Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
70 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 INDIA S.Kumars , un’azienda tessile indiana, nel 1996. Le proteste e i rallies da parte della popolazione esplodono l’anno successivo e inaugurano lun- ghi anni di azioni,denunce, sit-in e scioperi della fame. La risposta da parte del governo del Madhya Pradesh, sia esso guida- to dall’ IndianNational Congress o dal Bharatya Janata Party , è sempre sta- ta piuttosto ambigua e contradditto- ria. Le proteste guidate dal Nba sono riuscite a fermare i lavori per ben cin- que anni,ma qualcosa di nuovo e i- naspettato avrebbe reso la situazio- ne ben più complicata: i forti interes- si di aziende straniere investiti nel progetto idroelettrico di Maheshwar. Se infatti la S.Kumars deteneva allo- ra solo il 7%del capitale investito,da chi era controllato il restante 93%? Da unamultinazionale all’altra C’era un po’di tutto,dall’Europa a- gli Stati Uniti.Tanto per cominciare la Germania con la Bayernwerk , la Ve- reinigte ElektrizitaetswerkeWestfalen e persino l’agenzia di credito Hermes ; rumorose proteste da parte di cittadini tedeschi a Berlino e di in- diani davanti all’ambasciata a Delhi le costringono a ritirarsi nel 1999. Tuttavia, l’anno successivo un nuo- vo attore economico transnazionale compare sulla scena indiana: si tratta del colosso statunitense Ogden E- nergy Group , che firmò un Memoran- dumof Intent per l’acquisto di quel 49%di azioni del progetto abban- donato dalle aziende tedesche; que- sto avviene durante la visita in India dell’allora presidente americano Bill Clinton. La Ogden Corporation (Oc) è una multinazionale che detiene grossi interessi nel settore dei servizi aerei, nello spettacolo (è proprietaria di parte del capitale investito in ca- sinò e hotel in America Centrale), nel settore ambientale ed energetico. Tuttavia, essa non ha esperienze né conoscenze per quanto riguarda la progettazione di grandi dighe; inol- tre, si trova attualmente sotto accusa per aver favorito politiche non soste- nibili di smaltimento di rifiuti e per gravi carenze nel campo della li- bertà sindacale.Nell’aprile del 2000 anche la Ogden Corporation diviene bersaglio di forti contestazioni di fronte all’ambasciata statunitense a Delhi e a NewYork soprattutto da parte di simpatizzanti del Narmada Bachao Andolan residenti negli Stati Uniti. Si tratta in particolare di orga- nizzazioni come il Friends of the River Narmada e l’ International Rivers che sono tuttora in costante contatto e collaborazione con il Nba. Le proteste in India, in Europa e negli Stati Uniti riescono a fermare i finanziatori e interrompere i lavori per alcuni anni. E ora? Nella primave- ra del 2007 il cantiere è stato riaper- to grazie a fondi privati indiani, in particolare dell’azienda Sew Con- structions Limited di Hyderabad, già promotrice di numerosi progetti i- droelettrici, acquedotti, strade,ponti e infrastrutture urbane. Sono stati ri- chiamati gli operai, la maggior parte dei quali vengono reclutati in aree geografiche remote (perlopiù dai poveri stati del Chattisgarh e Bihar), per scongiurare pericolose alleanze con le popolazioni locali. Essi sono tuttora accampati presso il sito della diga in tende di fortuna e in condi- zioni igienico-sanitarie precarie. La storia sembra dunque ripetersi, con nuovi attori e nuovi scenari eco- nomici: alcune aziende «occidentali» hanno ritirato i finanziamenti, la- sciando che siano gli stessi indiani a sostituirli.Poco cambia in fondo, tan- to si godrà comunque dei benefici e tutti saranno contenti: i costruttori per i guadagni degli appalti, l’opinio- ne pubblica indiana delle grandi città lontane dal fiume per il presti- gio che otterrà il loro paese, le azien- de straniere che non dovranno spor- carsi lemani,molti fuori dall’India che non sentiranno più parlare delle Grandi dighe sulla Narmada.Un po’ meno contenti i lavoratori delle terre sommerse, coloro che non ricevono compensazioni,quelli che devono lasciare di corsa i loro villaggi per non annegare,quelli che si troveran- no confinati dalle acque del bacino della diga su una collina,quelli che ancora non capiscono il perché di tutto questo. Tuttavia, i legami fra organizzazio- ni indiane, europee, statunitensi (e non solo) si sono intensificate, anche grazie alla piattaforma creata dal World Social Forum , che nel 2004 si riuniva a Mumbai. Gli sfollati non si arrendono Alla fine degli anni ’90 viene creata la World Commission onDams , che u- nisce favorevoli e contrari, costrutto- ri emovimenti sociali,per favorire scambi di informazioni e garanzie reciproche. Inoltre, le critiche e la ri- cerca di valide alternative alle grandi dighe presenti in tutto il mondo ha accresciuto la consapevolezza del problema a livello internazionale. La pressione sullemagistrature nazio- nali dà i primi risultati concreti, affin- ché garantiscano adeguati risarci- menti. È del 22 febbraio 2008 la noti- zia che il Tribunale del Madhya Pradesh ha proibito ulteriori avanza- menti del progetto di Maheshwar se non vengono assegnate nuove e ap- propriate terre agli sfollati,mentre all’inizio di aprile lo stesso tribunale ha chiestomaggiori dettagli e ga- ranzie sulle terre coltivabili assegna- te agli sfollati. Chi avrà l’ultima parola in una In- dia la cui economia presenta tassi di sviluppo cinesi? ■ (1) La NHPC, National Hydroelectric Power Corporation , è un’impresa fondata nel 1975 dal governo centrale indiano con lo scopo di sviluppare i progetti idroelettrici su diversi fiumi indiani. Dal momento che è controllata dallo stato, le è stato permesso di ignorare qualsiasi legge o regolamento del ministero dell’Ambiente indiano e della Corte su- prema. Attualmente il governo indiano detiene il 51% del capitale. Gli altri attori sono banche nazionali e straniere, tra cui banche inglesi, giapponesi, francesi, olandesi e l’italiana Monte dei Paschi di Siena. (2) La World Commission on Dams -Commissione mondiale sulle dighe - nasce nel 1997 a Gland, in Svizzera, durante un incontro fra costruttori di dighe e loro oppositori,membri di ong e movimenti. Si cercano principi comuni per la revisione dei progetti idroelet- trici: trasparenza, consultazione e partecipazione. La Commissione viene finanziata da più soggetti: da più di 50 governi, agenzie internazionali, imprese private (multinazio- nali e costruttori), fondazioni e ong. (3) Nel 1992 la Banca mondiale nomina una commissione indipendente per un accurato studio su una delle più controverse dighe sulla Narmada, la Sardar Sarovar Dam . I ricer- catori si accorgono che qualcosa non va nel progetto: troppi punti oscuri, troppo pochi i successi ottenuti, fallimenti clamorosi dei programmi di reinsediamento degli sfollati, intere comunità disgregate e impoverimento del suolo. Il loro rapporto finale, cono- sciuto come Morse Report , influenzerà le scelte strategiche della Banca mondiale nella gestione dei progetti idroelettrici in tutto il mondo.
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