Missioni Consolata - Maggio 2009
DOSSIER 30 MC MAGGIO 2009 U n paese con poco meno di tre milioni di abitanti, senza risorse naturali, ma con la grande ricchez- za dell’allevamento del bestiame, era concentra- to nelle mani di pochi latifondisti agrari. Questi, a loro volta, esprimevano una classe politica che paga del- l’abbondanza del periodo delle vacche grasse, non ave- va mai investito nello sviluppo industriale del paese. Fi- no al termine della Seconda guerra mondiale e della guerra di Corea, l’Uruguay riuscì a piazzare tutta la pro- duzione di carne in campo internazionale, ma una vol- ta terminati i conflitti le nazioni europee, gli Stati Uni- ti, ecc., investirono in campo agricolo e nell’alleva- mento. Per l’Uruguay iniziò allora il periodo delle vac- che magre. Non potendo reperire valuta pregiata, ne- cessaria per far fronte al pagamento dei debiti, per l’im- possibilità di esportare i propri prodotti, il paese entrò in una crisi inflazionistica che, come un perverso gio- co del domino, si abbatté su tutti i settori del paese. La « Convención nazional de trabajadore s», l’unica centrale sindacale del paese, cercò di canalizzare la pro- testa dei lavoratori e della classe media (vera ossatura del paese) verso forme di protesta (scioperi, manife- stazioni, ecc.) contemplate negli ordinamenti costitu- zionali. Ma le condizioni di vita dei campesinos (so- prattutto dei coltivatori di canna da zucchero, i cosiddetti « cañeros » del nord del paese) si erano ridotte a li- velli tanto subumani da generare un malcontento incontenibile. Questo si concretizzò in una marcia di prote- sta che, raccogliendo migliaia di la- voratori, attraversò tutto l’Uruguay arrivando fino al palazzo legislativo di Montevideo. Questi lavoratori, sfruttati ed umiliati nella loro dignità, erano capeggiati da Raul Sendic, un procuratore legale che aveva fatto della difesa di questa povera gente la ragion d’essere della sua vita. A fronte di una palese ottusità da parte sia della classe politi- ca come di chi gestiva il pote- re economico ed agrario del paese, ci fu - quasi come conseguenza spe- culare - una spaccatura all’interno bilità di un timido ritorno alla le- galità. Nel frattempo, si moltipli- carono le manifestazioni di disob- bedienza civile, pacifiche e non- violente che offrirono al mondo intero l’immagine di un popolo che voleva riappropriarsi della sua storia. Dopo uno sciopero genera- le coraggiosamente portato avan- ti dall’intera popolazione nel gen- naio del 1984, si riannodarono i colloqui tra la giunta militare e i partiti politici e si avviò un pro- cesso di ritorno alla vita democra- tica in cui venivano coinvolti tutti coloro che nella notte buia della dittatura erano stati esclusi. Len- tamente riprese vita tutto ciò che caratterizza un moderno stato ri- spettoso della Costituzione e dei diritti dell’uomo anche se la ferita dei desaparecidos, dei torturati e degli esiliati, fu traumatica e lace- rante e resta tutt’ora aperta nel tessuto sociale del paese. Con le elezioni del 1984 i militari usciro- no di scena con l’impegno che i governi seguenti non avrebbero portato sul banco degli imputati i responsabili delle efferatezze compiute. A lle elezioni del 1989 il Fren- te amplio si affermò a Mon- tevideo, dando per la prima volta nella storia del paese un’am- ministrazione di centrosinistra ad un governo municipale. Logorati da divisioni interne e contrasse- gnati da atteggiamenti passivi ed ignavi di fronte alla dittatura, i due partiti tradizionali che si erano come «tupamaros» T DA GUERRIGLIERI A PARLAMENTARI (E MINISTRI) I tupamaros erano un’organizzazione guerrigliera. Oggi il loro partito - il «Movimento di partecipazione popolare» - è entrato in parlamento con il 30 per cento dei suffragi. E due di loro, entrambi in carcere per 13 anni durante la dittatura, sono diventati ministri nel governo di Tabaré Vázquez: José Mujica ed Eduardo Bonomi.
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