Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

MONOGRAFIA / Diritti & rovesci Settanta-Ottanta del XX secolo, eb- bero a parlare di una vera e propria «epidemia».Né la situazione sembra migliorata negli anni seguenti: le co- siddette «nuove guerre»,dalla Jugo- slavia all’Iraq,dall’Afghanistan al Su- dan, dal Ruanda alla Somalia, riabili- tando l’azione bellica condotta da truppe irregolari,da paramilitari,da mercenari,da sbandati, hanno accre- sciuto, se possibile, lo spazio per le pratiche di tortura,di vessazione sul- la popolazione civile - con la minac- cia costante di una sua trasformazio- ne in un equivalente di nemici in ar- mi, dunque suscettibile di essere oggetto di ogni violenza -,di stupro sistematico delle donne,di violenza sui bambini e sugli anziani,di totale mancanza di rispetto del prigioniero come persona, tanto più quando i prigionieri, i detenuti, i catturati, gli sconfitti appartengono a popoli co- lonizzati, a etnie considerate barba- re, sostanzialmente subumane.An- che gli italiani - che si sono sempre autoetichettati come «brava gente» - in Libia, in Etiopia, in Jugoslavia, in Grecia, in Albania si resero, nella pri- ma metà del Novecento,protagoni- sti di imprese efferate, con un largo impiego della tortura, in un generale ricorso a violenze immotivate, spes- so di particolare ferocia. In questo percorso, sovente, le reli- gioni hanno svolto un ruolo impor- tante nell’opera di convincimento degli aguzzini, nello sgomberare il campo da possibili sensi di colpa, nell’assoluzione preventiva. In nome di Dio, in nome della «vera» religione - non importa quale - gli «infedeli» possono essere trattati come non u- mani. Dio lo consente, se non addi- rittura lo vuole, e lo chiede. È accadu- to con i giapponesi ai danni dei cine- si - il massacro di Nanchino del 1937 conferma nella sua inenarrabile fero- cia l’assoluto disprezzo che i nippo- nici nutrivano per i vicini cinesi; mentre non si può dimenticare, tra- mandatoci anche da un’abbondante produzione cinematografica, la deu- manizzazione operata nella cultura statunitense ai danni degli «sporchi musi gialli» giapponesi. E,poi, con i serbi ai danni dei bosniaci, con i croati e gli albanesi ai danni dei ser- bi, con gli israeliani ai danni degli a- rabi, e viceversa, con gli statunitensi ai danni degli afghani e degli irache- ni, e nelle tante, infinite guerre inte- stine del mondo post-bipolare, in particolare nell’Africa centrale:U- ganda, Etiopia, Sudan,Costa d’Avo- rio, Nigeria, Kenya... Negli anni recentissimi, la tortura è riapparsa nelle pratiche del mondo democratico, sia nella sua lotta alla fantomatica «Internazionale del Ter- rore», sia in situazioni interne, contro immigrati irregolari, clandestini, co- siddetti «anarco-insurrezionalisti», o semplici cittadini critici. Da Genova adAbuGhraib: per «dare una lezione» I fatti di Genova, nel luglio 2001, hannomesso sul banco degli accu- sati l’Italia, come uno degli stati in cui la tortura è applicata impune- mente. In quella circostanza, come ad esempio nel carcere iracheno di Abu Ghraib, le violenze,pesantissi- me, esercitate da militari, carabinieri e agenti di polizia, erano fini a sé stesse: nonmiravano ad ottenere informazioni né confessioni. Erano semplicemente volte a intimidire, terrorizzare e, in linea generale, a «dare una lezione»: ai rossi, agli isla- mici, ai senza patria e senza dio .A Ge- nova, in particolare in quella che un funzionario di polizia definì la «ma- celleria messicana»,messa in opera da agenti e carabinieri nella caserma Diaz di Bolzaneto, come ad Abu Gh- raib, l’esercizio di violenza,minacce, umiliazioni, abusi sessuali, fu condito da un evidente sadismo, che rende quegli episodi diversi dalla pratica della tortura in senso stretto; cosa in- vece che risulta confermata nella MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 35 Genova, luglio 2001: un’immagine degli scontri. Nella caserma di Bolzaneto gli arrestati subirono violenze di ogni genere.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=