Missioni Consolata - Dicembre 2008

54 MC DICEMBRE 2008 BRASILE Brasile che l’America Latina sono - oggi - migliori con Lula che senza Lula». Detto questo, cosa non ha condiviso delle scelte politiche operate dall’ex operaiometallurgico e sindacalista divenuto presidente? «La statura politica di Lula è stata costruita attraverso unmovimento popolare.Una volta giunto al potere ha sbagliato appoggiandosi ad una sola gamba,quello del Congresso, dimenticando quella dei movimenti sociali. Era l’unico presidente nella storia del Brasile ad avere la possibilità di reggersi su 2 gambe. Invece, non ha mantenuto i vincoli con i movimenti. Lula ha preferito un contatto diretto con i poveri senza la mediazione dei movimenti popolari.Questo, secon- dome, è grave. Adesso Lula ha l’appoggio dei più poveri e dei più ricchi. I poveri per- ché oggi hannomigliori condizioni di vita, i ricchi perché oggi sono di- ventati ancora più ricchi. Tutti gli altri che stanno nel mezzo sono - invece - sostenitori critici di Lula». La riforma agraria, assente ingiustificata Il movimento dei semterra aveva ri- postomolte speranze in Lula.Ma è rimasto deluso: il latifondo conti- nua ad imperare e la riforma agra- ria non si vede... «È vero. Sono convinto che il futu- ro capitalista del Brasile non esiste se non ci sarà una riforma agraria.Tra l’altro,questa è una proposta storica del partito di Lula,ma non c’è alcun segnale che si farà. Assieme all’Argentina, il Brasile è il solo paese americano che non ha mai fatto una riforma agraria. Eppure il Brasile è il paese con più terre coltivabili delle 3 Americhe. Senza contare l’Amazzonia che non è coltivabile,ma che è ricchissima di risorse e soprattutto regolatrice del clima dalla Florida alla Patagonia». Lula e il Brasile si sono buttati nel business dei cosiddetti «biocombu- stibili», per la produzione di etanolo partendo dalla canna da zucchero. Lei è stato durissimo al riguardo... «Affamare le persone per nutrire le Il crollo del neoliberismo S ta avvenendo come per le guerre in Iraq ed Afghanistan, che da «giuste», «inevitabili», «umanitarie» sono diventate uno sbaglio che si vorrebbe ri- parare ma non si sa come. Il modello economico fondato sul capitalismo neoliberista è caduto in disgrazia, travolto da errori e contraddizioni. Fino a ieri, il libero mercato era la soluzione, anzi l’unica soluzione, per il progresso dell’umanità. Non si volevano regole e lacciuoli perché frenavano il dispiegarsi delle forze economiche (private). La fantasia umana ha così potuto volare li- bera ed ha partorito un mondo fondato sulla speculazione finanziaria e sull’in- ganno che ha portato vantaggi a pochi e danni a molti, in primis alle popola- zioni del cosiddetto Terzo mondo (impoverite) e all’ambiente (devastato). Oggi, fa effetto sentire politici ed economisti neoliberisti che spiegano (ten- tano di spiegare) il crollo di quello che consideravano il solo sistema econo- mico possibile. Ci dicono che il fallimento è dovuto ad alcune mele marce che, per proprio tornaconto, hanno tradito lo spirito del capitalismo e che lo stato (fino a poco tempo fa, disprezzato secondo i notissimi slogan: « meno stato, più mercato »; « meno pubblico, più privato ») deve tornare in campo per riparare i danni e ripristinare la fiducia. Oggi è giusto ricordare quelle organizzazioni (dal Forum social mundial ad Attac alla maggior parte delle Ong) e quei presi- denti (soprattutto latinoamericani: Chávez e Morales su tutti), che - pur attac- cati e spesso derisi - hanno sempre criticato quel sistema. Un discorso a parte meritano i mezzi di informazione. In Italia, è interessante vedere l’imbarazzo di coloro che - su media importanti - avevano magnificato il sistema, mentre persone competenti e preparate su piccoli media - Tonino Perna e Francuccio Gesualdi su Altreconomia , Andrea Di Stefano su Valori , tanto per citarne alcuni - da tempo parlavano di insostenibilità di questo mo- dello economico e della sottostante filosofia neoliberista. Rispettabile la posi- zione de Il Sole 24Ore , quotidiano della Confindustria, che nella prefazione di un suo ottimo libro scrive: «Dalla grande crisi non usciremo soltanto più po- veri, ma verranno profondamente cambiati molti dei paradigmi della nostra vita contemporanea: l’idea stessa della libertà di mercato, la natura dei rap- porti fra pubblico e privato (...) un altro mondo, ma non per questo necessaria- mente peggiore, se avremo la capacità e la lungimiranza di riscoprire la centra- lità dell’impresa e la civiltà del lavoro, liberandoci dall’illusione , fortemente di- seducativa, che il denaro produca da solo altro denaro» (2). Ma le notizie più sorprendenti arrivano dall’estero. L’inglese The Times , quoti- diano conservatore, in ottobre pubblica un lungo articolo (2) in cui, inopinata- mente, si chiede: «Ma allora aveva ragione Marx?».Meno tecnica ma più umana l’opinione di Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera: «Il movimento marxista ha cause reali e pone questioni giustificate. Poggiamo tutti sulle spalle di Marx, perché aveva ragione. Nella sua analisi della situazione (...) ci sono punti inconfutabili. (Marx) ha bene analizzato il carattere di merce del la- voro e previsto la mercificazione di tutti i settori della vita. (...) Con il tipo di ca- pitalismo ereditato dalla Seconda guerra mondiale non andiamo lontano» (3). Assai più modestamente, avevamo visto giusto anche noi di Missioni Consolata quando - pur criticati da una parte dei lettori - scrivevamo dei guasti prodotti dal neoliberismo e dalle politiche delle amministrazioni statunitensi. L’economia non è una scienza esatta. Anzi, forse non è neppure una scienza (4). Sarebbe importante che tornasse ad essere una materia finalizzata all’inte- resse collettivo, avendo come elementi centrali l’equità distributiva, la sobrietà dei consumi e il rispetto degli equilibri ambientali. Insomma, l’esatto contrario di quanto avvenuto fino ad oggi. Paolo Moiola (1) Ferruccio de Bortoli, Il mondo che verrà cambierà la vita di tutti , in AaVv, La grande crisi. Domande e risposte , i libri de Il Sole 24 Ore, ottobre 2008. (2) Philip Collins, Karl Marx: did he get it all right? , The Times, 21 Ottobre 2008; reperibile sul sito del quotidiano. (3) Su Der Spiegel, settimanale tedesco, 25 ottobre 2008, ripreso dal quotidiano La Stampa del 26 ottobre 2008; le tematiche sono analizzate nel recente libro del prelato te- desco dal titolo Il capitale. Una difesa dell’uomo . (4) Come suggerisce Giovanni Sartori, Corriere della sera, 19 ottobre 2008. I L MONDO CAPOVOLTO Ieri: libero mercato, privatizzazioni, deregulation, profitti, crescita. E il loro corollario: speculazioni, diseguaglianze crescenti, devastazione ambientale. Oggi: crollo, crisi, re- cessione, disoccupazione. A gran voce si reclama l’intervento dello stato, fino a ieri ripudiato. Ma basterà? E ancora: è utopia costruire qualcosa di diverso e migliore?

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