Missioni Consolata - Aprile 2009

MISSIONI CONSOLATA più densamente popolato;ma non si vedono sfaccendati in giro, tutti sono al lavoro, un lavoromolto duro perché privo di aiuti meccanici. Le donne vestono sari colorati; ra- re quelle con il volto velato.Nelle campagne svolgono i lavori meno pesanti, contrariamente a quello che succede in India.Nelle città si impie- gano nelle industrie di abbigliamen- to, lavorano anche di notte e sono sfruttate. Molto numerose sono le fornaci per mattoni, con le ciminiere e le lunghe file di mattoni fatti a mano, disposti a seccare.Non ci sono pie- tre in Bangladesh; il terreno è tutto fango, limo lasciato dai grandi fiumi himalaiani, il Gange e il Bramaputra che si uniscono in un enorme delta. Dopo la cottura, si rompono i matto- ni per poi utilizzarli come pietre. Il traffico nel paese è dato da car- retti, rikshò e camion con grossi cari- chi, su cui sovente si arrampicano gruppi di passeggeri. Le prime auto le vedremo solo nella capitale o presso i posti di polizia e dell’eserci- to. Non riesco a essere indifferente alla fatica che traspare negli occhi allucinati di uomini costretti a tra- sportare enormi pesi su carretti tirati dalle biciclette.Uomini-cavallo, scal- zi, magri, alcuni con la barba bianca, altri giovani,ma logori. Il contrasto è forte nella capitale, dove questa situazione convive con lo sfarzo di certi edifici pubblici e il lusso dei centri commerciali. La vita intellettuale è vivace: leggo sui quo- tidiani che alcune donne straniere che si sono trovate a vivere qui per qualche anno, si sono poi attivate per portare aiuto e solidarietà, creando fondazioni per lo sviluppo sociale e culturale del paese che le ha ospitate. UN MISSIONARIO LEGGENDARIO I missionari cattolici sono pre- senti e molto attivi, nonostante questo sia un paese all’87%mu- sulmano. Siamo andati a cercar- ne uno veramente speciale, nel- la sua missione presso Mongla, nella regione dei Sunderbans, nel delta del Gange. Attraversiamo il fiume con un bar- cone, poi un rikshò ci conduce alla missione dove veniamo accolti da padre Marino Rigon, saveriano, ori- ginario di Vicenza. Il suo bel viso di ottantenne, incorniciato dalla barba bianca, è comparso ieri sulla prima pagina del Daily Star di Dakha, in occasione del conferimento, da par- te del governo, della cittadinanza o- noraria. Si è voluto riconoscere così il prezioso lavoro svolto nel paese sin dal 1954. La missione comprende la scuola per gli orfani, il laboratorio di cucito dove vengono accolte le ragazze più graziose, che sono più a rischio, il dispensario e la chiesa di San Paolo, trionfo di colore e testimonianza di tolleranza: padre Marino ci indica i simboli delle religioni presenti nel paese, che decorano le pareti e l’al- tare: la mezzaluna islamica, il fior di loto buddista e la croce cristiana. «Mi interessa quello che devo fare, non quello che ho fatto in questi 54 anni - risponde il missionario ai no- stri complimenti -.Oggi la situazione è migliorata,ma i poveri restano sempre poveri, con i problemi di sempre». Poi ricorda: «Nel ’71 ho cooperato con i patrioti, per la liberazione del paese dal Pakistan.Una guerra cruenta, che fece più di unmilione di morti. I pakistani bruciavano i vil- laggi, uccidevano e violentavano. Sono sceso sulla riva del fiume, sono andato incontro al comandante re- sponsabile dei massacri e gli ho det- to: voi non venite più qui a bruciare e uccidere la gente». Domando come sono i rapporti con i musulmani. «Qui la gente pri- ma è bengalese, poi islamica.Nel delta un tempo vi erano solo indù, poi sono arrivati i commercianti isla- mici. I fuori casta, che abitano al di là del fiume, si sono convertiti al cri- stianesimo. Sono poveri pescatori e iomi curo di loro. Li aiuto anche quando devono ricostruire le capan- ne spazzate via da un tifone». Alla missione arrivano tutti i giorni le emergenze, come quella donna che ieri è arrivata, col seno che le scoppiava, perdeva sangue e il mis- sionario l’ha fatta ricoverare. «Stamattina, alla messa delle 6,45, la chiesa era vuota, fuori c’era neb- bia fitta.Ho letto il capitolo 1° della Genesi, fondamentale:Dio creò l’uomo e la donna a sua immagi- Pescatori nel delta del fiume Gange. Occhi pieni di speranza di bambini bengalesi.

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