Missioni Consolata - Maggio 2009
DOSSIER 40 MC MAGGIO 2009 ritti umani. La sinistra non ha sa- puto rimuovere quella cultura che fa del prigioniero l’ultimo schiavo della società, dimenticandosi che anche lui è una persona». L uis è specializzato in diritti umani dei minori. Ed è durissi- mo nella sua denuncia. «In Uruguay, la povertà si concentra nei bambini. Il 50 per cento dei bambini da 0 a 5 anni nasce in luo- ghi poveri. Sono loro i più colpiti dalle conseguenze della politica di sicurezza cittadina. E nelle carceri dove sono rinchiusi sono maltrat- tati, riempiti di psicofarmaci, tor- turati». «Se un poliziotto incontra qui sotto, nel centro di Montevideo, un ragazzo con “ cara de expedientes ” - sporco o con vestiti logori, per esempio -, può portalo in carcere. Il centro è zona turistica...». Domandiamo a Luis se la gente uruguayana sostiene questo com- portamento della polizia. «Sì, lo so- stiene. Proprio per questo chiedia- mo alla sinistra che non copi le di- namiche della destra, la quale concepisce la soluzione dei con- flitti sociali attraverso una mag- giore repressione». L uis non ha risparmiato critiche al comportamento della sini- stra al governo rispetto alle problematiche delle carceri. Ma c’è anche una legge all’avanguardia, chiamata «Legge di umanizzazio- ne carceraria» ( Ley de humaniza- ción carcelaria ), approvata da que- sto governo. Essa prevede attività di lavoro ed educazione per i car- cerati con sconti di pena per chi svolge queste attività. È un modo anche per decongestionare le car- ceri, che sono sovraffollate: ci so- no luoghi di detenzione che ospi- tano 3.000 persone invece che 900 (1). La legge di umanizzazione pre- vede un sistema di premi. «Per ogni 2 giorni di lavoro e studio è un giorno in meno di carcere», spiega Luis. Ma la legge stenta a trovare applicazione, per questo Ielsur è intervenuta con una de- nuncia, suscitando un acceso di- battito. «Erano gli stessi detenuti a spingere per avere lavoro ed edu- cazione. Rompendo con la loro ri- chiesta molti pregiudizi». A nche in Uruguay sta arrivan- do la crisi globale. Chiedia- mo a Luis se essa influirà sui diritti umani. «Terribilmente», ri- sponde sicuro Luis. Che è durissi- mo contro le politiche pubbliche che mirano a salvare le banche (2) e non i settori sfavoriti, che paga- no sempre. «Perché - protesta con vigore - i delitti delle banche non sono per- seguiti come quelli dei minori? Me- diamente un delitto di un adole- scente vale 100 dollari ed è com- piuto senza armi da fuoco nell’98 per cento dei casi. Il danno com- piuto dai banchieri è molto mag- giore, perché per salvare gli istitu- ti lo stato sottrae soldi pubblici ai settori sociali. A me non interessa salvare le banche, ma la gente, le vite umane». «Se non si pensa che il problema principale è di ridistribuire la ric- chezza (che sta sempre nelle stes- se mani), il sistema rimarrà sem- pre lo stesso, i ricchi e le banche si salveranno sempre e le crisi sa- ranno pagate dai soliti». Ielsur è membro della «Rete in- ternazionale per i diritti economi- ci, sociali e culturali» ( Red interna- cional para los derechos económi- cos, sociales y culturales , Red Desc) . A dicembre 2008, Luis è an- dato a Nairobi per partecipare al convegno della Rete. Ed è rimasto impressionato dalla città kenyana e dall’enormità dei suoi problemi. «Mi sono reso conto che Nairobi ha tanti abitanti quanti l’intero Uru- guay e che un qualsiasi barrio po- vero di quella città ha 300mila abi- tanti, dove qui ne abbiamo 1.000 o 2.000». A d ogni domanda, Luis Peder- nera risponde con passione e partecipazione: si vedeche cre- de fermamente in quello che dice e che ama il proprio lavoro con Ielsur. Per concludere la nostra conversa- zione, gli chiediamo se vede una via d’uscita all’attuale crisi globale. Lui sorride. «Secondo me, la soluzione è quella comunitaria, anche se in so- cietà sempre più complesse è di- ventato molto difficile. Ma proprio in questo consiste la sfida di oggi. A meno che non si voglia vivere e morire nelle condizioni dettate da questo sistema». Un sistema nel quale le banche valgono più delle persone. ■ (1) Alla fine di marzo 2009, il collasso delle carceri uruguayane è stato confermatodal relatore Onu Manfred Nowak. (2) Il 2 aprile 2009, l’Ocse ha incluso l’Uruguay nella lista nera dei paradisi fisca- li, assieme a Costa Rica,Malesia e Filippine. Montevideo: due cartoneros con il loro carretto raccolgono rifiuti per le vie del centro.
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