Missioni Consolata - Dicembre 2008

MISSIONI CONSOLATA Purtroppo, l’impunità continuerà a dilagare: per un caso che arriva in tri- bunale, ce ne sono altre centinaia chemai arriveranno.Oppure ci arri- vano tramitemenzogne e la ricerca di un colpevole a tutti i costi, come nel caso di DavidMeza Argueta: fu arrestato nel 2003 ed è stato prosciol- to nel 2006,dopo tre anni di carcere, quando si è arrivati alla detenzione dei due poliziotti che gli avevano e- storto, sotto tortura, la confessione di un omicidiomai commesso. A d accrescere l’amarezza di do- vere accettare che fino ad og- gi poco o nulla è cambiato, si aggiunge il prezzo da pagare da par- te di chi alza la voce chiedendo giu- stizia ed è altissimo. «Dal maggio 2005, i bus notturni che trasportano le operaie, entrano nelle maquiladoras della città e le portano fino sotto casa, senza lasciar- le ai bordi di strade buie; e quando una donna scompare, viene subito cercata senza attendere 48 ore dalla denuncia come succedeva prima» di- ce Marisela. Ma è poca cosa.A cominciare dalla stessa donna,dal 2001 alle prese con attentati di ogni tipo. «In questi anni sono stata attaccata più volte da per- sone con il volto coperto - rivelaMari- sela. Hannominacciato, se non la smetto di parlare,di rapire e uccidere lemie figlie,poi avrebbero fatto lo stesso conme.Un giorno sono stata inseguita inmacchina, tamponata, spinta fuori strada. Il primo agosto 2007mi hanno sparato due pallotto- le che per fortuna hanno colpito la carrozzeria dellamacchina e nonme. Dal 2005 cammino con un bastone: il piede zoppo è il triste ricordo di una macchina che mi ha investita». E questo nonostante che la donna vada in giro con la scorta; dal 2003 al 2005 ha avuto quella statale,ma è stata un’esperienza controproducen- te: poco professionale, non si presen- tava all’ora prestabilita e, aggiunge la stessa Marisela, «sembrava unmodo per controllarmi, per questo ho chie- sto di sospenderla». Poche settimane fa, la sfortunata donna ha perso un nipote: anche lui prima rapito, poi torturato e ammaz- zato. Non si sa se il fatto sia diretta- mente connesso alla sua attività, di certo ha contribuito ulteriormente ad accrescere la paura. Per questo, si è mossa ancora una volta Amnesty International , che già negli scorsi an- ni l’aveva appoggiata con appelli ur- genti al governomessicano. In questi giorni, tramite soprattutto una delle sue reti locali, il gruppo 108 di Vimer- cate (MI),Marisela è riuscita a rime- diare una scorta governativa dalla commissione per prevenire e sradi- care la violenza contro le donne a Ciudad Juárez. Anche le altre donne girano ora sotto scorta;ma il pericolo è ritornato alto dopo il 3 ottobre 2008, quando è stato proiettato nelle maggiori città messica- ne, tra cui la stessa città dei femminicidi, un crudo docu- mentario fatto da due dei pochi giornalisti impegnati nella cau- sa. «Sì, perché tutti gli altri sono corrotti dalle autorità - aggiunge sconcertata Marisela -. Basti pen- sare che in televisione noi appa- riamo pochissimo, e quando acca- de è per screditarci: viene detto alla gente che con la nostra attività ro- viniamo l’immagine di Ciudad Juá- rez nel mondo». Incredibile. E l’opinione pubblica? «O ci crede, o è consenziente: abbiamo fatto un sondaggio, chiedendo ai passanti se sapevano la storia del femminicidio. Ebbene, solo uno su dieci conosceva la situazione inmodo soddisfacen- te». Di fronte a tutte queste difficoltà, le donne dell’associazione non si danno (ancora) per vinte. E continua- no a viaggiare per il Messico e il mondo per svegliare le coscienze. In Italia,Marisela torna proprio a dicembre 2008. Viene ricevuta, con Amnesty, dall’ambasciata messicana. È candidata per ricevere la cittadi- nanza onoraria dalla città di Torino. Tiene anche molti incontri pubblici: andiamola a conoscere. Lei ha un so- gno, smettere di scrivere quotidiana- mente sul sito dell’associazione: «Og- gi è il giorno tale e ancora non si è ri- solto niente»; vorrebbe invece scriverci: «Da oggi in poi non ci saran- no più femminicidi a Ciudad Juárez». Un sogno da sostenere e realizza- re: una eventuale sconfitta sarebbe una grave disfatta per l’intera società umana. ■ MC DICEMBRE 2008 25 P ER SAPERNE DI PIÙ : il sito ufficiale dell’associazione «Nuestras hijas de regreso a casa»: www.mujeresdejuarez.org; inoltre, il libro «Donne per un altromondo», di cui si parla a pagina 60 di questo stes- so numero. Poster del film «Bordertown» e una scena del film.

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