Missioni Consolata - Aprile 2009

MC APRILE 2009 27 I l racconto delle nozze di Cana è un momento centrale del quarto vangeloperché annuncia, anticipandola, «l’ora del- la glorificazione» di Gesù, cuore della teologia di Giovanni. Il racconto si colloca nella tradizione profetica, perché Gesù moltiplica il vino, come Elia moltiplicò la farina e l’olio per la vedova di Sarepta (1Re17,7-16) e come Eliseomoltiplicò l’olio per una vedova (2Re 4,1-7) e i pani per il popolo (2Re 4,42- 44). Scopo di questa rubrica biblica è aiutare i lettori a leg- gere la parola di Dio in modo più approfondito, anche se in un linguaggio semplice, che tenga conto dei risultati della scienza esegetica, senza scadere nel tecnicismo, è importante che prima percorriamo le stesse tappe, attra- verso le quali il vangelo si è formato fino a raggiungere il testo che oggi abbiamo in mano, e in secondo luogo cer- chiamo di individuare la figura dell’autore, che ci aiuterà a capire il motivo e la finalità del racconto delle nozze di Cana, il «primo dei segni» che Gesù fece all’inizio della sua carriera di rabbi, riportato solo nel quarto vangelo. Per il vangelo di Giovanni, come persinottici, l’identifi- cazione dell’autore o degli autori è sempre un problema aperto, anche se ormai, alla luce di studi complessi, si pos- sono tirare se non tutte, almeno alcune conclusioni defi- nitive. Oggi la critica biblica attribuisce con sufficiente certezza la redazione finale dei rispettivi scritti a Marco e Luca; la questione si complica un po’ per Matteo e Gio- vanni, due opere particolari, che hanno visto un processo formativo complicato, che è impossibile solo sfiorare nel- lo spazio di un articolo divulgativo. Prima però è necessa- ria una parentesi che apriamo e chiudiamo con la nota. DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (38) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (3) UN VANGELO, TANTI AUTORI N OTA . Il problema della ricerca biblica sui vangeli si è complicata da quando, nel 2007, la Rizzoli ha pubblicato il primo volume di una riflessione biblico-teologica di papa Benedetto XVI dal titolo « Gesù di Nazaret ». Il papa ripassa i momenti salienti della vita di Gesù attraverso i vangeli, col- locandosi sul binario tranquillo della tradizione e facendo alcune riserve su alcuni metodi di esegesi. È importante di- re una parola su questo libro, che sta generando molti pro- blemi nella chiesa, anche a livello di studio e di ricerca. Fin dalla sua comparsa il libro è diventato un «testo di ri- ferimento» per la catechesi nelle parrocchie e la predica- zione dei preti, che si sentono tranquilli dal punto di vista dell’ortodossia, in forza dell’assunto «se lo dice il papa!», nonostante il papa stesso abbia scritto che il «libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma unicamente espres- sione della mia ricerca personale del“volto del Signore”(Sal 27,8). Perciò ognuno è libero di contraddirmi» (p. 20). Ci troviamo di fronte a una confusione enorme: il papa dice che il suo è un libro «qualsiasi», che può essere critica- to come qualsiasi altro libro; dall’altra parte molti fedeli e operatori pastorali lo prendono come «testo sicuro», an- che in contrapposizione ad altri libri di persone più com- petenti del papa, che non è esegeta o teologo biblico. Il fatto che in Italia nessun biblista o teologo abbia recensito criticamente il testo del papa, la dice lunga sul condiziona- mento che esso sta producendo. Sarebbe opportuno che si ritornasse al vecchio codice (1917) che per queste ragio- ni vietava ai papi di scrivere libri opinabili: i papi, infatti, de- vono parlare per magistero. A quanto mi risulta solo il cardinale Carlo Maria Martini, biblista di fama internazionale e già direttore del Pontificio istituto biblico, ne ha parlato in una conferenza a Parigi, di- chiarando con molta schiettezza che dal punto di vista e- segetico, il libro è pieno di inesattezze e anche errori e che comunque non vi si trova il Gesù dei vangeli, ma il Gesù che piace al papa, che «non è esegeta,ma teologo... non ha fatto studi di prima mano per esempio sul testo critico del Nuovo Testamento». Secondo Martini, c’è un problema fin dalla copertina, dove sono abbinati il nome di Joseph Rat- zinger e quello, a caratteri cubitali, di Benedetto XVI che so- vrasta l’altro: «È il libro di un professore tedesco e di un cri- stiano convinto, oppure è il libro di un Papa, con il conse- guente rilievo del suo magistero?» (Sede dell’Unesco a Pa- rigi, 23 maggio 2007; cf testo integrale su Il Corriere della Sera 24-5-2007). Lo stesso concetto egli ribadisce in una re- censione su La Civiltà Cattolica (C.M.Martini “Gesù di Naza- ret” di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI in La Civiltà Cattolica , quaderno 3768, II [2007] 533-537). Per quanto ci riguarda, il libro del papa si pone anche la questione dell’autore del quarto vangelo e quindi sul suo valore storico. Egli rifiuta alcune interpretazioni (Rudolf Bultmann), ne condivide parzialmente altre (Martin Hen- gel), non ne prende in considerazione molte altre, ma giunge a una «sua» conclusione: «Lo stato attuale della ri- cerca ci consente perfettamente di vedere in Giovanni, il fi- glio di Zebedeo, il testimone che risponde con solennità della propria testimonianza oculare identificandosi anche come il vero autore del Vangelo» (p. 252). Accogliendo l’invito del papa stesso a una critica serena, rilevo, per quanto mi concerne, che questa è l’opinione di Joseph Ratzinger, ma non è affatto una certezza nel cam- po degli studi, anzi è una tesi ormai superata. Nella nostra ricerca non terremo conto del « Gesù di Nazaret » secondo il credente Ratzinger, perché appartiene più al versante del- la meditazione spirituale edificante che della esegesi bibli- ca. Con ogni dovuto rispetto.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=