Missioni Consolata - Maggio 2009
mente ci fermammo, il capo del gruppo disse: «Ora mangiamo pastò ». Intendeva pastasciutta.Ci se- demmo al sole accanto all’auto; do- po un po’ ci portarono un grosso piatto di spaghetti, luccicanti di olio e qualcos’altro.Assaggiai. Era zuc- chero! Dopo 16 ore di viaggio e la pressione che continuava a scende- re, anche gli spaghetti allo zucchero potevano andar bene. Ma il vero problema era l’acqua. Quella disponibile l’avevano usata tutta per cuocere gli spaghetti. Ri- manemmo senza bere fino la sera del giorno seguente, quando arri- vammo a un villaggio e le auto si fer- marono accanto alla moschea, da cui la gente era appena uscita.Qual- cuno ci portò una tazza di tè: era meraviglioso; dopo 40 ore di viaggio quel tè aveva gusto di paradiso! Ve- dendo la gioia e gratitudine con cui lo avevamo bevuto, ce ne portarono un altro; poi un uomo arrivò con un piattino di riso e due cucchiai; un al- tro con un piattino di nyieri-nyieri , gustosa carne fritta nell’olio cucina- ta solo in speciali occasioni di festa. Fu poi la volta di una tanichetta d’acqua da 3 litri e una bustina di shampoo: così suor Maria poté la- varsi la ferita. Fummo portate in un luogo na- scosto, nell’alveo secco di un torren- te,dove ci avevano preparato una stuoia su cui dormire, al chiaro di lu- na. Dato che ero scalza, il vice capo mi prestò le sue scarpe per raggiun- gere lo spiazzo. Faceva freddo e ave- vo niente per coprirmi, allora lo stes- so corse al villaggio e tornò con un grande lenzuolo.Cominciammo a dormire, un sonno agitato,mentre anche i sequestratori si coricarono in circolo attorno a noi, sempre stretti ai loro fucili e lancia razzi. Erano tutti ragazzi giovani, eccetto il capo. Al mattino riprese il viaggio verso sud, su percorsi fuori pista.Dormim- mo per qualche ora e di nuovo in viaggio, finché dovettero fermarsi per problemi meccanici. Per quasi tutto il giorno rimanemmo in quel posto isolato, senza cibo e senza ac- qua. Suor Maria ebbe unmomento di panico.Dei tre litri restavano solo un paio di bicchieri d’acqua bian- chiccia e fangosa: fu la molla che fe- ce scattare le nostre paure: prigio- niere, inmano a sconosciuti, per ra- gioni ignote, in terra deserta... Riuscimmo, tuttavia, a riprendere il controllo di noi stesse.Arrivò il tra- monto e la sete divenne più soppor- tabile. Per la prima volta riuscimmo a recitare un rosario per intero. Fino a quel momento avevamo pregato sempre, in continuazione,ma solo con brevi invocazioni, come «Signo- MISSIONI CONSOLATA chiava dietro la testa: «Silenzio! Si- lenzio!». Poi caddi a terra lunga e distesa. Ero scalza. Era buio.Mi spingevano. Sentii sul collo la canna di una pisto- la, ma continuavo a gridare. In quel momento cominciai a sentire inte- riormente che non ci avrebbero uc- ciso. Volevano farci prigioniere.Cad- de a terra anche suor Maria. La colpi- rono in testa con il calcio del fucile. Cominciò a sanguinare; per fortuna la ferita era superficiale. Alcune automobili ci aspettavano. Mi gettarono di peso dentro una di esse senza complimenti: ero troppo esausta per reagire.Maria si sedette al mio fianco.Aspettammo un poco. Da quel momento cominciammo a pregare.Una preghiera continua. Si udì un’improvvisa scarica di armi da fuoco proveniente dalla città: il cuo- re ci batteva forte; qualcuno veniva a liberarci. Speranza vana. I nostri se- questratori si raggrupparono, balza- rono nelle auto e si gettarono dritti nella boscaglia. Passammo vicino a El Uach, il villaggio somalo opposto a ElWak, e continuammo per oltre un’ora, finché ci fermammo e fum- mo trasferite in una comoda Range Rover dai vetri scuri. Alcuni sequestratori si avvicinaro- no al finestrino; avevano telefonini cellulari.Uno ci mostrò una foto: «Lo conosci?». Era l’inconfondibile faccia di Bin Laden! «Sì» rispose suor Maria. Il cuore sembrava scoppiare: erava- mo proprio in «buone» mani! «Sia- mo di Al Shabaab» dissero, poi do- mandarono: «Siete musulmane o pagane?». «Siamo persone che ama- no tutti nel nome di Dio» rispose suor Maria: una risposta ispirata da Dio! Da allora non ci fecero più simili domande. CINQUEGIORNI FUORI PISTA Viaggiammo tutta la notte, fino al- le quattro del pomeriggio seguente, senza cibo né acqua.Avevo grande bisogno di zucchero o di sale per la mia pressione. Lo chiesi,ma fecero orecchie da mercante.Quando final- MC MAGGIO 2009 49 Pattugliamento di una strada di Mogadiscio da parte dei miliziani di Al Shabaab (la gioventù, in arabo): gruppo di estremisti islamici venuti alla ribalta durante i due anni di occupazione etiopica.
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