq è anche uno dei luoghi del «Ritorno»: nel 1999, quando le truppe serbe abbandonarono la regione, più di 230 mila persone si diressero in Serbia e Montenegro. Tra i profughi anche molti Rom, che fuggivano temendo ritorsio- ni da parte degli albanesi che li accusavano di sostenere i serbi. Ora trovano accoglienza al Plementina camp , proprio di fronte alla centrale. Q ui incontriamo Orest, che apre la sua casa nel cam- po agli internationals , come i locali chiamano i mem- bri delle innumerevoli agenzie governative e non go- vernative che negli anni della guerra si sono installate in Ko- sovo. Togliamo le scarpe e ci sediamo sul tappeto insieme a G li uccelli devono sempre aver avuto un significato speciale da queste parti. Il Kosovo, in serbo, è la ter- ra dei «merli neri»; mentre gli albanesi sono gli shqip- tare , «figli dell’aquila». Nei nomi propri, invece, prevalgono «alba» (Agim) e «tramonto» (Agon) . Case distrutte e altre da poco ricostruite, apparentemen- te mai abitate, si susseguono lungo la strada che dall’aero- porto porta al centro di Pristina. Poi Viale Bill Clinton, dove l’immagine del «liberatore» sulla facciata di un palazzo stile so- viet , dà il benvenuto a chi entra in città. Ai kebab-tore (negozi di kebab), c’è la fila fuori e i bar so- no pieni di giovani che sorseggiano un espresso e fumano senza fretta . Dall’alto della collina, ove si trova il quartier ge- nerale degli organi deputati al mantenimento della pace (Un- mik, Missione delle Nazioni Unite in Kosovo) e alla imple- mentazione della legge (EuLex, programma dell’Unione Eu- ropea per «portare e radicare lo stato di diritto in Kosovo) si ha una bella panoramica della città: le moschee con i minare- ti argentei, la chiesa ortodossa e il terreno ove sorgerà la nuo- va cattedrale, tutto avvolto in una luce rosata. Ma è l’inquinamento della centrale elettrica di Obeliq a rendere così belli i tramonti invernali. Le 2 ciminiere concen- Battitore libero KOSOVO / 1 TRA AQUILE E MERLI NERI «Tutto quel che scopro mi aiuta a ricostruire questo grande rompicapo, il cui punto centrale è: come ha potuto l'Umanità arrivare a tale violenza fisica e simbolica nel cuore dell'Europa colta e civilizzata? Non ho risposte; sento che dovrò dedicare buona parte della mia vita a questo quesito, per capirci molto poco... Concludo dicendo che sono l'unico responsabile per qualsiasi equivoco e/o errore di interpretazione sul conflitto». Marcos Reigota L’inquinante centrale elettrica di Obeliq presso Pristina.

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