Missioni Consolata - Maggio 2009
MISSIONI CONSOLATA MC MAGGIO 2009 31 spartiti il potere tra di loro per qua- si due secoli, vennero superati, nel 1999 da una nuova formazione politica denominata «Incontro Pro- gressista», che oltre a recuperare tutte le forze del Frente amplio, seppe integrare al proprio interno anche il movimento dei tupama- ros, che accettarono di entrare nel- l’agone politico con i loro leader più rappresentativi. Il nuovo clima instauratosi favorì nel 2004 l’ele- zione di Tabaré Vázquez, primo uomo di sinistra ad accedere alla suprema carica di capo dello sta- to, ottenendo inoltre la maggio- ranza assoluta alle Camere. Sul piano interno il primo atto di Vázquez fu di avviare un piano di emergenza di due anni per rispon- dere ai bisogni alimentari, sanitari ed educativi della popolazione; in politica estera firmò un accordo con il Venezuela di Hugo Chávez in base al quale il petrolio caraibico veniva acquistato a prezzi conte- nuti, favorendo nel contempo l’e- sportazione di prodotti alimentari dall’Uruguay al Venezuela. Riallac- ciò le relazioni diplomatiche con Cuba (rotte nell’aprile 2002), men- tre con l’Argentina firmò accordi su diritti umani ed emigrazione in base ai quali i due paesi, segnati entrambi da devastanti dittature militari nel recente passato, si sa- rebbero impegnati reciprocamen- te a fornire informazioni relative ai desaparecidos delle nazioni rio- platensi, al fine di far chiarezza sui numerosi «buchi neri», che hanno costellato la loro storia. ■ dei lavoratori, tra chi accettò il difficile cammino del confronto con una classe dirigente che sempre più si avviava verso l’imposizione di una dittatura e chi invece optò per una lotta di resistenza che suscitasse un cambiamento all’interno della società uruguayana. La svolta av- venne il 22 dicembre del 1966, quando in uno scontro con la po- lizia venne ucciso un giovane studente. La reazione fu pesan- te. Manifestazioni di protesta che coinvolgevano operai e studenti si succedettero a catena e dal- l’altra parte si cominciò ad arre- stare, imprigionare e purtroppo a torturare. Fu in quel frangente che si decise di optare per una lotta armata portata avanti nella clandestinità: nacque il « Movi- miento de liberación nacional tu- pamaros » (Mlnt), che si rifaceva all’ideale rivoluzionario di Tupac Amarú, il leggendario eroe indi- geno peruviano che si era ribel- lato secoli prima allo strapotere dei conquistadores spagnoli. L’organizzazione seppe muo- versi con abilità senza compiere atti di inutile effera- tezza nei confronti dei militari. Anzi, alcuni gesti ecla- tanti come la presa della città di Pando, dove riusciro- no a tenere in scacco l’esercito per diversi giorni, il sequestro di camion di generi alimentari distribuiti al- la popolazione dei « cantegriles » (le favelas di Monte- video) e una spettacolare evasione dal carcere di mas- sima sicurezza di Punta Carretas di oltre un centinaio di tupamaros detenuti, attirarono su questo movimen- to rivoluzionario parecchie simpatie tra la popolazione uruguayana. L a conquista della scena internazionale la ottenne- ro con il sequestro di un anonimo funzionario del- l’ambasciata statunitense: Dan Mitrione, che risultò essere un istruttore di tecniche di tortura per l’esercito uruguayano al soldo della Cia. Tale fu il successo di questa azione straordinaria (raccontata magistralmen- te nel film «L’Amerikano» di Costa-Gavras, interpreta- to da Yves Montand e Renato Salvatori) che il governo dittatoriale non potè permettersi il lusso di digerire il rospo senza reagire e la reazione fu tremenda. Si co- minciò ad arrestare indiscrimina- tamente i processi divennero sempre più sommari e le torture nelle carceri, sempre più brutali. A quel punto molti abbandona- rono la lotta armata e si rifugia- rono all’estero e un’intera gene- razione di giovani prese la strada dell’esilio. Un paese che si era for- mato grazie all’apporto di emi- granti giunti da ogni parte del mondo, in pochi anni si spopolò perdendo buona parte della sua forza lavoro. Raul Sendic e i membri del di- rettivo dei tupamaros vennero quasi tutti catturati e incarcerati. Il governo dittatoriale li dichiarò: «rehenes» cioè «ostaggi», dichia- rando nel contempo che se fosse- ro state compiute in qualunque parte del paese delle azioni di ri- volta armata, i capi dell’Mlnt in «ostaggio« sarebbero stati giu- stiziati in carcere. Fu un momen- to terribile per la nazione intera, certamente gli anni più oscuri di tutta la storia dell’Uruguay. Con il ritorno alla democrazia, il neoe- letto Parlamento approvò una leg- ge di amnistia generale, grazie alla quale uscirono dal carcere tutti i prigionieri politici. Nel 1985 il movimen- to tupamaros, in un congresso a cui parteciparono i vecchi militanti e i molti simpatizzanti, ratificò il rifiu- to alla lotta armata e l’accettazione delle regole demo- cratiche della vita partitica e politica. Successivamente confluirono, come gruppo autonomo denominato « Mo- vimento de partecipacion popular », nel «Frente am- plio», ottenendo un notevole successo elettorale. Alle ultime elezioni (ottobre 2004), il politico più vo- tato in assoluto tra i deputati dell’Assemblea naziona- le, è risultato essere José Mujica, detto «El Pepe», un militante della prima ora. Mujica è stato ministro ed è un possibile candidato per la successione a Tabaré Váz- quez. Superati gli anni perversi della dittatura, avviatosi l’U- ruguay verso il pieno ristabilimento del gioco demo- cratico, i tupamaros sono diventati protagonisti a tutti gli effetti della scena politica del paese con i quali tut- te le altre formazioni partitiche, oltre ai vari soggetti istituzionali, devono dialetticamente confrontarsi. Mario Bandera Henry Engler, tupamaro, oggi apprezzato ricercatore medico in Svezia. Pagina pre- cedente: una scena tratta da L’Amerikano.
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