Missioni Consolata - Dicembre 2008

MC DICEMBRE 2008 69 MGONGO (TANZANIA) UNA FAMIGLIA DI CONSOLAZIONE T utte le sere del mese di mag- gio, seduti di fronte al «gran- de albero» su cui c’è una sta- tuetta della Consolata, abbiamo pregato e cantato, ricordando amici e benefattori... E continuiamo a ricordarli spesso. Il nostro cammino prosegue. Sono passati 11 anni di «consola- zione» per tanti bambini, giovani, orfani, anziani, malati... e per noi! Continuiamo con l’entusiasmo dei primi giorni. Abbiamo anche rag- giunto alcuni traguardi consolanti: tre dei ragazzi passati nella Faraja House (Casa della consolazione) oggi frequentano l’università. L’ultimo «acquisto» è Msafiri, un ragazzo di 13 anni e che da due viveva sulla strada. Di notte, con altri sette, dormiva nascosto dietro l’Ufficio postale; di giorno si sfama- va rubacchiando e rovistando tra i «resti» del mercato. Poi aveva tenta- to, con altri tre amici l’avventura a Dar Es Salaam; ma l’incontro con le bande «locali» divenne una lezione traumatica: derubati del poco che avevano, furono coperti di botte e sevizie. Msafiri ebbe la fortuna di incontrare un europeo che, impieto- sito, gli diede un passaggio fino a Iringa e, conoscendo il nostro Cen- tro... ce lo consegnò! Ora, con fati- ca, cerca di inserirsi nella scuola. Ogni tanto lo vedo pensieroso e solitario. Quando può mi stringe la mano in silenzio, abbozzando un timido sorriso. - Come va? - Bene, grazie a te, ma è difficile! I n aprile è arrivato Oki: lo abbia- mo trovato all’ospedale con una gamba in trazione: frattura espo- sta, triste, solo e... affamato! La nonna si cura di lui come può , per- ché ha altri quattro nipoti orfani da sfamare e non ha neppure una casa! Oki era caduto con la bicicletta, mentre di notte andava in città a cercare aiuto, dopo che la casa era crollata per un grande temporale. È rimasto in un profondo fossato di cemento per parecchio tempo, per- dendo molto sangue. Per 5 mesi con «ferri», ingessatura e ancora «ferri»... sta passando per un lungo calvario. Grazie alle cure di un dottore italiano, tra un mese for- se potrà cominciare a recuperare completamente i movimenti di muscoli e ginocchio. Era spesso tri- ste e silenzioso; ora sembra più sere- no e finalmente può anche sorride- re, grazie anche alla compagnia di altri ragazzi e la frequenza scolastica. I ntanto la nostra famiglia cresce. Abbiamo dovuto costruire una nuova casa per «i grandi», inau- gurata il 20 giugno, festa della Con- solata. Guardandolo dall’alto, il Centro sembra ormai un grande vil- laggio, impossibile da riprendere con un solo scatto fotografico. Con la fine dell’anno scolastico, 15 ragazzi passano dalle elementari alle scuole superiori, lasciando posti liberi per altri piccoli. Ma parecchi altri «nuovi» sono già arrivati: Lewis, Ashim, Michael, Vincent... Oltre ai tre iscritti ai corsi universi- tari e a 21 dei nostri, aiutiamo altri ragazzi «esterni» che già frequentano le scuole superiori, aumentando così le spese a nostro carico, che si aggiungono a quelle sostenute per rispondere alle necessità primarie di una famiglia in continua espansione: dalla luce all’acqua, dal latte alla car- ne, verdure e pane, scarpe, vestiti e sapone, materiale e tasse scolasti- che e... l’elenco non finisce mai. I nostri bambini si danno anche da fare molto, risparmiandoci tante spese e personale di servizio. Essi fanno la pulizia delle abitazioni dove vivono e nel terreno circostante; aiutano in cucina, sono impegnati nella coltivazione di campi e orto e nell’allevamento di mucche, maiali, capre, pecore, galline... Per il momento non abbiamo bisogno di comperare il latte e la carne. È simpatico vedere come anche i più piccoli, di 4-6 anni, imparano presto a lavarsi i vestiti, maneggiare la zappa o la scopa più grosse di loro; persino nella mungitura diven- tano presto esperti. Naturalmente conservano le caratteristiche della loro età: sono chiassosi e sereni; litigano, gridano, bisticciano, a volte fanno anche a «botte» tra loro, ma si vogliono bene e si aiutano. Vivere in tanti assieme comporta organizzazione, giochi, sport vari, ma anche il dare a ognu- no lo sfogo per un proprio hobby. Alcuni hanno un proprio «giardino» con varietà di fiori e aiuole variopin- te che abbelliscono l’ambiente; altri si dedicano alla musica, a lavoretti vari con cartone e cartapesta. Si organizzano concorsi di pittura (anche sui muri...), costruzione del presepe di squadriglia, aquiloni... Naturalmente la preghiera e la for- mazione cristiana. Ogni settimana i ragazzi preparano le scenette per drammatizzare il vangelo domenica- le. È meraviglioso vedere come tutti partecipano, anche i più piccoli si immedesimano nei vari personaggi. In questo modo tutto è utile per crescere assieme e creare una «grande famiglia di consolazione». Franco Sordella Padre Franco Sordella con alcuni bambini della Faraja House.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=