Missioni Consolata - Maggio 2009

18 MC MAGGIO 2009 AFRICA CINEMA Poi un grande ritorno: l’Etiopia, con la pellicola Teza di Haile Gérima, che si aggiudica il premio più impor- tante, l’ Etalon d’oro di Yennenga (ve- di box). Il nome di Gérima (peraltro non presente alla manifestazione in quanto non va in Burkina dall’assas- sinio di Sankara, nell’ottobre dell’87) circola già prima della premiazione. È un film che ha già fatto incetta di premi nel 2008. Premiato a Venezia con il premio speciale della giuria e l’Osella per la miglior sceneggiatura, ha poi ottenuto i cinque maggiori premi al Festival di Cartagine, altro importante appuntamento africano, e il gran premio del Festival interna- zionale di Amiens (Francia).Da fine marzo è proiettato per il grande pubblico anche in Italia. SENZAGRANDI SORPRESE Il Sudafrica arriva secondo con Nothing but the truth di John Kani e il terzo posto se lo aggiudica l’algeri- no Mascarades di Lyes Salem.Algeri- ni anche il primo e il secondo posto dei cortometraggi, selezione che ha visto ben 14 filmnordafricani sui 20 in concorso, a indicare non solo la maggiore produzione di quest’area geografica e culturale ma anche l’o- rigine di molti dei nuovi talenti del cinema africano. «Noi cineasti africani dobbiamo creare dei filmdestinati al pubblico africano, nei quali questo pubblico si riconosce, che non sia un prodotto culturale venuto dall’estero, da mol- to lontano da loro» ci dice Mwézé N- gangura, regista congolese. Vincito- re del Fespaco 1999 con Piéces d’i- dentités (Documenti d’identità), è uno dei pilastri di questo cinema, con una carriera di oltre 30 anni sul- le spalle. Molto sentito al festival il tema della pirateria che vede il diffondersi ogni anno di milioni di copie di dvd e video cd (vcd) contraffatti sul con- tinente (e non solo),mentre le sale cinematografiche stanno chiuden- do quasi ovunque. «Occorre che il cineasta africano si allinei sulla nuova distribuzione. So- no convinto che il miglior modo di apprezzare un film sia in una sala, ma se queste non esistono più, co- me in Congo (Rdc), bisogna guarda- re avanti.C’è una rete di distribuzio- ne importante come il dvd, utilizzata BURKINA FASO IL NUOVO CINEMA POPOLARE AFRO-AFRICANO B oubakar Diallo, burkinabè, giornalista, ma soprattutto sperimentatore. Fa parte di quei «giovani cineasti» che hanno inventato un nuovo tipo di cinema. Producono film amati dal loro pubblico e lo fanno a costi bassissimi, tutto in tecnologia digitale. Diallo è il direttore del celebre giornale satirico Journal du Jeudi , ( www.journaldujeudi.com ) molto seguito anche all’estero e si è inventato l’immagine del «dromedario» per eti- chettare i suoi lavori. Così la sua società di produzione è la Film du dromadaire . Coeur de lion (Cuore di leone) è costato appena 250.000 euro, contro i 3-4 milioni di un film europeo e i 500.000 euro di un film africano in 35 mm. Eppure ci hanno lavorato cir- ca 80 persone. «Scrivevo sceneggiature per registi, ma nessuno me le prendeva. Così mi sono messo a realizzare io stesso» racconta Diallo. La prima domanda che si pone è: perché non cercare altre strade di finanziamento che non siano i soldi del Nord? E se un giorno quelli decidessero di chiudere il rubinetto? «Dal 2004 ho cercato di produrre film con budget locale, partner istituzionali e società commerciali africane, dando loro in cambio visibilità». E il successo è grande: Diallo rea- lizza otto lungometraggi negli ultimi quattro anni, quando, nei casi migliori, a sud del Saha- ra si produce un film ogni 4-5 anni. «I l pubblico chiede storie - continua - ma a sua immagine e somiglianza. Così esce di casa e paga il biglietto. È grazie alla gente che Film du dromadaire sta realizzando co- sì tanto». Sulla stessa scia anche per Le fauteuil (La poltrona) del collega burkinabè Missa Hébiè, che dipinge, in maniera realistica e ironica, la vita, il lavoro e la corruzione quotidiana dei fun- zionari nella capitale. Piccolo di statura, occhi vispissimi e spirito commerciale. Una delle idee vincenti di Dial- lo è il partenariato con laTelevisione nazionale.Questa trasmette gratuitamente la pub- blicità del film prima e durante la sua uscita nelle sale. Poi, esaurito il circuito classico, in cambio acquisisce i diritti per mandare in onda il film. Altro ingrediente: per toccare il più grande numero di persone i suoi film sono in fran- cese e non nelle lingue africane, come fanno molti dei suoi colleghi per rispettare il con- testo, ma poi sono obbligati a sottotitolare. Anche se «I saluti nel film sono nelle diver- se lingue, per dare il tono». C uore di leone è ambientato in un villaggio burkinabè di 200 anni fa,dove le differenti et- nie e i loro ruoli erano precisi e rispettati: allevatori, cacciatori, pescatori. Ma un leone terrorizza le vacche di un allevatore, che quindi decide di cacciarlo. Intanto si sviluppa una lotta per il potere,e l’eroe cattivo utilizza la tratta degli schiavi per diventare il capo villaggio. «Occorre guardare indietro, i giovani hanno bisogno di riferimenti.Nel passato c’erano co- munità integrate.Ho voluto mostrare come cercavano di risolvere i problemi.È un approc- cio afro-africano» ama dire Diallo.Ovvero guardare le problematiche africane da un punto di vista africano. E forse è proprio questo che piace al pubblico, che si identifica con attori e storia. Cinema popolare sì, ma non spazzatura, dunque. Portatore di messaggi e di riflessione. Rivolto a tutti e in particolare ai giovani. In questo caso un messaggio di integrazione: «Le etnie sapevano essere complementari. È un invito a guardare come le no- stre società erano strutturate e a prendere quello di buono che c’è nelle nostre culture». Ottimista anche sulla pirateria dei dvd: «Complicato prendere prov- vedimenti contro i pirati.D’altro la- to è questo circuito che ha contri- buito di più a far circolare i film del dromedario. Per togliere loro il mercato occorrerebbe occupare subito il terreno con dvd e vcd a basso costo». Ma.B. Cœur de lion (Cuore di leone), Burkina Faso,2008. Al Fespaco ha vin- to il premio dell’Unione europea. Il regista Boubakar Diallo.

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