Missioni Consolata - Maggio 2009

DOSSIER 28 MC MAGGIO 2009 l’esiguità dei mezzi vincere alcune battaglie che da quel momento lo consacrarono come l’eroe dei due mondi. Le stesse «camice rosse» che i garibaldini indossarono nel periodo del nostro Risorgimento, erano confezionate con stoffa scarlatta che il governo uruguaya- no aveva regalato al nostro eroe per i servizi resi e che lui non riu- scendo a piazzare sul mercato, tra- sformò in uniforme da battaglia per la spedizione dei Mille. G razie ad un territorio molto esteso (parliamo di circa 180 milachilometri quadrati), scar- samente popolato, ben presto l’allevamento del bestiame si trasformò in fonte di ricchezza e il portodiMontevideo di- ventò lo sbocco naturale per una vasta area di territorio, che com- prendeva diversi paesi i quali tro- vavano in quel porto, marittimo e fluviale allo stesso tempo, l’approdo ideale per i loro com- merci. L’Uruguay beneficiò di que- sta situazione favorevole, soprat- tutto durante i due conflitti mon- diali, in quanto potèrifornire della carne bovina ed ovina prodotta nelle immense praterie del suo ter- ritorio parecchie nazioni impegna- te sull’una e sull’altra parte dei va- ri fronti bellici. Questa «pacchia» durò fino agli anni ’50 con la guer- ra di Corea. Le esportazioni di car- ne diedero al paese una solida ri- serva di valuta estera che permise al «pesos», la moneta nazionale di competere con il dollaro degli Usa. Purtroppo, la classe politica for- mata dai due partiti tradizionali - il «Blanco», espressione degli inte- ressi agrari, ed il «Colorado» rap- presentante della borghesia lega- ta alle attività del porto di Monte- video - non seppe reinvestire le ingenti somme a disposizione per migliorare mezzi e processi di pro- duzione, preferendo la specula- zione finanziaria e favorendo il consumo di beni voluttuari. Tutto ciò portò all’aumento dell’inflazio- ne, al crollo dell’occupazione e ad un inasprimento delle tensioni so- ciali, la recessione entrò quindi al galoppo nella realtà uruguayana scatenando forti reazioni nei set- tori più colpiti dalla crisi; sorse per- tanto a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, un vasto movi- mento di massa capeggiato dalla «Convenzione nazionale dei lavo- ratori» (Cnt), che si oppose tena- cemente alle indicazioni del «Fon- do monetario internazionale», che cominciava a dare delle direttive che avrebbero pesantemente con- Una mandria viene condotta al pa- scolo. Sotto: Giuseppe Garibaldi, per un decennio protagonista della storia uruguayana. A ll’iniziodelXIXsecolo,grazie al- l’opera di JoséGervasioArtigas e ad un gruppo di Libertado- res , risoluti, con l’aiuto dell’Inghil- terra, l’Uruguay conquistò l’indipendenza e si consolidò co- me stato sovrano a spese dei due grandi imperi coloniali concorren- ti Spagna e Portogallo, e poté af- fermarsi nel consesso delle nazio- ni in quanto la potenza coloniale inglese, che stava sostituendosi a quella spagnola, anelava avere il controllo di almeno una delle due sponde del Rio de la Plata per po- tere più facilmente controllarne i commerci sia marittimi che fluvia- li. Sulle ceneri coloniali dei paesi iberici sorsero due grandi nazioni: Brasile e Argentina, che in una cer- ta qual misura ereditarono lo stile imperiale delle rispettive potenze che le avevano generate. L’Uruguay, pur nella sua piccolez- za, riuscì a conservare l’indipendenza diventando per tut- to l’Ottocento il paese che dava ospitalità a quanti in Europa lotta- vano contro l’assolutismo regio imperante nel vecchio continente. Non è certamente un caso che schiere di carbonari italiani come di patrioti ricercati dalle polizie di mezza Europa, trovarono rifugio a Montevideo, mettendo così a di- sposizione di questa piccola Patria d’adozione il loro ardore rivolu- zionario e le ansie di libertà che si portavano dentro. Tra questi «ribelli», la figura di spicco resta Giuseppe Garibaldi (esiliato in America Latina dal 1835 al 1848), che il governo uruguaya- no del tempo, a fronte delle mi- nacce d’invasione (per non dire di annessione) delle due potenti na- zioni vicine, nominò comandante in capo della sua marina militare. Garibaldi seppe, nonostante

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