Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

DIRITTI SOTTO ATTACCO 48 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 morti hanno scelto di non agire.Que- sta indifferenza - da parte di politici, amministratori, donatori, finanziatori della ricerca, da parte della stessa so- cietà civile - è il tradimento della no- stra speranza collettiva per una so- cietà più forte e più giusta; per una società che dà valore a ogni vita, indi- pendentemente da quanto giovane o nascosta agli occhi del pubblico questa vita possa essere.Quello che abbiamo di fronte è unmondo squi- librato in cui solo coloro che hanno soldi, forza militare e influenza politi- ca stabiliscono cosa conta e chi con- ta. Come professionisti sanitari noi non dobbiamo accettare questa per- vasiva mancanza di rispetto della vita umana». La salute: da diritto a bene di consumo Il 2008 è un anno propizio per rie- vocare gli eventi che dalla metà del secolo XX hanno segnato l’evoluzio- ne delle politiche per la salute nel mondo. 1948-2008. Sono passati 60 anni da quando si è affermato il principio del- la salute come diritto fondamentale dell’uomo.Un principio incorporato solennemente nella Dichiarazione u- niversale dei diritti umani (art. 25), nello stesso anno in cui veniva istitui- to in Gran Bretagna il primo Servizio sanitario nazionale (Nhs) universali- stico e finanziato attraverso la fisca- lità generale, essenziale pilastro della forma più evoluta di welfare state . 1978-2008. Sono passati 30 anni da quando in Italia - prendendo a mo- dello il Nhs britannico - si è costruito, con la legge 833, un sistema sanitario coerente con quanto dettato dall’art. 32 della Costituzione.Nello stesso anno l’Organizzazione mondiale del- la sanità, con la Conferenza di Alma Ata - ribadendo che la salute, stato di completo benessere fisico,mentale e sociale e non semplicemente assen- za di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale - rilanciava l’ambizioso progetto della «Salute per tutti entro il 2000». In questi trent’anni, dal 1978 al 2008,molte cose sono cambiate nel- la politica mondiale, non solo in quel- la sanitaria. La stagione dei diritti e del welfare è sfiorita. «Health for all» (salute per tutti) si è trasformato in «Health for some» (salute per alcuni). Le diseguaglianze sociali, come quel- le nella salute, in tutto il mondo si so- no enormemente dilatate. Jeffrey D. Sachs, nel suo libro La fine della povertà , analizza così gli avveni- menti di quel periodo: «Sfortunata- mente, nell’era degli aggiustamenti strutturali, questioni egoistiche e i- deologiche furono alla base degli er- rori di indirizzo e degli aiuti insuffi- cienti concessi ai paesi in via di svi- luppo. L’aspetto egoistico è evidente: la responsabilità della po- vertà fu scaricata integralmente sugli stessi poveri; da ciò discese che non erano necessari aiuti finanziari inter- nazionali. Negli anni Ottanta e No- vanta gli aiuti allo sviluppo crollaro- no: per esempio, nell’Africa sub-saha- riana passarono dai 32 dollari pro capite nel 1980 ai 22 del 2001, nono- stante nel periodo l’intero continen- te africano fosse devastato da una pandemia (Hiv/Aids, ndr ) e la neces- sità di un aumento della spesa pub- blica (soprattutto sanitaria) fosse evi- dente. Ma i paesi ricchi erano convin- ti di aver fatto tutto quello che competeva loro, dato che le questio- ni in esame rimanevano al di fuori delle loro responsabilità. Anche gli aspetti ideologici di que- sta politica dello sviluppo sono chia- ri. I governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e degli altri paesi con- servatori hanno utilizzato le istituzio- ni internazionali per promuovere po- litiche che a casa propria non avreb- bero potuto applicare.Negli ultimi 20 anni,molti paesi africani hanno subìto fortissime pressioni da parte della Banca mondiale per privatizza- re il sistema sanitario o, almeno, vol- gere a pagamento i servizi sanitari e d’istruzione. Eppure, i maggiori azio- nisti della Banca mondiale (cioè i paesi ricchi) hanno sistemi sanitari ad accesso gratuito e universale, e si- stemi scolastici che garantiscono l’accesso di tutti alla pubblica istru- zione». Dagli anni ’80 in poi i servizi sanita- ri pubblici dei paesi più poveri ven- gono rasi al suolo. La privatizzazione - per lo più forzata e caotica - della sanità espone la popolazione al pa- gamento di tariffe molto spesso in- sopportabili, al punto da rappresen- tare, le spese mediche, unmotivo di bancarotta familiare. «Negli ultimi due decenni, la spinta verso riforme dei sistemi sanitari ba- sate sul mercato si è diffusa in tutto il mondo, da nord verso sud, dall’occi- dente all’oriente. Il“modello globale” di sistema sanitario è stato sostenuto dalla Banca mondiale per promuove- re la privatizzazione dei servizi e au- mentare il finanziamento privato, at- traverso il pagamento diretto delle prestazioni ( user fees ). (...) Questi ten- tativi di minare alla base i servizi pubblici, da una parte rappresentano una chiara minaccia all’equità nei paesi con solidi sistemi di welfare in Europa e Canada, dall’altra costitui- scono un pericolo imminente per i fragili sistemi dei paesi conmedio e basso reddito.Queste due tendenze - l’introduzione delle user fees nei ser- vizi pubblici e la crescita dei paga- menti diretti ( out-of-pocket expenses ) nei servizi privati - se combinate, pos- sono rappresentare una vera e pro- pria trappola della povertà». Questo brano tratto da un articolo di Lancet ,mette in luce la preoccupa- zione che il «modello globale» possa rappresentare una minaccia per i modelli di welfare europei e canade- se, finora considerati tetragoni e im- permeabili alle suggestioni liberiste. La preoccupazione di Lancet non è infondata: in realtà i paesi che nel mondo attuano politiche universali- stiche di welfare in campo sanitario (o attraverso «sistemi sanitari nazio- nali» - modello Beveridge - o attra- verso sistemi fondati sulle «assicura- zioni sociali obbligatorie» - modello Bismark) sono un’esigua minoranza, interessando solomeno del 20% del- la popolazione mondiale. ■ Simbolo dell’Organizzazione mondiale della sanità.

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