Missioni Consolata - Dicembre 2008

MISSIONI CONSOLATA po unmese di viaggio sbarcò ad An- tofagasta, sulla costa cilena, per poi proseguire per Ciudad de Niño di La Paz. Si stabilì ad Anzaldo, piccolo paese di montagna a 3.200 metri di altitudine, dalle strade strette e tor- tuose, ma passaggio obbligato per i commerci degli indios. Dopo due anni di stretto contatto con questa realtà, condividendo o- gni loro problema ed esigenza e rendendosi conto che quella popo- lazione necessitava anche di unme- dico, il giovane Gamba tornò in Ita- lia per laurearsi inmedicina e chirur- gia all’università di Padova.Dopo un breve periodo di tirocinio in Svizze- ra, dove fondò « AsociacionHumani- taria dott.Pietro Gamba », gruppo di appoggio di alcune persone sensibi- li alla sua iniziativa, tornò in Bolivia. Con l’aiuto di tanti volontari nel corso degli anni, l’intera comunità di circa 12 mila abitanti distribuiti in un’area di quasi 60 chilometri qua- drati, venne dotata di un ospedale, sistema elettrico, acquedotto e rete fognaria.Notevoli conquiste per una più umana condizione di vita, nono- stante l’approccio iniziale con i cam- pesinos non sia stato facile, soprat- tutto per la comprensibile diffiden- za di questa gente. Molti i problemi che dovette af- frontare soprattutto all’inizio, come la difficoltà di comunicare con gli a- bitanti del posto che conoscevano soltanto il quechua, l’idioma delle popolazioni di origine incaica, anco- ra sconosciuto a Pietro. La loro natu- rale riservatezza, non disgiunta dal forte senso d’unione all’interno del- la loro comunità, fu uno degli aspet- ti che più lo colpirono, tanto da con- dividere sin dall’inizio usi e costumi (compreso l’abbigliamento) dei con- tadini con cui voleva affrontare que- sta esperienza. Partecipò attivamente al lavoro collettivo e a riunioni della comunità principalmente per promuovere una sensibilizzazione cristiana che si sarebbe concretizzata con la pre- ghiera domenicale comunitaria.Ma le esigenze di comunicazione diven- tavano sempre più impellenti, tanto che dovette studiare il quechua . L’i- dioma era particolarmente impe- gnativo e difficile da imparare, tanto da dubitare sulla possibilità di pro- seguire questa esperienza. Una delle prime realizzazioni co- munitarie fu l’edificazione di una scuola, alla quale Pietro partecipò senza risparmiare fatica e dedizione. In tal modo poté avvicinarsi sempre più alla gente umile e ospitale, ren- dendosi disponibile anche alle atti- vità più normali della popolazione; un impegno e generosità molto ap- prezzato dai campesinos, che permi- sero al dottore di insegnare ai loro bambini un po’di catechismo e la lingua spagnola, che non parlavano neppure a scuola. O ltremodo significativa e im- portante è la sua opera di medico, che esercita soprat- tutto tra la popolazione di Anzaldo. Nelle zone più depresse della Boli- via la mortalità infantile era molto e- levata: un bambino su tre entro il primo anno di vita e uno su due en- tro i cinque anni. Le cause erano do- vute alle pessime condizioni igieni- che, all’alimentazione insufficiente, alla carenza di vitamine, oltre alle complicazioni provocate da malat- tie polmonari; a ciò si aggiungeva la scarsa assistenza medica, sia perché molto costosa, sia per la naturale dif- fidenza nei confronti della medicina ufficiale; i campesinos , infatti, non la ritenevano capace di risolvere i loro problemi di salute,ma pensavano fosse unmezzo per approfittare del- le loro scarse risorse economiche. Nel suo impegnomedico e sanita- rio, il dottor Gamba è coadiuvato da altri quattromedici (un internista, un chirurgo e due biochimici) e al- cune infermiere. L’ospedale, attra- verso una convenzione con i padri Scolopi che gestiscono la parrocchia e la scuola locale, fornisce un’assi- stenza sanitaria a circa 800 studenti e con i Comuni di Acacio e San Pe- dro de Buenavista sono stati firmati degli accordi per il Sumi ( Seguro uni- versal materno infantil ), per la risolu- zione dei problemi inerenti alla gra- vidanza, al parto e ai primi anni di vi- ta del neonato. «Durante l’anno - spiega il dott. Gamba - si visitano circa 4 mila pa- zienti, che provengono da Anzaldo e dalle aree limitrofe, e si effettuano circa 200 interventi di chirurgia; in particolare sono stati praticati finora interventi per l’applicazione di pace- maker , impianti di protesi d’anca e interventi di correzione della colon- na vertebrale, e di oftalmologia». La dedizione di Pietro Gamba continua senza interruzione ormai da oltre un ventennio, a parte una breve pausa nei mesi scorsi per ri- congiungersi con la famiglia e pre- sentare il suo libro. In tale occasione ha richiamato l’attenzione sul con- cetto di assistenzialismo puro, come di una vera piaga per la povertà. E ha così spiegato: «Non di rado, di fronte all’estrema povertà, ci si sente come in preda a un delirio di onnipotenza benefico.Questa volontà di dare conforto e aiuto, se esasperata, può favorire una forma di welfare pater- nalistico, che non risolve alla radice i problemi ma, al contrario e più con- cretamente, spreca molto denaro». Anche per questa ragione il dottor Gamba vorrebbe che l’orgoglio dei campesinos fosse più forte e sentito, tanto da indurlo a responsabilizzarli maggiormente con la richiesta di piccoli contributi per le cure loro prestate, rendendoli così più parte- cipi alla propria vita. Proprio come intendeva il medico alsaziano Albert Schweitzer: non solo una assistenza non gratuita per il bene di tutti,ma anche condivisione e solidarietà con i propri simili. ■ MC DICEMBRE 2008 27 Il dottor Pietro Gamba soccorre un bambino che si è fratturata una gamba.

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