Missioni Consolata - Maggio 2009

DOSSIER 38 MC MAGGIO 2009 I n Uruguay, è difficile sottrarsi al rito del «mate», l’aromatico thè del Cono Sur dell’America Latina. La «yerba mate», nome scientifico Ilex paraguaien- sis o Ilex curutibensis, è la naturale compagna della giornata di ogni uruguayano che si rispetti. Ma la stessa cosa si potrebbe dire dei paraguayani, degli argentini e dei brasiliani del sud, in quanto tutti loro ne fanno uso abbondante, a volte eccessivo. Bevanda tipica delle tribù guaranì, non appena en- trarono in contatto con gli europei, questi ne furono conquistati e, grazie all’azione dei gesuiti, trasfor- marono l’anonimo infuso di una sconosciuta etnia sudamericana in un rito suggestivo dai risvolti quasi liturgici. Si può dire che in questi paesi il mate accompagna tutte le riunioni e gli appuntamenti che si tengono lungo la giornata, dal semplice incontro tra vicini di casa, alle riunioni studentesche o di lavoro, su su fino agli incontri di governo. Resta famosa una foto del «Che», che sorseggia tranquillamente il suo mate: da buon argentino non venne mai meno alla tradizione «matera» della sua gente e sia a Cuba come sugli altopiani della Bolivia, dove concluse tra- gicamente la sua vita, portava sempre con sé tutto il necessario per prepararsi un buon mate. I brasiliani lo prendono utilizzando recipienti ( po- rongo o chimarrão ) molto capienti, mentre gli ar- gentini lo gustano con variazioni aromatiche e a volte aggiungendo dello zucchero ( mate dulce ); i pa- raguayani, invece, a causa del clima subtropicale della loro terra, lo prendono freddo e lo chiamano «tereré». Gli uruguayani, forse i più forti consumatori di mate, lo bevono amaro e caliente ( mate amargo ). Non è raro vedere gente nei parchi o più semplice- mente seduti fuori casa, che conversando amabil- mente si scambiano il recipiente contenente la be- vanda che viene succhiata dalla stessa cannuccia (in spagnolo «bombilla») di metallo che ha dei piccoli fori all’estremità in cui è immersa nella yerba mate, onde evitare di succhiare le foglie sminuzzate e to- state della profumata bevanda. Per molte famiglie povere, il mate aiuta ad atte- nuare i morsi della fame e consumato verso sera, con l’immancabile «torta frita» (una sorta di ciam- bella fatta con farina, acqua e sale, fritta nello strutto animale), si trasforma in una cena frugale che sfama intere famiglie. Q ualcuno ha detto che, se il Signore fosse nato in America Latina, certamente il mate avrebbe assunto una valenza sacramentale, tanto è il senso di condivisione della bevanda che viene be- vuta sempre comunitariamente, quasi mai da soli. Anzi, proprio il «tomar mate juntos» (prender mate insieme) è una delle caratteristiche della convivialità creola e quello che agli stranieri può in un primo momento creare qualche imbarazzo, cioè bere tutti dalla stessa cannuccia, in realtà è un gesto di estrema familiarità, come darsi un bacio. Difficile esprimere a parole le sensazioni che si provano at- traverso il senso del gusto, resta il fatto che il mate è il vero banco di prova del grado d’inculturazione raggiunta. Chi si trasferisce nei paesi del Cono Sur (per lavoro o per servizio pastorale) e fatica a condi- videre il mate con altri, avrà sempre qualche diffi- coltà nel capire mentalità e gusti della gente. Mentre coloro che, avendolo gustato e assaporato per anni, una volta rientrati nei luoghi di origine, avranno sempre bisogno di un sorso di mate per continuare a sognare quei tramonti del Rio de la Plata che solo avendo un thermos sotto il braccio, un porongo tra le mani e sorseggiando lentamente un «buen mate», si possono rivivere con immutata nostalgia. Mario Bandera come «mate» M LA BEVANDA GUARANÍ (BEVUTA ANCHE DAL «CHE») Gli uruguayani sono i più grandi consumatori di questa bevanda, inventata dagli indios guaraní e molto diffusa anche in Argentina, Brasile e Paraguay.

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