Missioni Consolata - Dicembre 2008

66 MC DICEMBRE 2008 CINA / Xinjiang se, il Xinjiang divenne un territorio da «sinizzare» (13). Si cominciò con il trasferimento di guarnigioni militari e contadini han che fondarono i bingtuan , unità di produzione agri- cola e industriale distribuite su tutto il territorio e aventi la duplice funzio- ne di sfruttamento delle risorse e controllo del territorio. Contestualmente si attuarono po- litiche ad hoc per incoraggiare il di- slocamento della popolazione dalle varie regioni della Cina allo Xinjiang. «Qui guadagno il triplo di quello che guadagnavo nello Shaanxi - mi confessa un ingegnere han - e le case hanno dei prezzi molto bassi rispetto a tutte le altre zone della Cina». Il 59,4%della popolazione della regione non è di etnia han, sono ui- guri, mongoli, hui e kazaki,ma molto presto questa maggioranza diven- terà una minoranza. Human Rights in China denuncia che «l’educazione bilingue èmessa in pratica solo nelle scuole primarie, dove la lingua delleminoranze viene utilizzata nelle classi e nei libri di te- sto. A livello di scuole secondarie il mediumd’insegnamento diventa il mandarino».Durante i colloqui di la- voro è un prerequisito fondamenta- le conoscere alla perfezione il man- darino, lingua ideografica, isolante e tonale del gruppo sino-tibetano, che non ha alcuna somiglianza con lo ui- guro, lingua alfabetica, flessiva e al- taica del ceppo turcico.Questo fatto- re linguistico, insieme a una palese discriminazione del popolo uiguro, «sono egoisti e arretrati,molto diver- si da noi cinesi», confessa il mio ami- co han di Urumqi, vittima di una pro- paganda che raggiunge tutti, costi- tuisce un elemento fondamentale per la perdita dell’identità culturale e la formazione di un’élite uigura ur- bana e sinizzata da una parte, e sac- che di povertà nelle campagne e nei quartieri uiguri. Le rivendicazioni separatiste si so- no fatte sentire nel corso dei decen- ni attraverso dimostrazioni emanife- stazioni, talvolta con la formazione di veri e propri gruppi politici.Gli storici sostengono che nei periodi in L’ islamèunadellecinquereligioni ammessedal governocinese (1) edèprofes- satoda20milioni di persone.L’oasi diKashgar,moltovicinaal confinepakista- no, è il cuoremusulmanodellaCinae il centrodellaspiritualitàuigura:nellasua prefettura«all’iniziodegli anni ’50c’eranooltre12.000moschee» (2).Primache la cittàpassassesotto il controllodel Partitocomunistacinese«l’islamera lasocietàe lasocietàera l’islam» (3).Inseguitoalla«Rivoluzioneculturale» lemoscheerimaste sonoalcunecentinaia:quellapiù importanteè IdGah: Id dall’arabo «festa religio- sa», e Gah dal persiano «spazio pubblico».Costruita nel 1442,è un gioiello del- l’architettura islamica centro asiatica e rappresenta l’anima della città,anche dopo che il centro geografico cittadino è stato spostato in Piazza del Popolo, dove troneggia una gigantesca statua di Mao Zedong. È nella piazza antistante IdGah,un tempo ricca di roseti e specchi d’acqua, cari al popolo uiguro,e dove oggi c‘è una ampia spianata di cemento, che si svolge la vita sociale e religiosa della comunitàmusulmana,quotidianamente,ma so- prattutto il venerdì.Lamoschea è una delle più grandi in Cina e ha uno spazio per la preghiera che può accogliere fino a 5.000 fedeli.Ma il venerdì l’afflusso di persone è talmente alto che non è raro trovare uomini che pregano su piccoli tappetini all’esterno dell’edificio,vicino al vivace bazar. Nelle ore in cui si svolgono le attività religiose lemoschee sono controllate da camionette e pattuglie della polizia,mentre «a noi han,etniamaggioritaria in Cina,viene sconsigliato di avvicinarci laddove ci sono raduni di uiguri,permo- tivi di sicurezza»,mi confida un amico cinese che studia a Urumqi.Gli imamso- no scelti dal governo tra coloro che si sono diplomati all’Università islamica di Urumqi,gli uiguri sono così costretti ad aderire a un islamdi stato rigidamente controllato e limitato: nessuna scuola coranica senza approvazione dello stato, sermone dell’imam limitato amezz’ora al massimo, funzioni proibite ai mino- renni, divieto di svolgere in scuole e uffici pubblici qualsiasi pratica religiosa, comprese le cinque preghiere quotidiane, controlli severi durante il Ramadan. Nel 2001 il governo organizzò una campagna di «rieducazione politica», che colpì 8.000 imam, il pretesto fu la repressione dell’indipendentismo.Ma, come si riesce a carpire da fonti che chiedono l’anonimato, «esistonomoschee clan- destine, dove oltre il Corano studiamo i nostri diritti e parliamo di separati- smo». Al.Ca. (1) Le altre sono taoismo, buddhismo, protestantesimo e cattolicesimo. (2) Michael Dillom, Xinjiang,China’s Muslim Far Northwest , (3) RoutledgeCurzon, London 2004, p.28. (3) Michael Dillon, op.cit., p.28. Kashgar, il cuore musulmano della Cina Donne uigure al trucco in uno dei tanti negozi di vestiti tradizionali del bazar di Urumqi.

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