Missioni Consolata - Maggio 2009
50 MC MAGGIO 2009 KENYA re, salvaci».Ci aiutava a restar calme. Appena finito il rosario, fummo portate alle auto. La «nostra» Range Rover era pronta alla partenza. E proprio in quel momento arrivò il meccanico con una tanica da 20 litri d’acqua.Ognuno se ne prese una bottiglia, anche noi;ma il vice capo ci diede un extra, prese la nostra ta- nichetta, la riempì e ce la consegnò. Una gentilezza che apprezzammo molto. Era già buio,ma il capo decise di lasciare il gruppo con le macchine rotte e proseguire da solo con la Range Rover, con dentro noi e altri due uomini.Guidò per 20 ore di se- guito, giorno e notte. Eravamo arri- vati così a sud, da perdere la direzio- ne; dopo aver chiesto spiegazioni via cellulari, il capo fece salire un uo- mo che ci guidò verso una grande città, che immaginammo dovesse essere Mogadiscio. LA PRIGIONIA Dopo 5 giorni di terribile viaggio, eravamo finalmente in una casa. La padrona sapeva del nostro arrivo.Ci diede un vestito nuovo ciascuna, ac- qua per bere e per lavarci e unmate- rasso per dormire.Quella notte riu- scimmo a riposare. Il giorno seguente il capo stesso, con voce severa, ci ricordò che sa- remmomorte se le trattative fossero fallite. La minaccia ci lasciò di ghiac- cio. Eppure ci sentivamomolto forti. Fin dall’inizio di quella dura prova a- vevamo fatto lo stesso proposito: af- frontare con pace interiore qualsiasi cosa fosse capitata; così instauram- mo un rapporto il più positivo possi- bile con i nostri rapitori. Per grazia di Dio, non abbiamomai avuto senti- menti di rabbia, odio o avversione verso di loro. Nella città, sebbene più volte tra- sferite da un posto all’altro, fummo tenute in stanze abbastanza larghe; avevamo due materassi e due cusci- ni e qualche vestito di ricambio; là ci fecero indossare il burka e coprire i capelli. Rimanevamo chiuse nella stanza tutto il giorno; ci era permes- so di uscire solo per i bisogni fisiolo- gici. Solo nelle ultime 4 settimane ci fu consentita un’ora all’aria aperta nel sole di mezzogiorno. A parte ciò, ci trattavano sempre con rispetto e cortesia, provveden- doci cibo buono e abbondante.Un giorno uno di loro ci presentò un li- bro. «Lo conoscete? The Holy Bible!». Ci spiegò che avevano ucciso un sol- dato straniero e gli avevano trovato quella Bibbia in tasca; ora era lì per noi.Un regalo stupendo, che accet- Soldati del contingente Onu pattugliano una strada di Mogadiscio. La Bibbia donata alle suore è una copia di quelle distribuite ai soldati americani durante l’operazione Restore Hope nel 1992. Mogadiscio: soldati islamici frustano un uomo accusato di vendere marijuana nell’area sotto il loro controllo.
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