Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
negare la loro fede. Ma anche i membri delle confes- sioni ammesse spesso sono perse- guitati se solo osano criticare il regi- me. Il caso più eclatante è quello del patriarca copto ortodosso abune Antonios. Per aver difeso alcuni suoi sacerdoti ed essersi opposto all’in- terferenza del governo negli affari della sua chiesa, nel 2006 è stato pri- ma messo agli arresti e poi nel mag- gio 2007 è stato destituito e sostitui- to con abune Dioskoros, figura mol- to vicina al regime di Isayas. Questa elezione non è stata rico- nosciuta dalle altre chiese ortodosse e oggi abune Antonios, nonostante viva agli arresti domiciliari e sia gra- vemente malato, è riconosciuto co- me il vero patriarca della chiesa cop- ta eritrea. Anche la chiesa cattolica ha dovu- to subire le vessazioni governative. Nel 2006, il regime ha imposto che scuole, ospedali e tutti gli altri servizi sociali gestiti dalla chiesa passassero sotto il controllo del ministero del Welfare.Nel novembre 2007, a 13 missionari è stato negato il rinnovo del permesso di soggiorno e sono stati espulsi. Stampa imbavagliata L’Eritrea è l’unico paese africano a non avere mezzi di comunicazione di massa privati.Giornali, televisioni e radio sono tutti controllati dal re- gime. Nel 2001 dieci giornalisti che hanno apertamente appoggiato i ministri dissidenti sono stati arresta- ti e sono tuttora detenuti nelle pri- gioni di stato. vittoria aveva anche contribuito alla caduta del regime di Menghistu Hailé Mariam, il negus rosso che, gra- zie all’appoggio dell’Unione Sovieti- ca aveva tiranneggiato per 15 anni l’Etiopia. Ad Asmara e ad Addis Abeba go- vernavano due gruppi politici cre- sciuti nella lotta contro il regime co- munista e, tra l’altro, provenienti dal- lo stesso gruppo etnico: i tigrini. Si pensava quindi che per il Corno d’A- frica si preparasse un periodo di pa- ce e sviluppo economico che avesse come volano la collaborazione fra E- ritrea ed Etiopia. Ben presto le spe- ranze si sono rivelate infondate. L’Eritrea ha prima scatenato una guerra contro loYemen per il pos- sesso di alcune isole nel Mar Rosso. Poi se l’è presa con l’Etiopia riven- dicando la città di confine di Bad- me. La guerra, che si è scatenata nel 1998 e terminata nel 2000, ha cau- sato circa 70 mila morti. Infine, è storia recente, l’Eritrea ha attaccato Gibuti, sempre per una disputa sui confini. Le scaramucce tra eritrei e gibutini, per il momento, hanno fat- to pochi morti,ma preoccupa la possibile escalation che potrebbe portare a una guerra aperta. Nel frattempo, Isayas Afeworki, che ave- va dato di sé un’immagine di leader democratico che aveva combattu- to per la libertà del suo popolo, si è trasformato in un dittatore spietato e il suo paese in un carcere a cielo aperto. Diritti banditi In Eritrea non esiste una Costitu- zione che garantisca i più elementa- ri diritti civili e politici e un assetto i- stituzionale democratico. In realtà, la bozza di una carta fondamentale era stata approvata nel 1997,ma non è mai entrata in vigore.A ciò è seguito un progressivo irrigidimen- to della vita sociale e politica eritrea. Dall’indipendenza non si sono mai tenute elezioni politiche e il par- lamento ad interim non si riunisce dal 2002. Sono poi stati banditi tutti i partiti politici, fatta eccezione per il Fronte popolare per la democrazia e la giustizia, la formazione del presi- dente. Così come i partiti, anche le organizzazioni della società civile sono state bandite. Nel 2001, un anno dopo la fine della guerra contro l’Etiopia, undici ministri che avevano chiesto una riforma politica in senso democrati- co sono stati arrestati e detenuti in prigioni segrete. «Le loro famiglie - denuncia il rapporto di Amnesty In- ternational del 2008 - non li hanno più visti da allora. Il governo li ha ac- cusati di tradimento,ma non ha mai organizzato un processo nei loro confronti. Secondo alcune testimo- nianze, il generale Ogbe Abraha sa- rebbe morto a causa delle terribili condizioni di detenzione e per la mancata assistenza medica». Qualsiasi forma di dissenso è tutt’oggi repressa duramente.Gli oppositori vengono arrestati e tor- turati. Prigionieri che sono riusciti a scappare hanno raccontato che i dissidenti vengono rinchiusi in con- tainer esposti al sole ad alte tempe- rature. Moltissimi muoiono. Persecuzioni religiose In Eritrea sono ammessi solo quat- tro culti: cattolico, evangelico lutera- no, copto ortodosso e musulmano. Tutte le altre religioni sono bandite e i loro fedeli duramente persegui- tati. Secondo Human RightsWatch (organizzazione statunitense di dife- sa dei diritti umani), sarebbero circa duemila i membri di Sette prote- stanti (tra le quali i Testimoni di Geo- va) incarcerati.Molti di loro sono sta- ti torturati, picchiati e costretti a rin- A sinistra: donne in preghiera nella chiesa di San Michele, ad Asmara. Sopra: carcasse di carri armati, resti della guerra di liberazione. MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 51 MONOGRAFIA / Diritti & rovesci
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