Missioni Consolata - Dicembre 2008
36 MC DICEMBRE 2008 cialmente di teologia, definiscono come «necessità di Dio o divina» per sottolineare il mistero della libertà di Gesù con- giunto con quello di una chiamata particolare per un compi- to particolare: Gesù non si sottrae alla volontà del Padre fi- no al punto che la sceglie come fondamento della sua vita: «Prese la ferma decisione di dirigersi verso Gerusalemme» (Lc 9,51), la città di Dio, la città del compimento delle profezie, la città, dove la «necessità» di Dio diventa redenzione degli uomini e delle donne. U N PADRE SENZA FINE Di fronte alla necessità della gioia che condivide la vita ri- trovata del fratello, il figlio maggiore prende le distanze, si priva da sé della festa, e pretende anche di essere giusto. Il padre parla al plurale (in greco si ha il verbo in forma imper- sonale che può quindi leggersi come «plurale»): «È necessa- rio che noi ci si rallegri e si faccia festa», aprendo uno spira- glio sul fatto che la gioia o è comunitaria o è un inganno. Insieme ci si salva, da soli ci si danna. La comunità è il luo- go principe della festa di accoglienza, ma ancora una volta il figlio maggiore ne resta volutamente fuori, mentre il figlio mi- nore è immerso nel cuore della «casa», immagine della chie- sa, che lo accoglie con amore materno e lo custodisce entro i muri del suo cuore. Un padre e due figli. Il figlio scapestrato ora è dentro la ca- sa, mentre il maggiore rimane fuori; il padre che prima era col minore a fare festa, ora è fuori accanto al maggiore per con- dividerne l’angoscia e la resistenza; il figlio minore inizia il suo cammino di catecumenato dentro la chiesa in cui condivide la sua gioia di salvato, il figlio maggiore è in procinto di dare voce e corpo alla sua auto-scomunica perché egli si esclude da solo dalla prospettiva di salvezza della chiesa intera. Tra i due è il padre che ancora una volta spezza la sua vita, una parte per figlio, pur di tenerli uniti. Nella penna di Lc, il padre è sempre in movimento perché corre da un figlio all’al- tro, dentro e fuori la casa/chiesa: alla fine è l’unico a non ave- re un posto, ma è anche il solo che sa stare accanto ai suoi fi- gli senza pretendere da loro nulla in cambio del suo «esserci». Non cerca di cambiare i figli, ma li aiuta a guardare dentro di sé perché soltanto loro conoscono «la necessità» del loro cuore e il bisogno della loro vita. (continua - 23) ma ha anche rinnegato e oscurato la « Shekinàh /Dimora/Pre- senza» di Dio. Mentre il fratello minore è stato capace di riannodare i no- di della sua esistenza, ritornando alla sua origine e alla sua i- dentità, il fratello maggiore, stando sempre fuori di casa (il te- sto non dice che è entrato), in un colpo solo, ha reciso il suo passato e il suo futuro. Senza storia e senza prospettiva. b) Nel NT: il Figlio della necessità Nel NT si usa la stessa espressione per coloro che hanno condiviso le prove con Gesù (Lc 22,28-29), per il ladrone pentito che per primo sperimenta la promessa del compi- mento del regno: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43), segni premonitori di una realtà più profonda e radi- cale: la totale identità tra Gesù/il Figlio e Dio/il Padre: «Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie» (cf Lc 15,31 con Gv 17,10). Per Lc, l’evangelista del discepolo, seguire Gesù significa i- mitarlo nell’unità col Padre, l’opposto esatto di ciò che vive, decide e sceglie il figlio maggiore della parabola, che fu gene- rato figlio, ma volle essere schiavo, finendo per diventare ateo praticante, idolatra senza Dio. La parabola si conclude con la dichiarazione del padre sul- la «necessità» della festa che richiama la gioia del pastore che ritrova la sua pecora (Lc 15,6) e quella della donna casalinga che ritrova la moneta (Lc 15,9), formando, a livello tematico, una specie di «inclusione» tra l’inizio e la fine del capitolo 15 di Lc, aggiungendo così un altro elemento unitario sul piano letterario. Lc è particolarmente legato a questa «ineluttabilità neces- saria»: nel NT il verbo al presente (= dêi - bisogna) e all’im- perfetto (= èdei - bisognava) ricorre almeno 100 volte, di cui 40 solo in Luca: una presenza massiccia e segno che l’autore vuole sviluppare un proprio pensiero teologico. Già al compimento dei dodici anni, in occasione della ceri- monia della « Bar mtzvàh - figlio del comandamento», quando il giudeo diventa maggiorenne, mentre era nel tempio a di- scutere con i dottori della Toràh, alla madre che lo rimprove- ra, risponde che è suo compito (= dêi - bisogna) occuparsi delle cose del Padre suo (Lc 2,41-50, qui v. 49). In Lc, Gesù è pressato della «necessità» che gli studiosi, spe- «C OSÌ STA SCRITTO ...» DIVENTA UN LIBRO ! Paolo Farinella BIBBIA. PAROLE SEGRETI MISTERI Gabrielli Editori 2008, pag. 128, Euro 13,00 La bibbia è scritta in lingue lontane: ebraico, aramaico e greco ellenistico. Le traduzioni spesso non danno il senso originario e originale delle singole parole come del significato globale del testo. Questo libro aiuterà il lettore a soffermarsi su alcune parole per ricercare il senso «nascosto», non sempre evidente, che soggiace a ogni pagina della bibbia: in tal modo si vuole facilitare una lettura più profonda e spirituale. Il libro ripropone i primi 13 articoli del noto biblista e studioso delle lingue antiche don Paolo Farinella, pubblicati su Missioni Consolata nella rubrica «C OSÌ STA SCRITTO ...». Per acquistare i l l ibro: presso le pr incipal i l ibrer ie rel igiose o presso l’editore che invierà il libro in contrassegno direttamente a domicilio. Per ordini di retti : Gabrielli Editori (Verona) tel. 045 7725543 - fax 045 6858595 mail: info@gabriellieditori.it – www.gabriellieditori.it
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