Missioni Consolata - Aprile 2009

MC APRILE 2009 29 Negli ultimi decenni del sec. I d.C. (80-90) le comunità sono abbastanza strutturate e hanno una vita propria e sviluppano un livello di riflessione avanzata, dove ormai il dato storico è, se non abbandonato, per lo meno supe- rato. Ciò è logico anche perché non c’è più il contesto o- riginario, che all’evangelista non interessa più. Con ogni probabilità, indipendentemente dal contesto storico e geografico originario, tutti questi «segni» sono stati rag- gruppati in una raccolta «pronto uso» per la catechesi o per la liturgia. In Giovanni, per esempio, a differenza dei sinottici che riportano decine di parabole (basta pensare aMatteo che sul tema del «Regno di Dio» ne riporta sette e tutte rag- gruppate nel capitolo 13), ne troviamo solo due che non si trovano negli altri vangeli: la parabola del «Pastore bel- lo» (Gv 10,1-16) e quella della vite e i tralci (Gv 15,1-8): tutte e due queste parabole sono legate alla formula di auto rivelazione divina «Io-Sono», di cui parleremo in al- tra rubrica. A questo secondo livello della trasmissione, si cominciano, dunque, a possedere scritti parziali, omoge- nei e indipendenti per uso personale o comunitario, sen- za ancora un progetto organico. T ERZA TAPPA : LA 1 A EDIZIONE SCRITTA DEL VANGELO La terza tappa del lungo cammino formativo del van- gelo è quella che gli studiosi, unanimemente, chiamano la tappa della prima edizione del vangelo scritto. Fino ad ora ci siamo trovati di fronte a figure singole o collettive anonime, che identifichiamo genericamente con il ter- mine «comunità», non avendo altri riferimenti precisi. Da questo momento, da quando cioè il vangelo appare nella prima stesura scritta si può parlare di un singolo autore, cioè dell’evangelista che comunemente indichiamo con un nome: «Vangelo secondo Giovanni». Tra gli studiosi c’è unanimità su questo punto: nella co- munità giovannea vi erano due persone con lo stesso no- me: uno è l’ apostolo Giovanni che possiamo definire la «fonte» da cui ha origine il fiume della tradizione orale; e l’altro è Giovanni l’evangelista , presbitero dell’Asia Mi- nore, figura eminente di teologo, a cui risale la prima e- dizione del vangelo scritto che è all’origine del vangelo attuale. L’esistenza di due persone con lo stesso nome ha creato una grande confusione d’identità, come testimo- nia anche lo storico antico sant’Eusebio ( Storia ecclesia- stica 2,31,3; 3,39,6) che parla dell’esistenza a Efeso di due tombe diverse per due Giovanni distinti. Q UARTA TAPPA : LA 2 A EDIZIONE SCRITTA DEL VANGELO La quarta tappa della trasmissione del vangelo di Gio- vanni è la pubblicazione della seconda edizione di un nu- cleo di scritti, più ampia e più organica della prima con aggiunte che riflettono situazioni nuove di epoche più re- centi. Sembra, per esempio, che nella comunità giovan- nea vi fossero problemi ad accettare la figura di Pietro co- me autorità: il quarto vangelo, infatti, presenta la fede del discepolo prediletto sempre come superiore a quella di Pietro (cf Gv 13,23; 20,4.8; 21,7). Anche san Paolo ha conflitti spesso feroci con Pietro (cf Gal 2,11-14). All’interno di questa dialettica, in epoca posteriore una mano diversa dalla prima aggiunse il capitolo 21, dove a Pietro si attribuisce la funzione di «pastore» che non ha ri- scontro in tutto il vangelo precedente (cf Gv 21,5-7). Un altro esempio si trova nel racconto del cieco nato (Gv 9): l’evangelista annota che i genitori prendono le di- stanze dal figlio guarito «perché avevano paura dei giu- dei» (Gv 9,22), annotazione che non fa alcun problema, ma ciò che segue immediatamente sì, perché l’evangeli- sta aggiunge una spiegazione di natura storica: «Infatti, i giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse ricono- sciuto come Cristo, venisse espulso dalla sinagoga» (Gv 9,22-23). Questa notizia non può che essere di molti an- ni dopo, posteriore al 90 d.C., quando i giudei espulsero definitivamente i cristiani dalla sinagoga. Un autore di- verso dall’evangelista ha aggiunto queste parole, proiet- tando al tempo di Gesù una situazione drammatica del suo tempo. La tensione tra giudei e cristiani alla fine del sec. I era tale che gli ebrei composero una apposita «maledizione» (in ebr. birkat hamminìm - benedizione [contro] gli ere- tici ) aggiunta alla preghiera ufficiale, detta delle «diciot- to benedizioni» per stanare i giudei che erano diventati cristiani e che erano considerati eretici. Q UINTA TAPPA : LA 3 A EDIZIONE SCRITTA DEL VANGELO L’ultima tappa della trasmissione del testo del vangelo di Giovanni corrisponde alla terza edizione scritta del vangelo come testimonia un papiro datato intorno al 120-130, trovato in Egitto vicino al Cairo in una casa pri- San Giovanni evangelista, in una pittura di Carlo Crivelli.

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