Missioni Consolata - Aprile 2009
MISSIONI CONSOLATA c’è un taglio netto tra il fatto di esse- re missionario ed essere uno che è andato con i rifugiati e poi ha rag- giunto il Frelimo, ha lavorato con es- so e vi continua a lavorare in certe cose necessarie per lo sviluppo del paese. Sono state decisioni molto pragmatiche. Perché lasciò il Mozambico? Io non credo di aver avuto idee politiche molto chiare,ma c’era qualcosa di fondamentale. Io sono mozambicano, se c’è una proposta per un governo di persone del no- stro paese, allora opto per quel go- verno. Ma eravamo colonia porto- ghese. In quel tempo, dire queste cose o insegnarle agli altri, anche so- lo parlarne, diventava scomodo.Arri- va unmomento in cui tanti con le tue stesse idee stanno scappando. Erano passati due anni dalla mia lau- rea in Germania.Cominciavo a fare il lavoro nelle parrocchie. Ci racconti i primi anni nel Frelimo, lei prete in unmovimento di rivolu- zionari marxisti. Quando sono entrato, era già sta- to ucciso Eduardo Mondlane (fon- datore del movimento nel 1962, e ucciso nel ’69, ndr ).C’era dentro il partito un’aria di purificazione e di determinazione della linea. Eduardo aveva fatto il Fronte radunando tut- ti. Era arrivato il momento di decide- re come lottare per l’indipendenza e con quali obiettivi. Primo. Era chiaro che si sarebbe di- chiarata l’indipendenza solo se fos- simo stati in grado di occupare, con il sistema della guerriglia, tutto il Mozambico. Secondo: che tutti po- tessero dire o giustificare che la guerra con le armi era una delle ma- niere fondamentali per arrivare alla liberazione. Terzo.Chiunque si unisse, pur a- vendo studiato fuori (Germania, Ita- lia, Usa o paesi comunisti) doveva a- vere un principio: il Mozambico è u- nico e dobbiamo risolvere i problemi del paese secondo le ne- cessità e il contesto dello stesso. Quando sono arrivato ho notato che c’era un certo sospetto. Il padre cattolico e il pastore protestante e- MC APRILE 2009 23 P adreFilipeJoséCouto,missio- nario della Consolata, classe 1939.Dopo studi in Italia è sta- to un allievomodello all’università di Münster, in Germania,dove ha otte- nuto il dottorato in teologia.Rientra- to inMozambico, nonostante ottime possibilità di carriera accademica in Europa, è costretto ad andare in esi- lio inTanzania,dove entra in contat- to con il Frelimo (Fronte di liberazio- ne del Mozambico), in lotta per libe- rare il paese dal Portogallo. Dopo l’indipendenza Couto ri- prende gli studi e ottiene un secon- do dottorato, in scienze sociali, e poi insegna inTanzania e a Londra, filo- sofia, teologia e logica matematica. Nel 1996 è nominato rettore della neonata Università Cattolica del Mo- zambico, fondata da un altro padre della Consolata, Francesco Ponsi,ma di proprietà dei vescovi. Dal 2007 è magnifico rettore del- l’Università Eduardo Mondlane, l’isti- tuzione universitaria più importante del paese. Filipe Couto conosce tutti i dirigenti del partito al governo, il Frelimo, e molti ministri erano dei giovani «tirati su» da lui durante la guerra di liberazione. Vestito trasandato, capelli scompi- gliati, ha negli occhi un guizzo ge- niale. Eterno provocatore, sembra sempre duellare con il suo interlocu- tore: «Fate pure le domande, tanto Missioni Consolata è da anni che non pubblica le cose che dico io». Padre Couto, come ha deciso di fa- re la lotta armata? Penso che la gente esageri sulla mia storia.Non capita che si decida da unmomento all’altro di andare a fare la lotta per la liberazione. Esisto- no delle circostanze in cui uno deve trovare la via per salvare la pelle.Nel mio caso, agli inizi degli anni ’70, se eri nel Nord del Mozambico, dovevi uscire e andare in esilio. Il fatto di scappare e arrivare dove c’era il nu- cleo del Frelimo, di aver vissuto con loro, ha portato a un certo percorso. Quando sono uscito dal paese ero missionario della Consolata. InTan- zania ero con i rifugiati,mi sono tro- vato con altri confratelli, con i quali ho avuto contatti e solidarietà.Non Padre Filipe José Couto, missionario della Consolata, professore universitario (ed ex guerrigliero). Studenti dell’Università cattolica del Mozambico, fondata dai missionari della Consolata.
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