Missioni Consolata - Maggio 2009

54 MC MAGGIO 2009 tamente nel racconto delle nozze di Cana che forma co- sì un blocco con ciò che precede (e diventa anche la pre- messa di quanto segue, come vedremo). Dopo il solenne «In principio» (Gv 1,1), infatti, per tre volte segue l’espressione «il giorno dopo» (Gv 1.29.35.43) che sommati fanno tre giorni. Il racconto delle nozze di Cana che segue immediatamente comincia con l’indica- zione di tempo: «Il terzo giorno» (Gv 2,1), dando corpo co- sì a una struttura di «sei giorni». Il giorno sesto è il giorno della creazione di Adam che ora diventa il giorno dell’uo- mo nuovo, che invita non solo Israele, ma l’umanità tutta all’alleanza con Dio, simboleggiata nel racconto di Cana dalle anfore di pietra che giacciono inerti per terra (Gv 2,6) e dal vino abbondante che annuncia l’era messiani- ca già cominciata. Questo sesto giorno costituisce « il principio dei segni compiuti da Gesù» con cui «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cominciarono a credere in lui» (Gv 2,11). Con tale schema letterario temporale, en- tro i confini di una settimana, l’autore ci dice che Gesù è il «nuovo creatore» di una nuova umanità: il Regno di Dio. U LTIMA SETTIMANA : IL S ERVO PASQUALE Se la prima settimana della vita pubblica di Gesù è la «settimana della creazione» che ritrova il suo senso nel Lògos incarnato, l’ultima settimana (Gv 12,1), quella che precede la morte, è dentro un contesto pasquale e l’insi- stenza con cui l’evangelista annota questa dimensione, è indice dell’importanza che egli stesso vi annette: «Era vi- cina la pasqua dei giudei» (Gv 11,55); «sei giorni prima della pasqua» (Gv 12,1); «durante la festa (di pasqua)» (Gv 12,20); «prima della festa di pasqua» (Gv 13,1). Nell’ultima settimana ha luogo la lavanda dei piedi che per l’autore del IV vangelo è l’equivalente del racconto dell’istituzione dell’eucaristia (cf Gv 13,1-20; cf Mc 14,22- 25; Mt 26,26-29; Lc 22,15-20; 1Cor 11,23-25). L’autore mette così il servizio sullo stesso piano dell’eucaristia, ri- conoscendovi pari dignità di sacramento: Pane/Vino e Pa- rola e Servizio, che fa abbassare per amore, manifestano la vera natura di Dio e lo rendono visibile nella vita della chiesa. Anche i discorsi di addio (cf Gv 13,31-16,33) du- rante la cena pasquale avvengono nell’ultima settimana: in essi Gesù pone le condizioni e determina le coordina- te per il futuro. Chiudono l’ultima settimana: la preghiera sacerdotale di Gesù (Gv 17,1-26), cattura, processi, con- danna, morte e risurrezione (Gv 18-20). Le due settimane, poste una all’inizio della vita e l’altra alla fine, formano come due pietre miliari che servono da riferimento a chi vuole addentrarsi dentro la fitta vegeta- zione del vangelo di Giovanni. Esse costituiscono come due fari che illuminano la dimensione di «tutta» la vita di Gesù: egli è il nuovo creatore, ma è anche il redentore; è il Dio che chiama dal nulla tutte le cose, ma è anche il Dio che si annulla per essere fedele a se stesso; è onnipoten- te nella creazione ed è impotente nell’incarnazione; è il Lògos/Sapienza che modella tutte le cose ed è la carne fragile della mortalità umana; è l’eterno che regola il tem- po ed è anche ritmato dal tempo che condiziona la sua vita; egli è «in principio presso Dio», ma viene anche «tra i suoi» che lo rifiutano; è la luce che illumina il mondo, ma sta anche nelle tenebre che cercano di sopraffarlo. La prima settimana culmina nel racconto di Cana, l’ul- tima nell’«ora» della glorificazione: le due settimane si tengono insieme come l’arco di un ponte, perché Cana anticipa l’«ora della Gloria», mentre questa fa vedere, ma- nifesta l’abbondanza messianica che sgorga dalla croce con la consegna dello Spirito Santo (Gv 19,30). P OVERTÀ DI PAROLE , PIENEZZA DI PAROLA Dal punto di vista della narrazione, cioè come raccon- to che tramanda una «vicenda», il vangelo è simile a quel- li sinottici (Marco, Matteo e Luca); dopo la presentazio- ne di Giovanni Battista (Gv 1), anche il IV vangelo de- scrive prima l’attività di Gesù in Galilea e infine in Giu- dea, a Gerusalemme dove conclude con la sua morte e ri- surrezione. Esso si compone di circa 15.000 parole gre- che, di cui solo 1.100 sono parole diverse: un vocabola- rio povero, essenziale, se circa 13.900 parole si ripetono continuamente. Tale dato deve metterci in allarme, per- ché alla povertà del vocabolario materiale corrisponde un’immensa ricchezza concettuale e simbolica che trava- lica ogni singola parola per obbligarci a scendere nel pozzo profondo del significato nascosto. Mai presumere di capire Giovanni: quando abbiamo creduto di averlo capito, egli è già pronto per portarci a un altro livello, a un senso più alto. La tradizione ne ha raf- figurato l’autore con il simbolo dell’aquila, che rappre- senta il quarto vivente dell’Apocalisse (Ap 4,7), e a buon diritto, perché il IV vangelo vola ad altezze vertiginose che solo chi è equipaggiato bene può sperare di raggiungere. Le 15.000 parole di cui si compone il vangelo che can- ta il Lògos sono distribuite in 20 capitoli (il capitolo 21, l’intervista di Gesù a Pietro è un’aggiunta posteriore). Il modello narrativo ormai quasi da tutti accettato, divide questi 20 capitoli in due parti, abbastanza omogenee: - 1 a parte, cap. 1-12, detta Libro dei segni ; - 2 a parte, cap. 13-20 (+21), Libro dell’ora o della gloria . a) Il libro dei segni La prima parte si chiama « libro dei segni » perché de- scrive l’attività pubblica di Gesù che compie alcuni gesti o «segni». Bisogna fare molta attenzione nell’uso delle pa- role, perché nel IV vangelo non ricorre mai la parola «mi- racolo, d ý namis, téras », abbondanza frequente nei sinot- tici. In Gv ricorre sempre e solo il termine « s ē mèion , se- gno», che non ha nulla di eclatante o miracoloso, come lo intendiamo noi razionalisti occidentali, perché esso è soltanto un «indicatore»: un segno è qualcosa che riman- da a una realtà diversa. I «segni» che Gesù compie riman- dano tutti al pozzo profondo della sua personalità. I segni più importanti che l’evangelista registra per far- ci conoscere la persona Gesù sono i seguenti che forma- no anche uno schema di catechesi catecumenale: - 1° segno di Cana (2,1-11): le nozze (progetto per Israele); - segno dell’acqua (4,1-42): la samaritana (etica dell’incontro); - 2° segno di Cana (4,46-54 ): figlio del centurione (progetto per il mondo); - segno del liberatore (5,1-18): paralitico alla piscina (la perso- na è il valore assoluto); - segno del pane (6,1-66): moltiplicazione pani (nuova manna);

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