Missioni Consolata - Febbraio 2009

MC FEBBRAIO 2009 33 Questa conclusione è la chiave interpretativa di tutto il racconto e di tutto il vangelo: il rapporto tra incredu- lità e fede, tra accoglienza di Gesù e rifiuto della sua per- sona, il conflitto tra luce e tenebra, come si esprime lo stesso autore nel «prologo» (Gv 1,1-8). Dalla banalità di uno sposalizio a una prospettiva universale della vita. G ESÙ E M OSÈ : LA DISCRIMINANTE DELLA FEDE Per l’autore del quarto vangelo, Gesù si trova nella stes- sa situazione di Mosè appena dopo l’esperienza del rove- to ardente (Es. 3), quando Dio ha intenzione di riman- darlo in Egitto a portare il suo messaggio al Faraone per- ché liberi il popolo d’Israele. Mosè oppone una difficoltà: «E se non mi credono e non ascoltano la mia voce?» (Es 4,1). Dio allora istruisce Mosè che in questo caso deve fa- re tre «segni» in un crescendo drammatico culminante nell’acqua del Nilo trasformata in sangue (Es 4,9), come nelle nozze di Cana l’acqua è trasformata in vino. Un altro elemento importante è il tema del vino, per- ché in tutta la tradizione biblica e giudaica è simbolo della Toràh e anche dell’alleanza in prospettiva messia- nica, come testimoniano alcuni apocrifi dell’AT, di cui parleremo più avanti. Narrando il «fatto» di Cana, l’auto- re ci scaraventa di peso nel cuore stesso della storia del- la salvezza, che ha il suo fulcro e il suo epicentro nell’al- leanza del Sinai a cui Israele è giunto dopo avere attra- versato tutte le fasi dell’incredulità del faraone e della sua corte: fu un confronto titanico tra la non-fede e la fede, tra la lettura dei «segni» come accaduti nella storia e la cocciutaggine di volerli addomesticare a proprio vantaggio come fa il faraone, tra la libertà dei figli di Dio e la schiavitù dei figli degli uomini. Le nozze di Cana ci svelano il volto autentico del Dio che Gesù è venuto a mostrarci: il volto di un Dio inna- morato che non smette mai di innamorarsi. Quanto detto finora ci sembra sufficiente a stuzzicare la curiosità su un brano del vangelo, le nozze di Cana, molto conosciuto, ma poco approfondito a livello popo- lare. La nostra intenzione è di fare un commento che ten- ga conto di tutte le ricerche bibliche più aggiornate, e- spresse in un linguaggio non specialistico, ma divulgati- vo: per questo motivo diamo in questo numero una bi- bliografia essenziale, per fare anche capire che dietro o- gni puntata vi è la gioiosa fatica di un lavoro di ricerca e di confronto e dare anche lo spessore dell’impegno che testimonia l’importanza della Parola e la serietà con cui deve essere accostata e mangiata (cf Ez 2,8; 3.1). Solo co- sì anche per noi essa sarà «dolce come il miele» (Ez 3,3). Lo scopo nostro è divulgare la Parola di Dio, in obbe- dienza all’invito di donna Sapienza a quanti sono ine- sperti: «Venite mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Pr 9,4-5). I L QUARTO VANGELO : UNA FITTISSIMA FORESTA Prima però di cominciare la presentazione e il com- mento del brano che riporta il racconto delle nozze di Cana (Gv 2,1-11), è necessario dire qualcosa sul quarto vangelo e sul suo autore, così non navigheremo a vista, ma avremo una panoramica di riferimento, una cornice che per necessità sarà essenziale, ma sufficiente a darci il quadro generale entro cui ci muoveremo. Il quarto vangelo, attribuito dalla tradizione a un certo Giovanni, è come un bosco fittissimo, dove una volta en- trati se non si conoscono bene i sentieri, si rischia di gi- rare a vuoto senza andare da nessuna parte o anche di an- dare nella direzione opposta: «Solo quando noi, dopo a- ver percorso a lungo un sentiero, ci rendiamo conto che i nostri passi non portano da nessuna parte, oppure in u- na direzione che non è quella che vogliamo, cominciamo a maturare in noi la convinzione di dover fare a ritroso il cammino, per riguadagnare il punto da cui sia possibile ritrovare l’orientamento. Questa osservazione non si ap- plica solo a coloro che attraversano un bosco o iniziano a scalare una montagna» (G. Ruggieri, Cr St 21 [2000] 1), ma anche a chi si avventura a entrare nella selva di sen- tieri e percorsi, incastonati nel quarto vangelo come in- numerevoli e fitti alberi di una immensa foresta. Per en- trarvi bisogna essere dotati di una mappa minuziosa ed essere attenti a ogni minimo particolare, che, a volte, al- l’occhio dell’inesperto sembra futile o insignificante, mentre è la chiave per capire l’insieme. I L QUARTO VANGELO : UN ENIGMA DIETRO L ’ ALTRO « Il Vangelo di Giovanni è una collezione di enigmi » (G. Ravasi, Il Vangelo 5) e « ha un qualcosa di enigmati- co, che non trova riscontro in nessun altro libro del Nuovo Testamento » (H. Strathmann, Il Vangelo 9). E- nigma ed enigmatico sono un sostantivo e un aggettivo molto pertinenti a definire il quarto vangelo, per sinte- tizzarne in una parola il fascino e le difficoltà di approc- cio. Mano a mano che ci si addentra al suo interno, più che le certezze aumentano gli interrogativi. Le nozze di Cana, nell’interpretazione di Hieronymus Bosch (1475).

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