Missioni Consolata - Dicembre 2008

TuttoMondo 68 MC DICEMBRE 2008 FILO DIRETTO tra i missionari della Consolata e i loro amici nei quattro continenti MERU (KENYA) QUEL REGALO DI NATALE «E ra il Natale 1987 e quel- l’uomo grande che è stato Nino Maurel venne nella nostra parrocchia per illustrare un’iniziativa allora inusuale di solida- rietà: l'adozione a distanza. Nino non disponeva di mezzi televisivi: parlava con il suo cuore di papà che, davanti alla bara del figlio, ne racco- glie l'eredità di amore per gli altri. Il nostro bambino allora aveva pochi mesi e noi decidemmo che il suo regalo di natale quell’anno sarebbe stato un fratellino in Kenya. Cominciò così un lungo periodo di contatti con la suora che in Kenya si occupava del centro di accoglienza dei minori, di lettere di Nino che ad ogni suo viaggio torna- va carico di fotografie, di testimo- nianze e di amore. Poi dieci anni fa i contatti cessa- rono. Suor Aldina non dava più notizie del bambino; Nino morì e noi pensammo a lungo all’Aids, la guerra, la fame, avessero mietuto un’altra vittima. Un giorno, invece, ecco una lettera indirizzata a nostro figlio: «Sono io, il tuo amico keniota: ho 21 anni e sto per laurearmi in economia all’Univer- sità Metodista. Ho conservato le tue lettere e i disegni; vorrei riprendere quell’amicizia interrotta dieci anni fa». Anche noi abbiamo conservato le sue lettere e le sue fotografie: una di queste è da sempre sul comodino di nostro figlio. Avremmo voluto, l'altro giorno, telefonare a Nino e dirgli la nostra gioia e la nostra emo- zione. Ma lui certamente lo sa. Oggi la famiglia di Nino continua la sua opera attraverso una associazione intitolata a Giorgio e Nino Maurel: vorremmo che la nostra esperienza fosse di stimolo a tanti, per una ini- ziativa che, come sempre del resto quando si fa del bene, dà molto più di quanto chieda. Se per ogni bambino che nasce nel nostro opulento mondo potes- simo offrire un’opportunità a un bambino in Africa, forse, mattone dopo mattone, potremmo costruire qualcosa di grande. Se per ogni bambino che nasce in Italia potessi- mo avere un laureato nel terzo mondo, riuscite a immaginare quale vera rivoluzione scaturirebbe da un gesto così piccolo?». S crivevo sul nostro bisettima- nale diocesano queste righe nell’aprile del 2006, poco dopo aver ricevuto la lettera di John e aver riallacciato i contatti via e- mail. Il seguito è stato un continuo succedersi di scambi di notizie, di report dall'Università, con la regi- strazione dei suoi successi scolasti- ci, di telefonate in cui Lui ha comin- ciato a chiamarmi «mamma» e di progetti per poterci incontrare al più presto. Finalmente, il 2008 ha portato la notizia della data della laurea, fissa- ta per il 26 luglio a Meru. Intanto, però, sulla nostra strada avevamo incontrato una persona che con il Kenya aveva molto in comune: padre Adolfo De Col. Gli abbiamo raccontato della nostra storia ed egli ha reagito con il suo solito entusiasmo e la passione di chi ama la gente e le sue storie ed è abitua- to a condividerne gioie e pene. Naturalmente, l’accenno ai suoi «viaggi di conoscenza» in Kenya è stato immediato e noi abbiamo cominciato a coltivare il sogno di partecipare al viaggio con i nostri figli, unendo all’occasione la laurea di John e l’incontro con lui e Mumbi, la bambina «adottata» nel 1991, alla nascita della nostra secondogenita. Con l'aiuto di padre Adolfo da Torino e di suor Letizia da Embu, tutto è stato fissato e il fatidico 26 luglio eravamo a Meru con Mumbi, suor Letizia e suor Elena per festeg- giare tutti insieme il nostro al «pri- mo figlio laureato». È stata una gioia grande, un’emozione irripetibile, come sem- pre quando i progetti si concludono felicemente e un sogno si realizza. Abbiamo potuto vedere la davvero primordiale abitazione in cui John ha vissuto con la sua famiglia; abbiamo conosciuto la sua mamma e le sorelle; abbiamo potuto con- statare quanta strada questo ragaz- zo abbia saputo fare e siamo stati orgogliosi di sapere che il nostro aiuto era stato per lui uno sprone, un appoggio e la certezza di poter realizzare il suo progetto di vita. Nicoletta Susta La famiglia Susta con John, nel giorno della sua laurea.

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