Missioni Consolata - Maggio 2009

DOSSIER 44 MC MAGGIO 2009 da parte della comunità di un terri- torio e la rivalorizzazione della sua identità culturale. Il turismo si chia- ma “comunitario”, perché la comu- nità diventa la protagonista della rea- lizzazione e della gestione dell'of- ferta turistica. La quale, pertanto, viene difesa, protetta, preservata. Il turismo, lo vedevamo ieri, può esse- re una fonte di lavoro molto impor- tante. Uno dei motivi della diffusio- ne della droga è proprio dovuto alla mancanza di possibilità lavorative o educative». A proposito della visita di ieri a Barrio Sur... Ancora una volta ab- biamo constatato che, nelle situa- zioni difficili, le donne sono quelle che lavorano di più per uscire dai problemi, per trovare soluzioni. «Sì, è un fenomeno tipico delle cri- si economiche latinoamericane degli ultimi anni. Il ruolo da protagonista assunto dalle donne nella definizio- ne, ma anche nella attuazione delle strategie di sopravvivenza e di svi- luppo. In sostanza, la crisi economi- ca in Argentina e Uruguay è anche la crisi della figura maschile. L'uomo che perde il lavoro e che non riesce ad accettare questa situazione di emarginazione. Con delle ripercus- sioni psicologiche importanti, lega- te ad un aspetto fondamentale della cultura maschile: il lavoro fa dell'uo- mo un uomo. Dopo la crisi l’uomo re- sta a casa. La donna invece, con la crisi deve darsi da fare e cercare di trovare strategie alternative per la propria famiglia. Questo fenomeno socio-culturale è molto presente co- me testimonia il fatto che nei movi- menti sociali e nelle organizzazioni comunitarie la presenza delle donne è molto forte. Mi spiegava Ivonne, la rappresentante comunitaria di Bar- rio Sur, che la difficoltà di articola- zione con le altre organizzazioni del quartiere nasce anche dalla circo- stanza che la Casa del Vecino è una organizzazione composta di don- ne». Siamo a due passi dal porto, nel- la parte vecchia della città di Mon- tevideo. Poco fa abbiamo visto passare un transatlantico, una na- ve crociera, puoi dirci la tua opi- nione su questa ambivalenza del fenomeno turistico: da una parte il turismo dei grandi numeri e dei tanti soldi, dall’altra il turismo re- sponsabile, sostenibile, comunita- rio... «L'Uruguay riceve molte navi da crociera per la sua posizione strate- gica: il porto di Montevideo è molto più vicino al mare che non il porto di Buenos Aires. Effettivamente è un tu- rismo dai grandi numeri (3.600 per- sone per barca) e un turismo che muove tanti soldi. Però, l'impatto che produce questo turismo sulla realtà economica e sulla società dell'Uru- guay è molto limitato. Il turismo pro- duce ricchezza: in molti paesi è una delle principali fonti di entrate dello stato. Tuttavia, molto raramente questo tipo di turismo produce redi- stribuzione di ricchezza. La ricchez- za si concentra infatti nelle mani di soggetti transnazionali e non ha un impatto positivo sulla qualità di vita della popolazione locale. Le crociere rientrano pienamente in questa ti- pologia. Come d’altra parte avviene per Colonia, dove il turista va e tor- na in un giorno. Colonia è una città al di là del Rio de la Plata, molto più vicina a Buenos Aires che a Montevi- deo, una città storica, una colonia portoghese, patrimonio dell'Unesco, molto carina. C'è un transito im- pressionante di turisti che, in un giorno, visitano la città e poi torna- no a Buenos Aires». Abbiamo parlato di crociere. Ab- biamo parlato di Montevideo e di Colonia. Però non abbiamo accen- nato a Punta dell’Este... «Quello di Punta dell’Este è però un turismo d'élite. Ci sono europei che fanno 13 mila Km per passare le prime due settimane di gennaio qui. È un fenomeno molto ridotto, sta- gionale, che non produce un impat- to economico positivo sulla popola- zione, che non è fonte di sviluppo e di crescita». Torniamo allora alla vostra idea di turismo. «Preso atto che l'Uruguay ha po- tenzialità turistiche inesplorate, noi vogliamo sviluppare un turismo che si avvicini alle comunità di un paese attraverso i racconti, la storia, le leg- gende, i suoni, la cultura delle perso- ne che di quelle comunità sono par- te. Tutto quello che abbiamo visto vi- sitando Barrio Sur: la musica, i colori, i suoni, le parole degli abitanti e non di persone esterne. Chi beneficia di questo approccio diverso non è sol- tanto la comunità, ma anche il visita- tore: è uno scambio, che arricchisce entrambi. Perché quando il turista tornerà a casa, si ricorderà non sol- tanto i luoghi, ma anche e soprattut- to i volti e i racconti delle persone». Il mondo sta vivendo una crisi generalizzata. Questa si sta riflet- tendo o si rifletterà su un paese co- me l’Uruguay? «Questo è un momento di crisi molto acuta. In Uruguay, essa ri- guarda soprattutto il mondo agrico- lo. Per ragioni naturali, congiuntura- li, interne, internazionali. La produ- zione agricola è distrutta, dato che non piove da diversi mesi. I prezzi dei prodotti alimentari sono saliti al- le stelle. Gli animali (l'allevamento è un settore fondamentale di questo paese) stanno morendo. Ci saranno dei costi molto alti per i produttori e la popolazione. Il problema è che l’attuale modello economico agrico- lo non prende in considerazione quelli che sono gli elementi per una crescita duratura e per una strategia di sviluppo. Ad esempio: gli elemen- ti di sostenibilità, l'impatto ambien- tale, il cambio climatico (che ormai non può essere dimenticato nelle strategie di sviluppo di un paese). Ed ancora, le risorse idriche e la loro ge- stione. La siccità non è un evento di questo anno, ma un fenomeno con cui ci si dovrà confrontare anche ne- gli anni futuri». Icei, la vostra organizzazione, la- vora anche nel campo agricolo con Donne nei campi per il progetto piante medicinali di Icei/Ceuta.

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