Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

DIRITTI SOTTO ATTACCO nelle legislazioni nazionali.Nel 2004 la popolazione dell’Uruguay ha ap- provato tramite referendumuna riforma della Costituzione che consi- dera l’accesso all’acqua e ai servizi i- gienici come un «diritto umano fon- damentale». Sulla stessa scia si sono mossi di recente i parlamenti di Bel- gio e Francia. Il diritto all’acqua è or- mai quotidianamente sulla bocca anche di chi fino a qualche anno fa era scettico inmerito al suo ricono- scimento, come il governo inglese o Aquafed, l’associazione internazio- nale che riunisce le 200 principali imprese private del settore. Acqua in tribunale Ma oltre ad esser affermato a pa- role, il diritto all’acqua viene impu- gnato sempre più spesso e con suc- cesso nelle aule dei tribunali, per in- vestigare e ottenere compensazioni in caso di inquinamento delle risor- se omalfunzionamento e interruzio- ni arbitrarie del servizio.Così, nel di- cembre del 2003 la Corte suprema dell’India ha imposto alla Coca Cola di sospendere i prelievi di acqua in uno stabilimento nello stato del Ke- rala, sostenendo che lo sfruttamen- to eccessivo delle falde violava il di- ritto all’acqua della popolazione lo- cale, che secondo la Corte, costituisce parte integrante del dirit- to alla vita sancito dall’articolo 21 della Costituzione.A gennaio del 2006 la stessa Corte ha invece bac- chettato la municipalità di Nuova Delhi per il mancato rispetto del di- ritto all’acqua dei cittadini della ca- pitale indiana. Nel 2004, una Ong argentina è riu- scita ad ottenere la costruzione di un nuovo acquedotto per i quartieri non serviti della città di Cordoba, so- stenendo davanti ai giudici che l’amministrazione pubblica non ri- spettava gli impegni derivanti dal Patto internazionale sui diritti eco- nomici sociali e culturali. Lo scorso a- prile invece la Corte suprema di Johannesburg ha condannato il si- stema di carte prepagate per la di- stribuzione dell’acqua adottato dal governo nel quartiere di Soweto che, garantendo soltanto 25 litri gra- tuiti, è stato giudicato una violazio- ne del diritto all’acqua sancito dalla Costituzione sudafricana. Si tratta di precedenti importanti per rafforzare la tutela dei cittadini in quadro giuridico ancora opaco e in uno scenario che vede aumentare un po’ovunque i contenziosi tra au- torità pubbliche e operatori privati. Le promesse dei privati Molte delle promesse legate alla privatizzazione non sono state infat- ti mantenute: gli investimenti hanno trascurato i bisogni dei più poveri e delle aree rurali dove vive la mag- gioranza della popolazione senza accesso all’acqua,ma dove è anche più difficile realizzare dei profitti. So- lo l’1% di questi è finito in Africa. I gestori privati si sono dimostrati inoltre riluttanti a investire nell’am- modernamento delle infrastrutture, che richiedono ingenti capitali ma generano profitti solo nel lungo pe- riodo. Le tariffe, invece di diminuire grazie alla maggior efficienza, sono aumentate in omaggio al principio del full cost recovery , la copertura completa dei costi di gestione attra- verso le bollette. Soprattutto quest’ultimo fattore ha infiammato proteste e rivolte. La più famosa è quella che nella città boliviana di Cochabamba, che ha portato nel 2000 alla revoca della concessione per la fornitura idrica al consorzio Aguas del Tunari, control- lato dal gigante californiano Bechtel e dall’italiana Edison.Da lì in poi la li- sta delle concessioni revocate non ha fatto che allungarsi: Buenos Aires, Manila,Dar es Salaam. In Africa il 70% delle privatizzazio- ni si è concluso anticipatamente o attraversa al momento seri proble- mi. Invece dei profitti sperati sono arrivate salate multe da pagare al termine di lunghe dispute in tribu- nale: unmilione di euro a Bechtel per non aver rispettato il contratto in Equador, quattromilioni alla com- pagnia inglese Biwater per il peg- gioramento dei servizi sotto la sua gestione delle acque della capitale tanzaniana Dar es Salaam. Esperien- ze che hanno spinto le compagnie private a ritirarsi da un terzo dei loro investimenti nei paesi in via di svi- luppo. Gli affari non sembrano però andare meglio in quelli industrializ- zati. Nel 2003 la città di Atlanta ha interrotto il contratto con United Water del gruppo Suez con 16 anni di anticipo a causa dei tagli al perso- nale, ritardi nei lavori pubblici e ac- cuse di corruzione. In Francia, il servi- zio idrico di Grenoble è tornato in mano pubblica dopo dieci anni di corruzione, scarsa trasparenza e rad- doppio delle tariffe coincisi con l’af- fidamento del servizio a Suez.Anche il sindaco di Parigi ha annunciato l’intenzione di non rinnovare il con- tratto con Suez e Veolia, che gesti- scono i servizi idrici della capitale, destinati a tornare completamente pubblici a fine 2009. ■ 40 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 Ouagadougou, Burkina Faso: trasporto dell’acqua domestica.

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