Missioni Consolata - Aprile 2009

MISSIONI CONSOLATA governo contribuisce a pagare per le vacanze di gennaio e giugno, il viaggio a casa dei ragazzi e degli in- segnanti. La Salvation Army , invece, provvede al cibo e vestiario, al per- sonale che lavora nel centro e ad at- tività come la fisioterapia per i ra- gazzi». Nel nutrito programma delle atti- vità leggo che, tre volte alla settima- na, l’ International School of Tanzania viene a prendere i ragazzi con appo- siti pulmini per offrire loro altre atti- vità, come pittura, ricamo, nuoto, calcio, basket, pallavolo. Il direttore mi spiega come sia or- ganizzatissima la giornata. Io quasi mi sorprendo, pensando che sono ragazzi con handicap,mi sembra quasi una violenza.Vederli lì, in car- rozzina, senza braccia o gambe, i- drocefali... tutti impegnati, che con notevoli sforzi cercano di aiutarsi, di pulire:mi fa pensare.Ma immediata- mente giustifico la loro cultura, l’au- tonomia, la responsabilità e certa- mente la maturità che loro sviluppa- no da piccolissimi, rispetto ai loro coetanei europei. È comunissimo in Africa, veder una bimba di cinque anni che cam- mina con eleganza portando il fra- tellino di un anno avvolto in una kanga sulle spalle, con un equilibrio e una naturalezza che nemmeno io a ventisei anni dopo una serie di le- zioni potrei mai avere. «Sveglia alle 6.00, pulizia persona- le, nella quale ognuno aiuta chi ha più problemi, poi quella del cortile e degli spazi comuni e alle ottomeno un quarto tutti in classe.Alle 8.00 ar- rivano i maestri e iniziano le lezioni. I più piccoli hanno lezione fino alle 12.00, i più grandi fino alle 14.00. En- trambi hanno un intervallo di mezz’ora per bere il tè e giocare. Poi alle 14.00, a turno, si distribuiscono per il pranzo e per le attività ester- ne» conclude Charles Rays. Lo saluto facendogli i complimen- ti per l’organizzazione, la pulizia e la cura della scuola e dei ragazzi. E mi confida che hanno più di 150 richie- ste d’iscrizione l’anno,ma non pos- sono prendere più di 25 ragazzi. La quota d’iscrizione è di 55 mila scelli- ni il primo anno e 45 mila per gli an- ni successivi. E una volta finita la set- tima, che sarebbe la nostra quinta e- lementare, li indirizzano a due scuole secondarie. S onotornata inTanzaniaprimadi nataleeunodei tanti pensieri era Sofia.Sonoandataa trovarlanella suacasa,inunvillaggioallaperiferiadi Dar esSalaam,eranel periododella va- canza. Tra galline, pulcini e sabbia ho vi- sto arrivare, trascinandosi con un’a- gilità pazzesca, Sofia, che mi è lette- ralmente saltata in braccio e non si è più staccata, accarezzandomi e cer- cando le mie coccole. Seduta davanti ai suoi parenti, ci ha raccontato della scuola e attività; e che non vedeva l’ora di tornarci, perché lì a casa sua si annoiava.Ave- vo già rivisto Sofia prima di questa volta. Ero tornata più volte a salutar- la, ma mai aveva parlato o avuto una reazione di felicità così, tanto da far- mi balzare il cuore in gola. ■ I sorrisi di Doto Q uandomi chiedono come so- no i tanzaniani, cosa mi ha colpito tanto da scegliere di fare un «permesso di residenza» per tornare e ritornare in questo posto, il mio pensiero va subito a Doto.Doto è l’esempio della dignità, pacatezza e forza del popolo tanzano. Un esserino di 50-60 cm; 46 anni, MC APRILE 2009 11 Momento di ricreazione nella scuola della Salvation Army per portatori di handicap fisici. Sofia Mohamed nell’aula scolastica durante la lezione.

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