Missioni Consolata - Aprile 2009
MISSIONI CONSOLATA buddiste, sono visitabili con per- messi speciali e scorta armata.Al tempo degli inglesi esse godevano di statuto speciale e una certa auto- nomia, che fu abolita dai pakistani. Dal 1973 iniziarono le lotte dei triba- li contro la politica del governo che consentiva ai bengalesi di espro- priare le loro terre. Sheikh Hasina firmò una pace nel ’97, restituendo ai gruppi etnici par- te del territorio. Tuttavia più di 400 mila bengalesi si sono trasferiti nella zona di Rangamati, sul lago Kaptai, abitata dall’etnia chakma .Hanno co- struito alberghi e strutture per rice- vere i turisti che cercano il fresco delle colline e ora i tribali sono e- marginati e continuano a subire so- prusi, dopo che più di 100 mila han- no dovuto riparare in India. Saremo sempre seguiti da una scorta, anche durante la navigazio- ne sul lago, che dopo tanti anni non ha ancora un aspetto naturale.Ci ar- rampichiamo sulle rive polverose per visitare due poveri villaggi abita- ti da pescatori.Qualcuno veste an- cora consunti abiti tribali, come que- sto signore scalzo e magro, che si siede accanto a me sotto un pergo- lato e mi fissa negli occhi, composto e sorridente. Noto che il militare della nostra scorta si avvicina e lo tiene sotto os- servazione col mitra spianato. «Siete italiani? - mi chiede, stupito, poi si presenta -.Mi chiamo Subal e sono buddista.Da ragazzo ho studiato in una missione cattolica, dove c’era un padre italiano,ma non ricordo il suo nome». Subal Chandra Chakma è statomaestro di villaggio per 36 anni; ora che ne ha più di sessanta è rimasto a vivere qui con uno dei tre figli, gli altri si sono trasferiti in città, a Rangamati. «Prima del ’58, quando hanno costruito la diga, la mia gente aveva bestiame e ricchi raccolti di ri- so. I nostri bei villaggi finirono co- perti dalle acque e fummo costretti a spostarci sulle cime dei monti, dal- le pendici ripide, dove è impossibile coltivare.Ho tentato di mettere al- beri da frutta, inutilmente». Subal continua a parlare,non teme il militare; vuole che noi sappiamo della sua situazione. «Gli inglesi ci a- vevano lasciato una certa autono- mia, che ora reclamiamo invano, sia- mo discriminati e impoveriti.Persino con i pakistani stavamomeglio». Gli alberi secolari, dal legname prezioso furono tutti abbattuti e portati via.Ora hanno piantato albe- ri del teak,ma l’impressione che si ha, percorrendo in lancia il lago Kap- tai tra isolette spelacchiate, è di squallore. «Le elezioni si sono svolte inmo- do esemplare - ci dicono durante la cena due danesi ospiti del nostro al- bergo -. Siamo stati inviati dall’Euro- pa come osservatori in occasione delle elezioni.Quattro settimane che ci hanno fatto conoscere un paese sorprendente, la gente è vera- mente stupenda. Siamo felici del ri- sultato, che vede sconfitti i partiti i- slamisti». ■ MC APRILE 2009 63 Padre Marino Rigon,missionario saveriano in Bangladesh dal 1954 e la chiesa della sua missione con i simboli delle tre principali religioni del paese. Il maestro Subal, dell’etnia chakma, nel suo villaggio presso il lago Captai, guardato a vista da un militare.
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