Missioni Consolata - Maggio 2009

52 MC MAGGIO 2009 KENYA «Madre nostra,Maria, aiutaci a rin- graziare»... Un rosario poteva durare più di mezz’ora. Pregare in quel mo- do era un balsamo per noi.Ci ha aiu- tato tantissimo. Nei vespri serali avevamo un’occa- sione per ringraziare con il Magnifi- cat. Ringraziare! Era molto impor- tante per noi. Forse dovuto all’insi- stenza e formazione instillateci dal fondatore della nostra comunità, il ringraziamento è sempre stato par- te della nostra preghiera, anche in quei giorni difficili.Ogni giorno ave- vamomotivi per rendere grazie. La Parola di Dio ci accompagnava tutto il giorno.Ripetevamo spesso passi o versetti più familiari della Pa- rola di Dio.A volte usavamo la Bibbia che ci avevano dato.Alcuni versetti ci venivano facilmente in testa, come «venite ame voi che siete stanchi e oppressi...» e «ama i tuoi nemici e prega per coloro che ti perseguita- no». Citazioni molto significative, che ci aiutavano a illuminare, rinnovare, correggere ogni giorno la nostra re- lazione con quelli che ci stavano vici- no in quei momenti.Quando li senti- vamo pregare, anche noi pregavamo per loro. Invocavamo lo Spirito Santo perché operasse in loro. Eravamo convinte che lo Spirito fosse al lavoro, anche in quella diffi- cile situazione.Non che fosse facile. Anzi! C’eranomomenti di sconforto, come quando ci sentivamo abban- donate con la sensazione che Dio fosse lontano: «Perché non rispondi? Fai presto, aiutaci. Liberaci!». Erava- mo tentate di perdere la speranza, di cadere nella più nera disperazione. Ma poi... «Se tu non fossi qui, Signo- re, cosa sarebbe di noi? Cosa po- tremmomai fare?».Non era possibi- le dubitare. Sentivamo davvero che il Signore era lì con noi, prigioniero anche lui con noi! ESPERIENZADI PARADISO È stata molto,molto dura... tante lacrime, non solo interiori.Molte ore insonni; l’angoscia che ti prendeva dentro; essere sveglia e sentire ac- canto la sorella piangere nel sonno... ti trafigge il cuore; e pensi: «Sto già soffrendo troppo! E se anche lei pa- tisce tanto dolore, come faremo a sopravvivere?». Tale esperienza ci faceva sentire più vicine al Cristo crocifisso.Un gior- no ci siamo persino dette che dove- vamo essere grate a Dio perché ave- vamo il privilegio di condividere la passione di Cristo.Tale pensiero non veniva da ragionamento, era piutto- sto un’intuizione,ma ci fu di grande aiuto. La sofferenza di Gesù, il suo es- sere tradito, la sua debolezza, come agnello portato al macello... ci siamo sentite anche noi così: impotenti, spoglie, indifese, inermi di fronte a una realtà fuori del nostro controllo. Eravamo certe che la nostra co- munità, i parenti e tantissime perso- ne erano con noi e ci stavano soste- nendo con la preghiera.Ma in realtà eravamo sole, senza contatti, senza notizie, senza risposte alle nostre mute domande. Era un’esperienza di purificazione.Crescevamo nella fede giorno dopo giorno,ma era una fede nuda, oscura...proprio «co- me succhiare un chiodo», come usa- va dire il nostro fondatore.Ma era fe- de. Sapevamo che il Signore era lì con noi. Recitando il rosario, speri- mentavamo la presenza della nostra Madre, lì, con noi. Era un continuo scorrere di grazia.Al tempo stesso era una croce, nella sua totalità, sen- za sconti. Sentivamo entrambe che lo stare insieme era una benedizione.A un certo punto, percepimmo che stava- mo vivendo un’esperienza di para- diso: mai nella vita ci eravamo senti- te così legate da affetto, profonda comunicazione e solidarietà. Stava- mo vivendo l’una per l’altra. Non che fossimo senza problemi. In certi momenti eravamo così tese e stanche da non riuscire a sopportar- ci a vicenda.Brevi momenti dolorosi, ma lo capivamo; era normale. Si cer- cava di evitare parole inutili,pesan- ti... per non aggravare il già pesante fardello che dovevamo portare. Abbiamo imparato a condividere tutto, persino le sofferenze più se- grete. Come quando suor Maria mi vide piangere nel sonno: non aveva il coraggio di dirmelo, le sembrava troppo;ma poi decidemmo che an- che quei momenti dovevano essere condivisi, perché una sofferenza così forte che per notti e notti non ti per- mette di dormire può essere lenita solo condividendola. IL FUTURO Due ore prima di salire sull’aereo ci fu detto che eravamo libere. Fu una gioia incredibile. E ora siamo qui e ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto con la loro pre- ghiera e solidarietà, da tutti gli an- goli del mondo. Anche i nostri amici musulmani di ElWak e Mandera hanno pregato per noi dal primo giorno della no- stra prigionia.Ora ci chiamano ogni giorno, chiedendoci di ritornare. Molti di loro non riescono neanche a parlare al telefono, si mettono a piangere.Hanno fatto tanto per noi, pregando ed insistendo con gli an- ziani per la nostra liberazione. I po- veri, i malati, le madri, i vecchi... era- no tutti dalla nostra parte.Ma i po- veri non han potere né voce! Torneremo? Preghiamo e speria- mo, ma non sappiamo. Il nostro fu- turo è nelle mani di Dio! ■ Rovine della cattedrale di Mogadiscio, bruciata dal fanatismo islamico.

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