Missioni Consolata - Aprile 2009
DOSSIER 52 MC APRILE 2009 Davanti all’estesa superficie a specchio del fiume Guamá, si è sviluppato il nono Forum sociale mondiale. Il luogo è stato per se stesso un simbolo del proposito di un evento così singolare: «un altro mondo è possibile». La va- stità delle acque, il verde e l’esuberanza delle foreste sono una novità impressionante e, allo stesso tempo, scioccante. La ri- cerca di un mondo senza miseria, senza sfruttamento, senza fame, senza violenza fisica, dove esista comunione, solidarietà, frater- nità, e rispetto dei diritti di tutte le persone senza distinzione, si scontra però con la più nera e gridante realtà della miseria, ri- specchiata nelle favelas e nel commercio informale che pullula in questo paradiso terrestre. L’Amazzonia è una enorme re- gione del pianeta, ricca di biodi- versità dove, come qualcuno scrisse, «la vita scorre attraverso i fiumi, respira attraverso la fore- sta, canta attraverso gli uccelli, si dona attraverso i frutti, sogna, soffre e spera attraverso il cuore umano, parla e adora nelle di- verse lingue dei popoli amazzo- nici». In Belém ci siamo sentiti parte del pianeta blu, più vicini gli uni agli altri. L’armonia della na- tura, ferita dall’uso e abuso senza regole e senza rispetto, penetra nella nostra pelle e denuncia la situazione privilegiata di pochi ottenuta al costo del sangue della maggioranza. Lo stato del Pará porta un carico di problemi drammatici - la deforestazione, l’inquinamento dei fiumi, la mol- titudine dei poveri e degli sfrut- tati, dei Sem terra e altri -, ma la stessa sostenibilità del pianeta è pericolosamente posta a rischio. La minaccia è grande. Come ha allertato Leonardo Boff: «Oggi noi non abbiamo più l’Arca di Noè, che salva alcuni e lascia morire quelli in eccesso. O noi salviamo tutti o moriamo tutti». La presenza massiccia di forze di sicurezza nella città e nei locali del Forum non ha oscurato un clima caratterizzato dalla spensie- ratezza e da una contentezza fa- cile e contagiosa. A Belém, si è re- spirata un’allegria spontanea e una comunicazione facile tra per- sone che rispecchiano l’incontro di razze e popoli, provenienti dai vari continenti. Si è formato un ambiente cosmopolita, in contra- sto con il Forum di Nairobi, ac- centuatamente africano, sebbene ci fosse un’allegria e colore che nulla hanno da invidiare a Belém. Di entrambi questi eventi resta la sensazione che è necessario an- dare oltre la rotta del tanto ago- gnato «altro mondo», che nel frat- tempo da «possibile» è passato ad essere «necessario e urgente». Elisio Assunção La ragione di questo titolo deriva da una delle molte realtà che ab- biamo sperimentato nel Forum sociale mondiale (Fsm) di Belém, cioè che è possibile una globaliz- zazione alternativa e che è possi- bile unire i movimenti sociali e le Organizzazioni non governative (Ong) per lottare per un mondo più giusto e solidale. È stato in questo contesto, che ho sentito e vissuto l’Fsm del 2009 come un’alternativa effettiva per af- frontare le cause sociali, i pro- blemi che preoccupano l’umanità in generale e i popoli che sof- frono in particolare. Il Forum è dunque uno spazio aperto di incontro per l’approfon- dimento, la riflessione, il dibattito democratico delle idee, per la for- mulazione di proposte, per il li- bero scambio di esperienze e per l’articolazione di azioni efficaci. È su queste basi che l’Fsm riunisce entità e movimenti della società civile, che si oppongano al neoli- berismo e al dominio del mondo da parte del capitale o di qualche forma di imperialismo. Ho verifi- cato che un indefinito numero di movimenti sociali, popoli indigeni e Ong internazionali sono impe- gnati nella costruzione di una so- cietà planetaria incentrata sull’es- sere umano. Tutti, a viva voce, L’Arca di Noè non è disponibile... Per la «differenza», contro l’«indifferenza» A Belém, le modalità per affrontare la crisi del sistema neoliberista sono state oggetto di discussione e critica.
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