Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
90 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 RUSSIA E CAUCASO zione Memorial di Mosca che lavora alla diffusione di informazioni, studi e ricerche che riguardano le temati- che dei diritti umani all’interno della Russia e degli altri stati nati dalla dis- soluzione dell’Urss. Ma le intimidazioni continuano: Il’jas Shurpaev era un giovane gior- nalista originario del Daghestan e in- viato in Cecenia dal primo canale te- levisivo per il Caucaso russo. È stato trovato ucciso a casa sua a Mosca nel marzo scorso. Il giornalista aveva lavoratomolto nei teatri più caldi del paese e del Caucaso ex sovietico, dalla Cecenia al Daghestan,dall’In- guscezia alle repubbliche georgiane secessioniste di Ossezia del Sud e Abkhazia.Teneva un blog su inter- net, dove,poche ore prima della morte, aveva commentato la deci- sione del giornale vicino all’opposi- zione daghestana Nastojašeje vremja (Tempi moderni) di includer- lo in una «lista di persone il cui no- me è categoricamente proibito menzionare sulla testata». «È incredibile - scriveva Shurpaev - sono finito tra i dissidenti...Ma sono soltanto un cronista.Nonmi sono L aSlovenia,unadelleexRepubblichedellaFederazione ju- goslava, diventaunostato indipendente il 25giugnodel 1991epochimesi dopo,nel dicembredellostessoanno,viene riconosciutadaalcuni paesi europei.Il 15gennaiodel 1992ot- tiene il decisivoriconoscimentodell’alloraComunitàeuropea ediventaconseguentementemembroapienotitolodelleNa- zioni Unite. Negli oltre 16 anni trascorsi da quell’importante ricono- scimento internazionale la Slovenia si èmossa sullo scac- chiere internazionale ed europeo rapidamente e con inne- gabile successo.Nel 1999 presiede per 6mesi il Consiglio di sicurezza dell’Onu,nel 2003 fa ingresso nella Nato, il primo maggio del 2004 aderisce invece a pieno titolo nell’Unione europea.Nel 2007 è il primo, tra i nuovi paesi membri del- l’Ue, ad adottare l’euro e alla fine dello stesso anno diventa uno dei paesi dell’area Schengen.Nel 2008 guida il primo semestre di Presidenza europea. Dalla fotografia appena descritta emerge un paese parti- colarmente virtuoso nella propria europeizzazione politica, economica e istituzionale.È proprio per questomotivo che l’esistenza di un problema fondamentalmente umanitario ma anche politico e fortemente lesivo dei diritti umani di migliaia di persone, come quello dei cosiddetti «cancellati» non è comprensibile,né tantomeno accettabile. Tutto in una notte (26 febbraio 1992) Chi sono i «cancellati»? I «cancellati» sonomigliaia di per- sone, un tempo cittadini jugoslavi di diversa appartenenza etnica (serbi, croati,bosniaci,montenegrini,macedoni,alba- nesi, rom,misti,persinomolti sloveni nati altrove) con resi- denza permanente in Slovenia, che il 26 febbraio del 1992 - a loro insaputa - furono letteralmente cancellati dal registro di residenza permanente,perdendo così lo status di resi- denti ed ogni diritto che la residenza garantiva loro: assi- stenza sanitaria, casa, lavoro,pensione, istruzione,docu- menti etc... In una sola notte,per una decisionematurata nel ministe- ro degli Interni (il governo era allora inmano alla coalizione di centro-destra Demos) e che non pochi definiscono di «pu- lizia etnica amministrativa»,vennero rimossi dai registri di residenza permanente 18.305 cittadini jugoslavi privi della cittadinanza slovena.Tale decisione - che più tardi verrà di- chiarata anticostituzionale e illegale dalla stessa Corte co- stituzionale della Slovenia - venne ambiguamentemotivata dai responsabili del governo sulla base del fatto che quelle persone non avevano regolarizzato il proprio status entro i 6mesi stabiliti dalle nuove leggi per inoltrare la richiesta di cittadinanza.L’ambiguità e l’inattendibilità di tale spiega- zione risiede nel fatto che i «cancellati» ( izbrisani in sloveno, ndr) non persero solo il diritto alla cittadinanza della Re- pubblica di Slovenia,bensì anche quello ad essere trattati da stranieri con residenza stabile nel paese. Da jugoslavi a «cancellati» Alla vigilia dell’indipendenza la Slovenia, in diversi docu- menti e dichiarazioni,aveva solennemente promesso a tutti i cittadini jugoslavi residenti nel territorio della Repubblica che la proclamazione dello stato indipendente non avrebbe intaccato in alcunmodo i loro diritti.Così non fu.Dei circa 200mila residenti jugoslavi non sloveni circa 170mila inol- trarono in tempo la richiesta di cittadinanza,ottenendola senza particolari problemi.Ma circa 30mila persone non presentarono la richiesta oppure - in 2.400 casi - videro re- spinta agli sportelli del ministero degli Interni la propria pratica perché non furono in grado di allegare in tempo tut- ti i documenti richiesti.Si trattava in gran parte di residenti le cui città natali erano in guerra e dove il recupero della do- cumentazione era difficile o impossibile. Alcuni la nazionalità slovena non la volevano,altri non sa- pevano di non averla,altri ancora - soprattutto anziani - non erano stati debitamente informati sul da farsi o assistiti nel- la compilazione delle pratiche.Non furono pochi i casi di persone etnicamente slovene,nate però in un’altra Repub- blica jugoslava, che nemmeno immaginavano di dover ri- chiedere formalmente il riconoscimento della propria na- zionalità. Numerosi anche i casi di persone anziane che in Slovenia risiedevano sin dagli anni ’50 e che rispetto al pro- prio status non sospettavano alcunché di irregolare o pro- blematico. Circa 11mila di questi residenti jugoslavi lascia- rono la Slovenia subito dopo l’indipendenza.Gli altri 18.305 invece rimasero senzamodificare il proprio status e solo più tardi cominciarono a rendersi conto di aver perso ogni dirit- to e che la loro residenza permanente nel paese era stata cancellata arbitrariamente, senza spiegazioni. IZBRISANI, CANCELLATI Dal 1992 Lubiana ha cancellato dai registri di residenza permanente quasi 20 mila persone, un tempo cittadini jugoslavi (serbi, croati, bosniaci, ...), residenti nel paese ma prive della cittadinanza slovena. Gran parte di questi «clandestini» ha resistito, ma la loro odissea giuridica ed umana non è ancora terminata. La Slovenia è un paese emergente dell’Unione europea. Anche per questo «i cancellati» non meritano l’imbarazzante silenzio dell’Europa. Slovenia
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