Missioni Consolata - Aprile 2009

30 MC APRILE 2009 2. L’apostolo Giovanni non è autore come possiamo intenderlo noi oggi, perché non ha confezionato alcun libro e non vi ha messo il sigillo del copyright . La sua te- stimonianza di e su Gesù si è diluita nel tempo, diven- tando vita di una comunità, che non ha mai pensato di tramandarci un testo da museo, ma l’annuncio gioioso che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio (cf Mc 1,1). Di lui, come autore nel senso che abbiamo spiegato, parlano sette testimonianze al di fuori del NT (Ireneo di Lione, Papia di Geràpoli, il Canone muratoriano, il Prologo mo- narchiano, Clemente Alessandrino e tutti sono databili tra il II e III secolo). 3. Il quarto vangelo in cinque testi parla di un «disce- polo che Gesù amava» (Gv 13,23; 19,26; 20,2; 21,7.20) e in altri due di un «altro» discepolo non meglio identifi- cato (Gv 1,35-40 e 18,15). Probabilmente si tratta di due persone diverse. Il primo appellativo potrebbe essere da- to dallo scrittore del vangelo che ricordando il suo mae- stro, l’apostolo Giovanni, ne parla anche con affetto, mettendo in evidenza la sua familiarità particolare con il Signore. Nello stesso tempo «il discepolo che Gesù ama- va» può anche estendersi a tutti coloro che entrano in contatto con Gesù nella fede e lo accolgono come Figlio di Dio, per cui partecipano alla vita d’amore del Signore come i lettori che siamo noi. Le due interpretazioni si in- tegrano a vicenda. 4. Avviandoci alla conclusione, possiamo dire che la «voce» che ha dato origine al vangelo, attraverso la pre- dicazione, è quella di Giovanni l’apostolo; una voce così forte e potente che si estese presto in tutto l’Oriente do- ve, in Turchia, trovò un discepolo che la raccolse e la vol- le divulgare ancora di più, fissandola per iscritto perché molti altri ne potessero usufruire. 5. Egli non si limitò a riportare la «voce», ma insieme ad essa raccolse la sua eco, aggiunse testimonianze che in- tegrò con altre fonti dando corpo al testo come è arriva- to fino a noi. Questo evangelista scrittore non è palesti- nese, ma con ogni probabilità un greco che aveva assor- bito la cultura multietnica di Efeso, si era imbevuto an- che di un «sapere» giudaico, vivendo all’interno di una comunità mista fino al punto da fare del giudaismo lo sfondo culturale e ambientale del suo vangelo, come cer- cheremo di mettere in rilievo studiando il racconto del- le nozze di Cana. 6. Questo vangelo è indirizzato sia ai cristiani prove- nienti dal giudaismo, sia a quelli che provengono dal- l’ellenismo, ai quali l’autore presenta un vangelo che e- duca alla maturità della fede. Chi ha incontrato Gesù per la prima volta come un catecumeno (vangelo di Marco), ed è poi diventato un discepolo di Gesù (vangelo di Lu- ca), divenendo anche un catechista (vangelo di Matteo), ora può bere alla fonte spirituale e contemplativa del quarto vangelo. Senza fretta perché in Gv ogni parola ha un significato ovvio e uno nascosto, che bisogna cerca- re, ruminare, centellinare e assaporare, lasciando alla Pa- rola, attraverso le singole parole, la possibilità di deposi- tarsi nell’intelligenza e nel cuore, per diventare alimen- to e bevanda di vita: «Io-Sono il pane della vita; Io-Sono la vite, voi i tralci» (Gv15,5). (continua - 3) vata (papiro Rylands, scoperto nel 1896) che riporta due piccoli brani della passione: Gv 18,31-33 e 37-38). Que- sto piccolo papiro è di somma importanza perché ci dice che all’inizio del sec. II il vangelo di Giovanni come lo ab- biamo oggi circolava anche in Egitto, fuori della Palesti- na, lontano da Efeso, segno che il testo era ormai defini- to e utilizzato; ne consegue che il testo definitivo, cioè la terza edizione scritta, deve collocarsi come data probabi- le negli ultimi due decenni del sec. I. Nel frattempo anche gli altri tre vangeli si sono affer- mati, sedimentati nella tradizione e nella liturgia, viag- giando insieme, ma sviluppando quattro prospettive de- gli stessi eventi, quattro angoli di visuale per uno stesso progetto: la fede nel Signore Gesù. Intorno al 150 d.C. i quattro libretti che camminavano separati, furono messi insieme, cuciti in un solo volume e da quel momento la comunità dei credenti, fino a noi, hanno tra le mani un solo libro con cinque volumi: i quattro vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli. Fin qui la storia complessa, che abbiamo semplificato oltre ogni umana tolleranza, per dire che il vangelo di Giovanni non si può attribuire alla mano di un solo au- tore, ma alla vita, alla testimonianza, alla liturgia e alla fe- de di una comunità, dove vivevano alcune personalità di spicco, autorevoli e degni di stima che ci hanno traman- dato non la vita di Gesù, che è impossibile scrivere, ma solo quei fatti sufficienti «per la nostra salvezza» ( Dei Ver- bum , 11; cf Gv 20,30-31; 21,24-25). C HI È L ’ AUTORE DEL QUARTO VANGELO ? Alla luce di quanto abbiamo detto, dobbiamo superare la nostra convinzione che autore e scrittore siano la stes- sa persona. Per quanto ci riguarda possiamo dire: 1. L’apostolo Giovanni, il figlio di Zebedeo, è l’autore del quarto vangelo come l’antenato sta al pronipote. Egli è autore perché la sua predicazione e testimonianza stan- no all’origine della tradizione giovannea; prima in Pale- stina e poi in Turchia, a Efeso; qui altri hanno ripreso contenuti e testimonianza di Giovanni e l’hanno svilup- pata, integrando, arricchendo e incarnandolo. Efeso, chiesetta della Beata Vergine, costruita sui ruderi dell’abitazione di Giovanni e della Madonna.

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