Missioni Consolata - Dicembre 2008
20 MC DICEMBRE 2008 presidente boliviano (indigeno) ha voluto trasmettere ai movimenti so- ciali riuniti nella giornata continen- tale di solidarietà con la Bolivia. «Fratelli e sorelle, quello che è suc- cesso il 10 agosto con il referendum revocatorio in Bolivia ( vedi MC otto- bre 2008,ndr ) è un atto importante non solo per i boliviani ma per tutti i popoli dell’America Latina. Lo dedi- chiamo a tutti i rivoluzionari del continente e del mondo, rivendican- do la lotta di tutti i processi di cam- bio. Io venivo a esprimere la forma per recuperare il buon vivere, ritro- vare la nostra visione della madre GUATEMALA terra, che per noi è vita, perché non è possibile che il modello capitalista converta la natura inmerce. Vediamo sempre maggiori coinci- denze tra i movimenti indigeni e le organizzazioni sociali, che lottano per il vivir bien . Il mio saluto abbrac- cia tutti, perché possiamo, in forma C hi pensa che la produzione degli agrocom- bustibili possa essere la soluzione per limita- re il cambio climatico, purtroppo si sbaglia. Questo è il concetto più chiaro che emerge da un pre-forum di due giorni sul tema svoltosi a Città del Guatemala al quale hanno partecipato i principali studiosi del settore. Concetto ribadito nei vari se- minari di divulgazione promossi durante il Forum stesso. «Il tema degli agrocombustibili è estrema- mente complesso e quanto mai attuale» spiega A- lexandra Strickner dell’ Institute for Agricolture and Trade Policy , «si mischiano dinamiche differenti, come le politiche di sicurezza energetica, la mi- naccia alla biodiversità, lo stress idrico e l’insicu- rezza alimentare dei paesi produttori». L o scenario del continente americano è molto vario. Il caso della Colombia rappresenta in- dubbiamente il quadro più negativo: la strut- tura produttiva del paese si basa sulla canna da zucchero e la palma africana: 12.000 lavoratori so- no impegnati nella produzione della prima e gua- dagnano 2 dollari per ogni tonnellata di canna ta- gliata. Il 40% dei colombiani soffre di malnutrizio- ne e la Colombia importa tutti i suoi alimenti, fatta eccezione del riso. Il Guatemala è invece il paese dove la produzione di agro- combustibili ha avuto un peso maggiore nella perdita di terre- no utilizzato per la produzione alimentare, tale da ridurre il rac- colto di grano dell’80%. Il Brasi- le vede gli agrocombustibili co- me fonte di indipendenza ener- getica, ma anche come sostegno alla produzione fami- liare, impegnata per il biodiesel. Oltre 10 milioni di ettari di ter- ra servono per produrre etano- lo e il paese è leader nel trasfe- rimento di tecnologia per il pro- cessamento. Stupisce quasi che sul tema si sia espressa con giudizio nega- tivo anche la Banca mondiale. L’istituzione ha definito la pro- duzione di agrocombustibili non redditizia sul lungo perio- do e fattore causa di una mag- giore insicurezza alimentare. Una produzione si definisce sostenibile se ha un basso impatto ambientale, se non necessita di risorse esterne e se rispetta una certa equità nell’uso del beneficio prodotto. N el caso degli agrocombustibili nessuno di questi elementi viene rispettato: una tonnel- lata di palma africana produce un’emissione di CO 2 dieci volte superiore a quella del petrolio e necessita di un’enorme quantità di acqua. Tutta la catena produttiva, dalle sementi alla trasformazio- ne è controllata da un numero ristretto di imprese multinazionali, mentre la maggior parte della pro- duzione per agrocombustibili dei paesi latino a- mericani è destinata all’esportazione, con l’ecce- zione del Brasile. «Stiamo fronteggiando una crisi energetica per- ché consumiamo più di quanto produciamo» spie- ga Roberto Stuart del Centro de Estudios y Analisis Politico de Nicaragua, «è quindi il modello che bi- sogna cambiare, agendo a livello di riduzione del consumo e non solo cercando nuove fonti». Oc- corre iniziare a controllare la domanda di agro- combustibili, applicare un sistema di certificazio- ne di produzione sostenibile che tuteli le condizioni dei lavoratori e preservi l’ambiente. Ermina Martini La sfida degli Agrocombustibili
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