Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
«I l nostro paese non riconosce l’esistenza del diritto all’ac- qua». Fino a qualche anno fa in pochi si scandalizzavano di fronte ad affermazioni di questo tenore, an- che se a pronunciarle nel 2002 era il rappresentante canadese nel bel mezzo della sessione plenaria della Commissione Onu per i diritti uma- ni. Così come era sembrato super- fluo coinvolgere l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani tra le 23 agenzie delle Nazioni Unite inca- ricate di redigere il primo «World Water Development Report».Nelle 576 pagine del rapporto si trova in- fatti soltanto unmisero riferimento all’acqua come diritto umano. Strascichi di un «decennio perdu- to» per il diritto all’acqua, quello de- gli anni Novanta.Di fronte al cresce- re degli allarmi per la crisi idrica mondiale e al ridursi dei bilanci pub- blici in omaggio al modello dello stato leggero, la soluzione proposta è stata quella di ricorrere all’efficien- za del mercato e agli interessi dei ca- pitali privati. La rotta era stata tracciata alla Conferenza internazionale su acqua e ambiente di Dublino del 1992, la cui dichiarazione finale affermava innanzitutto che: «L’acqua ha un va- lore economico in tutti i suoi possi- bili usi e deve essere riconosciuta come un bene economico» e soltan- Accesso all’acqua Risorsa abbondante e inesauribile? Non più. Bisogno, necessità? Non solo. Il consenso internazionale sul diritto all’acqua non c’è. Diritto «trasversale» perché investe la sfera civile e politica (vita e sicurezza) ma anche economica e sociale (educazione, salute). È diritto individuale e collettivo. Alcune organizzazioni fissano il limite a 40 litri al giorno a persona. Mentre la privatizzazione, che causa danni, fa passi indietro. di Emanuele Fantini DIRITTO? NON ANCORA DIRITTI SOTTO ATTACCO Niger: fila per l’acqua alla fontana di villaggio.
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