Missioni Consolata - Dicembre 2008

24 MC DICEMBRE 2008 MESSICO visibile. È la stessa Marisela Ortiz che lo dice in ogni occasione pubblica. È lei la portavoce più conosciuta del- l’associazione, sempre in prima linea alle marce settimanali per il centro della città, con le croci rosa inmano (simbolo dei femminicidi), spesso in viaggio all’estero; così pure le altre due donne, per sensibilizzare l’opi- nione pubblica a muoversi, a fare qualcosa per aiutare l’universo fem- minile di Ciudad Juárez a uscire dal proprio incubo. «Non smetteremomai di chiedere giustizia, anche a costo di sacrificare la vita» spiega Marisela, che quando ti parla ti guarda in faccia, con uno sguardo risoluto e tenero allo stesso tempo. È lo sguardo di una madre di due figlie, segnata da anni di soffe- renze, di atrocità vissute da vicino: nel febbraio 2001,mentre lavorava nella scuola come insegnante, ha co- nosciuto la realtà del femminicidio in prima persona. «Alejandra, la mia a- lunna migliore, venne rapita e mai più ritrovata.Aveva 17 anni.Da quel momento ho cambiato vita» raccon- ta Marisela. Da allora è diventato un volto no- to, e, con Norma,Marìa Luisa e le altre donne dell’associazione non hanno mai smesso di parlare. «Anche alcuni uomini ci aiutano,ma non si fanno vedere in pubblico» rivela la donna, ben cosciente che il machismo (ma- schilismo) in Messico è ancora oggi una piaga quotidiana. F inora, il frutto del loro impegno è poco, troppo poco in patria. Tutta colpa, senza ombra di dubbio, delle istituzioni latitanti.Mol- to eco, invece, all’estero; ne sono una conferma la serie di condanne pub- bliche da parte di istituzioni interna- zionali contro il governo centrale messicano e le amministrazioni dei distretti federali. Su tutte, la risoluzione del Parla- mento europeo dell’11 ottobre 2007, che, all’interno di una denuncia delle violenze di genere perpetrate nell’A- merica centrale, faceva particolare ri- ferimento alle efferatezze di Ciudad Juárez. Solo a quel punto, del resto, il Governomessicano, ha dato segni di cedimento del proprio immobilismo: il presidente, Felipe Calderón ha di- chiarato che si sarebbe impegnato in prima persona per cambiare le cose. Salito al potere grazie a brogli elet- torali, spesso accusato di chiudere gli occhi di fronte a varie situazioni di palesi violazioni dei diritti umani, co- me le repressioni contro i movimenti degli insegnanti nello Stato di Oaxa- ca e le esperienze non violente di de- mocrazia dal basso degli zapatisti nel Chiapas, il presidente ha lasciato le cose inalterate a un anno dalla sua promessa. L’unico ufficio creato ad hoc , quello «per la ricerca di donne scomparse», gestito dalla Procura della giustizia dello stato di Chihuahua, ha chiuso i battenti lo scorso aprile, con la scusa dei tagli imposti da una riforma governativa; così viene evidenziato ancora una volta il disinteresse delle istituzioni, che non vuole considerare la lotta al femminicidio una priorità. Anche per questo, il 25 luglio 2008, una nuova condanna al governo messicano è arrivata dalla Coidh , la «Corte interamericana dei diritti u- mani», importante organizzazione continentale, che ha deciso di citare in giudizio lo statomessicano per le sue colpe e negligenze in una udien- za pubblica, che si terrà i primi mesi del 2009 a San José in Costa Rica, se- de della Coidh. Poco conta che, nel frattempo, il 17 settembre scorso, si sia finalmente consumato il primo vero processo o- rale per femminicidio.Una donna di nome Dolores Tarín, sopravvissuta per miracolo al suo aguzzino, ha po- tuto testimoniare contro di lui, grazie anche a un giudice ostinato, che ha voluto a tutti i costi l’udienza in aula, alla quale si è arrivati nonostante le pressioni governative che richiede- vano, incredibilmente, il patteggia- mento. Ma conta molto, invece, per le associazioni in difesa dei diritti uma- ni messicane. Due ragazze con croce rosa, e manifesto con la scritta: «Contro il femminicidio a Ciudad Juarez esigiamo giustizia e fine dell’impunità». La signora Marisela Ortiz Rivera, fondatrice dell’associazione «Nuestras hijas de regreso a casa».

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