Missioni Consolata - Dicembre 2008
MISSIONI CONSOLATA MC DICEMBRE 2008 47 Che l’anarchia regni sovrana è dato dal fatto che non si capisce se stiano arrivando containers con aiuti materiali oppure no. Il depo- sito Caritas di Tblisi, che dovrebbe fungere da centro di smistamento, è praticamente vuoto. I georgiani ironizzano che gli aiuti in arrivo per il loro paese si devono cercare a Mosca. In questo marasma c’è spazio anche per le pagliacciate mediati- che: recentemente un cacciatorpe- diniere Usa ha attraccato nel porto di Poti e ha scaricato centinaia di pacchi di acqua minerale. Uno dei pochi prodotti che la Georgia esporta è l’acqua minerale. dotti, più o meno volontariamen- te, a lasciare le loro «nuove» abita- zioni. Ma non tutto è così nero come potrebbe sembrare, anche se le zo- ne di luce sono quasi sempre le- gate alla presenza di istituzioni oc- cidentali, curate e coccolate, certe volte anche troppo. Esistono infat- ti personaggi ambigui che girano per il paese a caccia di giornalisti occidentali cui vendere storie, emozioni, progetti con cui fare la famosa e sempiterna «marchetta». Sono personaggi senza scrupo- li, spesso georgiani, che puntano a lucrare sulla massa di denaro in arrivo. Sono in caccia di pubblicità a basso costo e per questo non esi- tano a offrire pranzi, cene, e com- pensi vari. Ma questa è un’altra storia . ■ Questo per quanto riguarda i ter- ritori non ribelli. Per il Sud Ossetia e Abkhazia nessuno sa nulla. Non si sa se ci siano profughi in Russia, né se chi non è scappato sia assi- stito da qualcuno. Le autorità di Tblisi non possono entrare dentro una zona occupata dai russi. Secondo alcune testimonianze i militari sovietici starebbero por- tando centinaia di containers con ponti aerei. Ma di fatto si tratta di territori fuori controllo: le ultime notizie certe provenienti da Tskhin- vali, capoluogo della SudOssetia ri- salgono a ottobre. I l presidente georgiano Saakash- vili ha chiesto al mondo due mi- liardi di dollari per la ricostru- zione del paese. Se mai arriveran- no, la gestione sarà un problema non da poco. La Georgia è un pae- se dove la corruzione dilaga, anche se è in diminuzione, almeno in cer- ti settori come le forze dell’ordine; mentre la reputazione delle Ong locali è quanto di più debole pos- sa esistere al mondo. Le scuole che inizialmente ospi- tavano i rifugiati lentamente stanno tornando ad assolvere i loro com- piti, così chi qui aveva trovato ripa- ro si trova costretto a vivere in una tenda oppure a rifugiarsi dentro ex ospedali militari cadenti, basi del- l’esercito, i vecchi blok sovietici. Il governo georgiano con i soldi della comunità europea vorrebbe dare una casetta a ogni famiglia; ma voci critiche giungono dalle massime associazioni internazio- nali: c’è il timore che tutto si pos- sa trasformare in una immensa speculazione edilizia fatta ai dan- ni di profughi, che verrebbero in- A LDO F ERRARI - Docente di Lingua e lette- ratura armena presso l’Università Ca’ Fo- scari di Venezia, è responsabile dell’Os- servatorio Caucaso-Asia Centrale per l’«Istituto di Studi di Politica Internazio- nale» (ISPI) diMilanoevicepresidentedel- la «Associazione per lo Studio dell’Asia centrale e del Caucaso» (ASIAC) . M AURIZIO P AGLIASSOTTI - Giornalista, vi- ve a Torino. Collabora con varie testate giornalistiche. È stato in Georgia nello scorso mese di settembre. M ILA T ESHAIEVA - Ucraina, ha lanciato la sua carriera come fotografa documen- tarista nel 2004, dopo aver lavorato per molti anni nel campo finanziario. Per la sua abilità nel trasmettere storie umane delle più remote parti del mondo, le sue foto sono riportate in varie riviste ed esi- bizione in Ucraina e all’estero. Gli autori Dis-informazione I nun’intervistarilasciataaTblisi per il settimanale Vita, mons. Giusep- pePasotto,amministratoreapostoli- coper i cattolici di rito latinonel Cau- caso, mi ha detto: «Sono rimasto sconvoltodalladisinformazioneme- diatica di questa guerra». Parole sante. Girando per la Georgia durante e subito dopo gli scontri, era facile incontrare corrispondenti che semplicemente inscenavano si- tuazioni di finto pericolo, oppure raccontavano di saccheggi inesi- stenti, colonne di profughi mai esi- stite, città distrutte (vedi Gori) in cui al massimo era stata bombardata l’ala di un palazzo: un tipo di giorna- lismo simile al tifo da stadio e i corri- spondenti nei panni di capi ultras . L’avanzata dell’esercito russo è stata una passeggiata per la Georgia. Ivan e i suoi commilitoni erano così strapotenti che non hanno avuto bisogno di sparare che qualche colpo di cannone.Ma nono- stante questa evidenza, Tblisi sa- rebbe stata «più volte bombar- data», addirittura «a tappeto»; Gori «rasa al suolo e saccheggiata». Dei morti nessuno conosce le cifre reali, ma dovrebbero essere 600 in tutto: ma a un certo punto erano «mi- gliaia». Guerrigliero georgiano a Gori.
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