Missioni Consolata - Maggio 2009
MC MAGGIO 2009 53 I l racconto delle nozze di Cana è un brano chiave di tutto il vangelo perché ci offre la prospettiva da cui l’autore ci obbliga a guardare alla vita di Gesù, alle sue parole e ai «segni» che compie. Se vogliamo capire quello che l’autore intende farci capire, dobbiamo cerca- re di entrare nella sua mentalità e nel suo cuore. Troppo spesso «usiamo» il vangelo come un «prontuario» superfi- ciale o come lettura spirituale edificante, in base al prin- cipio che «tanto male non fa», perdendo così la carica e- splosiva della potenza della Parola di Dio che in quelle pagine propone un «Patto di alleanza» e offre un proget- to di vita che è «eversivo» per la logica del mondo. Per questo non si può liquidare con due battute e, a co- sto di apparire esagerati, vogliamo insistere nel leggere il racconto di Cana non come racconto autonomo, ma «dentro» la visione globale del IV vangelo. È l’unico mo- do serio che abbiamo per non fare dire al vangelo quello che vogliamo noi. Il vangelo di Giovanni è come l’oriz- zonte: più uno s’innalza più l’orizzonte si allarga. Nessu- no può imprigionare Dio in una formula o una tesi e allo stesso modo nessuno può contenere il volto di Gesù che il IV vangelo dipinge. Dobbiamo accontentarci di ap- prossimazioni, sapendo che dopo avere fatto enormi sfor- zi per dividere, comprendere e definire, il IV vangelo re- sta un «mistero» nel vero senso della parola: unmondo che sfuggendo alla curiosità ne suscita altre e più profonde. A TUTTO TONDO Non c’è che l’imbarazzo della scelta: ogni commenta- tore offre una soluzione o proposta, ma nessuna riesce ad esaurire in modo soddisfacente la pienezza che il IV van- gelo porta in sé. Ogni proposta ha un aspetto interessan- te che si adatta al vangelo, ma senza esaurirlo: il vangelo di Giovanni sfugge a ogni definizione e divisione, perché ci costringe a seguire Gesù passo dopo passo, centelli- nando un’esperienza che conduce lentamente, ma pro- gressivamente alla scoperta della sua personalità. Nessu- no può afferrare il vangelo di Giovanni illudendosi di po- terlo costringere entro categorie ristrette. Ogni parola ha sempre un duplice significato: uno im- mediato che corrisponde al senso comune che ha nel vo- cabolario; l’altro, nascosto nel ventre della parola stessa perché aspetta che il lettore, come una levatrice, ne fac- cia venire alla luce il volto nascosto nella trama silenzio- sa del suo profondo, che può manifestarsi solo se il si- gnificato segreto può risuonare nel silenzio dell’ascolto. Sul vangelo di Giovanni bisogna «stare» (Gv 8,31) con assiduità, coscienti di dedicargli non avanzi di tempo, ma di perdere il tempo migliore. Bisogna perdersi dentro le pagine, dentro le frasi e singole parole, assaporarle una dopo l’altra, sorseggiando e gustando il senso che si sve- la e che ci manifesta a noi stessi, perché solo immergen- doci dentro la Parola noi scopriamo che lui conosce quello che c’è dentro ciascuno di noi (cf Gv 2,25). L’autore del IV vangelo come un vero genio della nar- rativa non racconta una vita cronologica di Gesù, ma de- scrive dettagliatamente la prima (Gv 1,19-2,1) e l’ultima settimana (Gv 12,1) di vita pubblica. Nella mentalità o- rientale gli «estremi» (qui prima e ultima settimana) indi- cano la totalità dell’insieme che sta in mezzo, come «en- trare e uscire; cielo e terra; sedere e camminare». L’auto- re sembra dire ai suoi lettori: è inutile che vi descriva tut- ta la vita di Gesù, vi basti conoscere la prima e l’ultima settimana per avere la chiave di senso della sua vita. La prima settimana anticipa tutti i temi che verranno trattati nel resto del vangelo; mentre l’ultima settimana registra l’epilogo che si snoda come un dramma che non lascia respiro: lavanda dei piedi, discorsi di addio, tradi- menti, processi, notte, ombre della notte, morte ignomi- niosa di sangue e violenza e croce, trasformata da sup- plizio di vergogna in trono della gloria dove sta assisa la maestà di Dio. All’interno dell’ultima settimana si trova- no i capitoli 18 e 19 di Gv, che narrano la passione, mor- te e glorificazione con uno schema in 5 atti, più una pre- messa e una conclusione, per formare un dramma in 7 parti: il dramma di Dio, il dramma dell’uomo. P RIMA SETTIMANA : RITORNO AL « PRINCIPIO » La prima settimana della vita di Gesù, descritta dal IV vangelo, è un evidente richiamo alla settimana della crea- zione (Genesi cap. 1), di cui mantiene la struttura lettera- ria e la potenza dell’attacco con quell’«In principio» (Gen 1,1; Gv 1,1) che cattura testa e cuore: chiunque capisce che non si tratta di «inizio temporale», ma di un «fonda- mento» che riguarda la consistenza stessa dell’esistenza. In Genesi i sei giorni della creazione sfociano nel «set- timo», lo shabàt , il giorno riservato a Dio; nel IV vangelo, invece, l’enumerazione minuziosa, quasi contabile, dei sei giorni nei quali Gesù, come un nuovo creatore com- pie i «segni» che lo manifestano all’esterno, sfocia paca- DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (39) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (4) SEGNI E INDIZI PER IMPARARE A CREDERE
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=